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Weekly Economic Monitor

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18 Febbraio 2022


Il punto

Area euro. La crisi russo-ucraina rischia di avere pesanti ripercussioni sull’economia dell’Eurozona.
Secondo le nostre simulazioni, lo shock esogeno sul prezzo delle materie prime (petrolio e gas) avrà come effetto non solo un ampio aumento dell’inflazione, ma anche un freno alla crescita del PIL nel breve termine.
Tale effetto può estendersi anche al medio-periodo, negli scenari più avversi, e aumenta l’incertezza complessiva della previsione.
Stati Uniti. FOMC: nessuna novità dai verbali di gennaio, in attesa della svolta di marzo.
Il sentiero dell’inflazione continua a spostarsi verso l’alto, aumentando l’urgenza di rimuovere lo stimolo monetario.
I verbali della riunione di gennaio non incorporano le sorprese recenti e non modificano la nostra previsione di un rialzo di 50pb a marzo, interventi consecutivi da 25pb a maggio e giugno e l’inizio della riduzione del bilancio a giugno.

 

I market mover della settimana

La settimana nell’area euro vedrà il completamento della tornata di indagini di fiducia di febbraio: saranno diffusi l’Ifo tedesco, gli indici Istat in Italia, i PMI flash per l’Eurozona, gli indici di fiducia della Commissione e gli indici INSEE francesi.
Le indicazioni potrebbero essere miste, con un recupero in Germania e Francia, e verosimilmente nell’insieme dell’Eurozona, e viceversa un calo nei Paesi dove i picchi pandemici si sono manifestati con maggior ritardo (Italia e Spagna).
La prima stima dell’inflazione di febbraio in Francia dovrebbe vedere una stabilità rispetto al mese precedente (in questa fase, le pressioni inflazionistiche sono meno accentuate in Francia rispetto agli altri principali Paesi dell’area, grazie alle più tempestive e incisive misure calmieranti decise dal Governo transalpino).
In settimana negli Stati Uniti saranno pubblicati diversi dati di rilievo.
Gli indici PMI Markit a febbraio dovrebbero essere in ripresa, specialmente nel settore servizi, grazie alla riduzione dei contagi, ma la fiducia dei consumatori dovrebbe essere in ulteriore calo, a causa dell’inflazione in rialzo e delle tensioni geopolitiche.
Fra i dati di gennaio, gli ordini di beni durevoli sono attesi in rialzo, le vendite di case nuove dovrebbero essere poco variate, la spesa personale dovrebbe riaccelerare, mentre il reddito personale dovrebbe correggere per effetto della fine della distribuzione mensile del credito di imposta per i figli, nonostante un probabile ampio rialzo del reddito da lavoro.
Il deflatore dei consumi e il deflatore core sono previsti in aumento di 0,5% m/m, con l’inflazione core attesa a 5,4% a/a, sui massimi dal 1983.

 


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