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Stati Uniti: Elezioni midterm, molto rumore per nulla?

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

Le elezioni midterm del 6 novembre dovrebbero interrompere il periodo di governo condiviso, iniziato a gennaio 2017, in cui il Partito repubblicano ha controllato la presidenza e la maggioranza di entrambi i rami del Congresso. In base ai sondaggi e alle previsioni, il voto dovrebbe spostare gli equilibri alla Camera, dando la maggioranza ai Democratici, mentre il Senato dovrebbe mantenere una risicata maggioranza repubblicana.
La rilevanza dell’esito elettorale per la politica economica del prossimo biennio dovrebbe essere limitata.
I principali temi economici del 2019, commercio estero e spesa pubblica, dovrebbero essere poco influenzati dalle elezioni di novembre. Infatti, il commercio estero è quasi completamente sotto il controllo dell’Esecutivo: Trump probabilmente proseguirà con la guerra dei dazi e la negoziazione di trattati bilaterali, relegando il Congresso al ruolo di spettatore, come nel 2018.
Per la politica fiscale, il focus sarà sulla scadenza della legge di spesa a ottobre 2019, quando si determinerà un nuovo “fiscal cliff“.
La rinegoziazione della legge di spesa richiederà in ogni caso un compromesso bipartisan: il sentiero della spesa discrezionale è incerto per il 2020, ma non per il voto midterm.
Infine, una Camera democratica bloccherebbe tentativi di estendere le misure transitorie della riforma tributaria, ma questi non sono la priorità per i Repubblicani nel 2019-20.
Dal punto di vista politico, un Congresso diviso impedirebbe nuove riforme repubblicane (per esempio, immigrazione), ma il 2019 è già un anno pre-elettorale, ed è improbabile l’apertura di nuovi progetti di ampio respiro con qualsiasi maggioranza.
Una maggioranza alla Camera darebbe ai Democratici influenza sull’agenda politica, ma con scarse conseguenze legislative. Il controllo democratico della Camera aprirebbe la possibilità di un processo di impeachment, in caso di conclusione di colpevolezza da parte dell’indagine di Mueller. Tuttavia, i Democratici stessi sarebbero molto riluttanti a imboccare un sentiero altamente conflittuale e potenzialmente dannoso, come ha insegnato il caso Clinton.
Quindi, anche sul fronte politico, la maggioranza democratica alla Camera dovrebbe avere conseguenze non dirompenti.

 


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