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25 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il fatturato industriale ha fatto segnare un calo a dicembre (-2,1% m/m), affossato soprattutto dai beni strumentali, dopo l’aumento registrato in ciascuno dei sei mesi precedenti; la variazione annua è rallentata, rimanendo però in territorio ampiamente espansivo (+14,3% a/a); per l’intero 2021, il fatturato è rimbalzato del 22,6% (dopo il -11,4% del 2020), trainato dal mercato interno.

FRANCIA – L’indice di fiducia delle imprese ha riportato un ampio progresso (+5 punti), a 112, trainato dalla crescita nei servizi, a fronte di un netto miglioramento dell’outlook economico generale (a +8 da -1).
Le opinioni sulla produzione passata spiegano invece il calo di un punto per l’indice manifatturiero, pure mitigato dal saldo delle opinioni circa le aspettative sull’output per i prossimi 3 mesi (che salgono da 22 a 24 per la singola impresa e da 15 a 22 per l’intero Paese).

GERMANIA
 – Questa mattina la seconda stima ha rivisto al rialzo il PIL del 4° trim., a -0,3% t/t (+1,8% a/a) da -0,7% t/t della prima lettura.
Dal lato della domanda finale, i consumi privati hanno registrato un calo a fronte di un aumento dei consumi pubblici e degli investimenti.
Dal lato della produzione, il valore aggiunto è calato di -0,9% t/t: l’aumento nel manifatturiero è stato spiazzato dal calo nei servizi.
Il 2021 si chiude con una crescita del PIL al 2,9%, dato rivisto al rialzo di un decimo rispetto alla stima flash.
– I prezzi alle importazioni di gennaio hanno registrato un’accelerazione a 26,9% a/a da 24% precedente.

STATI UNITI
– Ieri, la seconda stima del PIL del 4° trimestre ha registrato un rialzo della variazione trimestrale a 7% t/t ann., da 6,9% t/t ann. della stima preliminare.
La revisione è il risultato di revisioni contrastanti per diverse componenti (verso il basso per i consumi, verso l’alto per gli investimenti fissi, residenziali e non).
Il contributo delle scorte, invariato a 4,9 pp a fine 2021, probabilmente si invertirà di segno a inizio 2022.
Il deflatore dei consumi core è stato rivisto verso l’alto a 5% t/t ann. da 4,9%.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 19 febbraio sono scese a 232 mila da 249 mila.

 

COMMENTI:

CRISI UCRAINAAttacco russo all’Ucraina e reazioni.
Secondo Dmitrij Suslov, intervistato dal Corriere della Sera, l’obiettivo finale dell’azione militare è l’annientamento dell’autorità di governo ucraina, per imporre un regime fantoccio che tuteli gli interessi russi.
Ciò implicherà l’occupazione militare di gran parte del territorio, probabilmente estesa nel tempo.
Tale interpretazione appare molto credibile alla luce degli sviluppi di ieri.
Per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia, ieri vi sono stati annunci da parte del governo degli Stati Uniti (dal Tesoro e dal Dipartimento del Commercio), dell’Unione Europea (che dovrebbe pubblicare oggi la documentazione di dettaglio, dopo la Decisione del Consiglio Europeo di ieri notte e la necessaria approvazione da parte del Consiglio), e dal Regno Unito.
Gli Stati Uniti hanno congelato le attività di VTB negli Stati Uniti e imposto la chiusura entro un mese dei conti di corrispondenza o di deposito detenuti da Sberbank.
Le restrizioni sono estese ad altre 3 istituzioni finanziarie (Otkritie, Novikom, and Sovcom).
Il divieto di condurre transazioni di debito pubblico russo è stato esteso a 11 società pubbliche russe e a due società finanziarie private, fra cui Gazprom, la principale società di trasporti marittimi e i leader nelle telecomunicazioni e nella produzione di energia.
Le misure commerciali colpiscono l’export di tecnologia verso la Russia.
Le restrizioni, in vigore da ieri, riguardano non solo beni prodotti negli Stati Uniti ma anche beni prodotti in altri paesi con macchinari, software e linee guida americani.
I vincoli all’export saranno applicati anche a 49 agenzie militari russe, che verranno così aggiunte alla blacklist.
Ci si attende che anche l’Unione Europea confermi oggi il congelamento le attività finanziarie di diverse istituzioni finanziarie russe, oltre al divieto per diverse imprese pubbliche russe di accedere ai mercati dei capitali UE e restrizioni all’operatività delle banche russe (probabilmente con una copertura simile a quella annunciata dagli Stati Uniti).
Sono previste anche restrizioni alla detenzione di conti bancari in euro da parte di cittadini russi, divieti all’export di tecnologia aeronautica e petrolifera, misure relative ai trasporti e ai movimenti di cittadini russi (politica dei visti).
Il Regno Unito ha annunciato il congelamento di tutte le attività bancarie russe nel Regno Unito, l’esclusione delle imprese russe dall’accesso al mercato dei capitali, limitazioni all’accesso dei cittadini russi al sistema bancario, limiti all’export e divieto di accesso allo spazio aereo per Aeroflot.
Sul fronte delle reazioni di mercato più rilevanti per il quadro macroeconomico, il prezzo del gas naturale sul mercato europeo è balzato del 61% a 136 EUR/MWh (TTF), mentre il petrolio quota oggi poco sopra $101, valori compatibili con il range di simulazione per la media trimestrale utilizzato nelle nostre analisi di impatto pubblicate la scorsa settimana.
Il mercato monetario europeo ora sconta il primo rialzo dei tassi BCE fra l’8/9 e il 27/10, più tardi rispetto a prima.

STATI UNITI
– Dalla Fed, Waller (Board) ha detto che “l’inflazione è troppo elevata e deve scendere”.
Waller vorrebbe vedere un rialzo complessivo dei tassi di 100 pb entro metà 2022, che richiederebbe un intervento da 50 pb ad almeno una riunione.
Waller ha riconosciuto che, per via delle ripercussioni dalla situazione in Ucraina, potrebbe essere appropriato un aumento dei tassi più contenuto, ma questo sarà da valutare.
A suo avviso, però, se i dati sorprenderanno ancora nelle prossime settimane, “dobbiamo essere preparati” a un intervento di 50 pb.
Bowman (Board) il giorno precedente aveva affermato che occorre avere una “mente aperta” riguardo alla possibilità di un aumento di 50 pb.
Harker (Philadelphia Fed) e Mester (Cleveland Fed) invece ieri si sono espressi a favore di un rialzo di 25 pb a marzo.
Harker ha aggiunto che considererebbe una mossa da 50 pb più avanti, se appropriato, ma ha sottolineato che i mercati stanno già facendo molto del lavoro della Fed.
I discorsi recenti segnalano la presenza di una spaccatura nel FOMC riguardo alla dimensione del primo rialzo: per questo i dati dei salari e del CPI di febbraio saranno a nostro avviso cruciali, oltre, naturalmente, all’evoluzione della crisi Russia-Ucraina.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ampiamente ieri, aggiornando i massimi recenti per andare a rivedere livelli abbandonati a giugno 2020, traendo beneficio nel suo ruolo di safe haven dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
Oggi, per quanto si trovi su livelli più bassi rispetto ai massimi di ieri, è di nuovo in salita.
In assenza di segnali di rientro delle tensioni sul fronte russo-ucraino il biglietto verde dovrebbe restare supportato.
Il quadro di breve dovrebbe comunque mantenersi favorevole anche successivamente in funzione dell’attesa svolta Fed sui tassi.

EURL’euro ha corretto ampiamente ieri dopo l’invasione dell’Ucraina, da 1,1312 a 1,1105 EUR/USD, aggiornando qui i minimi recenti per andare a rivedere livelli abbandonati a giugno 2020.
Le ripercussioni negative dirette della crisi russo-ucraina sull’area euro potranno contribuire a mantenere la moneta unica sulla difensiva fintantoché le tensioni non rientreranno.
Il downside per ora dovrebbe restare ancora contenuto entro quota 1,10 EUR/USD.
Rimane valido lo scenario di successiva risalita in prospettiva della svolta BCE sui tassi verso fine anno.
I dati di fiducia dell’area stamani hanno mostrato un miglioramento anche superiore alle attese, ma la crisi rosso-ucraina in questo momento rimane dominante in termini di impatto sul cambio.

GBPLa sterlina ha corretto ampiamente ieri contro dollaro sulla notizia dell’invasione dell’Ucraina, da 1,35 a 1,32 GBP/USD, mantenendosi comunque al di sopra dei minimi di dicembre.
Contro euro inizialmente si è rafforzata ma poi ha ceduto, mantenendosi comunque ancora in area 0,83 EUR/GBP.
Gli effetti negativi diretti della crisi sull’economia britannica dovrebbero essere inferiori rispetto a quelli sull’area euro, ma in questi giorni la sterlina è frenata dal messaggio che vari esponenti BoE stanno cercando di veicolare, al fine di ridimensionare le attese del mercato in tema di rialzi complessivi dei tassi.
Ieri Pill ha ribadito che l’inflazione è molto elevata e che la BoE alzerà ancora i tassi per farla scendere, ma ha spiegato che lo farà in un “modo misurato” e “che non disturbi il resto dell’economia.
Questo non impedirà alla sterlina di tornare a rafforzarsi al procedere dei rialzi BoE, ma contribuirà a limitarne l’upside.

JPYLo yen si è rafforzato solo in fase iniziale ieri contro dollaro sulla notizia dell’invasione dell’Ucraina da 115 a 114 USD/JPY, per cedere successivamente di fronte alla maggior forza generalizzata del biglietto verde.
Ampio invece il rafforzamento contro euro da 130 a 127 EUR/JPY per via della correzione dell’EUR/USD.
Possibile che nel breve l’upside dello yen rispetto al dollaro al salire della risk aversion rimanga contenuto, in attesa di un indebolimento in prossimità della svolta Fed sui tassi.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi sono in calendario diversi dati congiunturali: in Francia, l’inflazione è attesa accelerare a 3,7% a/a a febbraio, e la spesa per consumi è vista in calo a gennaio; l’indice della Commissione UE per l’eurozona dovrebbe mostrare una ripresa del morale a febbraio, trainata dai servizi; indicazioni meno positive potrebbero giungere dalle indagini Istat in Italia.

STATI UNITI
 – Oggi ci sono diversi dati di rilievo in uscita.
La spesa personale di gennaio dovrebbe rimbalzare dopo la contrazione di dicembre, registrando un aumento di 1,3% m/m, spinta dalla ripresa dei consumi di beni, ma indebolita nel comparto dei servizi dall’incremento dei contagi.
Il reddito personale dovrebbe essere in calo di -0,2% m/m per via della fine dei versamenti diretti del credito d’imposta per i figli, nonostante il previsto rialzo solido del reddito da lavoro.
Il deflatore dei consumi dovrebbe essere in aumento di 0,5% m/m (6% a/a); il deflatore core dovrebbe registrare una variazione mensile analoga (5,1% a/a).
– Gli ordini di beni durevoli a gennaio (prel.) sono attesi in crescita di 1,2% m/m, dopo – 0,7% m/m a dicembre, grazie a un solido rimbalzo previsto per la componente dell’aeronautica civile.
La componente al netto dei trasporti dovrebbe rallentare (0,4% m/m, dopo 0,7% m/m).
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a febbraio (finale) dovrebbe confermare l’ampia correzione vista con la lettura preliminare e mantenersi a 62, sui minimi dal 2011.
Il focus resterà sulle aspettative di inflazione, che sembrano non avere ancora toccato il picco.