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Weekly Economic Monitor

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09 novembre 2018


Il punto

Italia: la Commissione Europea valuta che il budget del Governo italiano porterà a livelli di deficit molto più alti di quanto dichiarato, nell’ordine del 3% del PIL in media nel prossimo biennio. A motivo di valutazioni molto diverse riguardo al livello dell’output gap, il divario è ancora più ampio nel caso dei saldi strutturali. Come risultato, la Commissione non si aspetta alcuna significativa riduzione del rapporto debito/PIL nei prossimi anni.
Brexit: l’intesa con l’UE sarebbe vicina, ma manca ancora un sufficiente sostegno politico interno nel Regno Unito per poter scoprire le carte. Il nodo è sempre lo stesso: il confine irlandese.
Questa settimana potrebbe essere decisiva.
FOMC: nessuna novità nel comunicato super-laconico. Le informazioni arriveranno con i verbali e i discorsi, che dovrebbero segnalare tassi in rialzo graduale e bilancio ancora in calo.

 

I market mover della settimana

Nella zona euro, il focus sarà sulla prima stima del PIL tedesco che ci aspettiamo in crescita di appena 0,1% t/t dopo il +0,5% t/t dei mesi primaverili, in parte per effetto di fattori temporanei.
La seconda stima dovrebbe confermare il rallentamento del PIL euro zona a 0,2% t/t da un precedente +0,4% t/t.
La produzione industriale è attesa in calo di 0,8% m/m a settembre nella media area euro e di 0,2% m/m in Italia.
L’indice ZEW sulle attese potrebbe recuperare parte del calo di ottobre, ma il picco per l’economia tedesca è comunque alle spalle.
La settimana ha molti dati importanti in uscita negli Stati Uniti.
Le prime indagini regionali del settore manifatturiero di novembre dovrebbero segnare modeste correzioni e mantenersi in territorio espansivo.
Fra i dati di ottobre, le vendite al dettaglio dovrebbero essere in rialzo di 0,6% m/m, in parte spinte dall’aumento dei prezzi; la produzione industriale dovrebbe aumentare grazie al manifatturiero e all’estrattivo.
Il CPI a ottobre dovrebbe essere in rialzo di 0,3% m/m e l’indice core dovrebbe riaccelerare con una variazione di 0,2% m/m, dopo due rialzi di solo 0,1% m/m, senza però dare segnali di pressioni inflazionistiche in rialzo. I prezzi all’import di ottobre dovrebbero essere invariati su base mensile.

 


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