Seguci su twitter

Categorie

Weekly Economic Monitor

LEGGI il documento completo

25 gennaio 2019


Il punto

Italia: rivediamo a 0,6% la stima della crescita media annua 2019. Peraltro, continuano a prevalere i rischi al ribasso, in quanto tale stima dipende da una pronta riaccelerazione congiunturale di cui, per il momento, non vi è traccia.
La BCE inizia a mostrare preoccupazione per il drastico e persistente peggioramento dei dati economici europei, anche alla luce dei rischi non ancora dissipati sullo scenario futuro.
Il rischio di recessione viene giudicato molto basso, e nessuna decisione concreta è stata adottata.
Tuttavia, la BCE potrebbe adeguare lo stimolo monetario al peggioramento dello scenario, se necessario, per esempio annunciando nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine.Cruciale sarà se e quando la crescita economica europea tornerà a riaccelerare.
Brexit: il Parlamento britannico sta cercando di togliere al Governo il controllo del processo, iniziando con il forzare una richiesta di estensione dell’art. 50. I mercati paiono scommetterci, ma non sarà affatto facile.
E un’estensione per fare poi che cosa, visto non c’è convergenza su nulla?
Il Governo è ancora impegnato in un velleitario tentativo di compattare la maggioranza e di far rivotare l’accordo già bocciato dal parlamento.
Alla fine, il rischio di un’uscita senza accordo, il 29 marzo o qualche mese dopo, deve essere considerato molto alto.

 

I market mover della settimana

Nella zona euro il focus sarà sulle stime di crescita per il 4° trimestre e di inflazione per il mese di gennaio.
Ci aspettiamo che il PIL Eurozona sia avanzato allo stesso ritmo dei mesi estivi: 0,2% t/t, vediamo un rallentamento in Spagna a 0,5% t/t da 0,6% e in Francia a 0,1% da 0,3% t/t, ancora una lieve contrazione in Italia a -0,1% t/t.
L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione UE è atteso scivolare a 107,0 da 107,3, livello coerente con una crescita del PIL appena al di sopra del potenziale a inizio 2019. Il PMI composito ha tracciato un quadro più debole sia a dicembre che a gennaio.
L’inflazione Eurozona potrebbe frenare all’1,3% a gennaio da un precedente 1,6%, per effetto ancora del calo della componente energetica. L’inflazione core è attesa all’1,0% da un precedente 1,1%.
Dovrebbe trattarsi di una frenata temporanea giustificata dal calo dell’energia e dalla stagionalità negativa dei prezzi core.
Da marzo, l’inflazione è vista risalire ovunque, se si verificherà il rimbalzo atteso del prezzo del greggio e la dinamica core muoverà leggermente al rialzo.
In Germania, l’inflazione è attesa frenare di un decimo sull’indice armonizzato all’1,6% a/a. In Spagna dovrebbe vedersi un calo allo 0,9% da un precedente 1,2% mentre in Francia l’inflazione armonizzata è vista in frenata a1,3% da 1,9%.
La settimana ha diversi dati negli Stati Uniti, che potrebbero diventare una valanga se una riapertura degli uffici federali dell’ultima ora sbloccasse anche la pubblicazione dei dati non usciti nelle scorse settimane.
Il focus sarà sulla riunione del FOMC, che dovrebbe confermare il nuovo corso di “pazienza e flessibilità”, sancendo un periodo di pausa sul sentiero dei tassi. Fra i dati di gennaio, l’employment report dovrebbe mostrare un rallentamento della dinamica occupazionale dopo un rialzo molto forte a dicembre, senza però risentire chiusura degli uffici federali, dato che i dipendenti non pagati saranno comunque inclusi negli occupati; il tasso di disoccupazione è previsto in calo a 3,8%; la fiducia dei consumatori dovrebbe assestarsi su livelli inferiori a quelli di dicembre, sulla scia dello shutdown più lungo da sempre; l’ISM manifatturiero dovrebbe stabilizzarsi su livelli coerenti con proseguimento della crescita su ritmi inferiori a quelli del 2018.

 


LEGGI il documento completo