Seguci su twitter

Categorie

Consumatori al “verde”. Gli italiani rinunciano a insalate e spremute

Il settore ortofrutticolo italiano affronta una delle crisi più profonde e per certi versi paradossale degli ultimi decenni. Troppa frutta prodotta, psicosi da batteri, timore sulla provenienza e sugli scarsi controlli effettuati sui prodotti, crollo dei prezzi al campo e vertiginosa impennata di quelli in negozi e supermercati, con rincari fino al 600% rispetto a quanto si paga nei campi. E così, mentre centinaia di migliaia di aziende hanno già sospeso le attività e altrettante rischiano la stessa fine, le famiglie italiane rinunciano a insalata e a spremuta di arance.

Sulla base dei dati Istat è possibile trarre una panoramica dell’evoluzione dei consumi delle famiglie italiane negli ultimi anni. Dopo la crisi economica iniziata nel 2008, il 2009 vede una diminuzione della spesa media mensile per famiglia, pari al -1,7% rispetto all’anno precedente, diminuzione che ha interessato tutti i comparti. La spesa per alimenti e bevande risulta scesa di quasi 3 punti percentuali, con un calo a cui hanno concorso tutte le categorie di prodotto. Ha tenuto meglio il comparto dei beni non alimentari (-1,4%), con forti differenziazioni a seconda della tipologia di settore: dal forte calo dei tabacchi, all’incremento della spesa relativa alle comunicazioni. L’anno successivo si osservano variazioni molto più contenute; la spesa per il comparto alimentare sale dell’1,3%, mentre quella per i beni non alimentari dello 0,3%, con un andamento abbastanza costante. Anche il 2011 vede variazioni positive della spesa, pur con delle differenze evidenti: la spesa per i generi alimentari aumenta del 2,1% e quella per i beni non alimentari dell’1,2%.

L’ultimo anno riserva invece delle soprese importanti. Nel 2012, la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti, a 2.419 euro, registrando quasi 3 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente. La spesa alimentare diminuisce del 2%, mentre la spesa non alimentare registra una flessione del 3% e scende nuovamente sotto i 2.000 euro mensili. Anche nel 2013 i segnali vanno nella medesima direzione. Sulla base delle elaborazioni Ismea relative ai dati del panel delle famiglie GFK-Eurisko, nei primi cinque mesi del 2013 la spesa agroalimentare delle famiglie italiane è diminuita del 3,5% su base annua, con volumi di acquisto in calo dell’1,5%. In particolare, si è verificata una contrazione degli acquisti per pasta, latte, frutta e ortaggi, ma anche pesce, olio e vino. Le variazioni positive sono state registrate solo per i prodotti di pasticceria e biscotteria, per le uova e per i formaggi. I valori del vino sono aumentati solo in termini di spesa, ma solo per i rincari delle bottiglie che si sono verificati in questi mesi.

 

leggi o scarica l’articolo completo 

Antonio Savarese