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Weekly Economic Monitor

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06 marzo 2020


Il punto

La COVID-19 obbligherà la BCE a tagliare le previsioni di crescita e inflazione nel 2020.
Inoltre, nelle ultime settimane è avvenuta una restrizione delle condizioni finanziarie, connessa all’impennata dell’avversione al rischio sui mercati e agli effetti valutari del taglio dei tassi ufficiali negli Stati Uniti.
Alla luce della forward guidance, ciò potrebbe bastare a giustificare un allentamento della politica monetaria. Il comunicato del 2 marzo sembra preparare i mercati a tale eventualità. I mercati danno per certo un (inutile) taglio del tasso sui depositi, che potrebbe essere accompagnato da un aumento della quota esente della riserva.
In realtà c’è poco di utile che la politica monetaria possa fare per affrontare la questione specifica.
Anche gli USA entrano nel vortice COVID-19. Benché la diffusione del coronavirus sia solo agli inizi nel territorio nazionale, le risposte di policy si confermano come sempre più rapide che nel resto del mondo, con misure straordinarie approvate sia dalla Banca centrale sia dal Congresso.
La Fed ha dimostrato la propria agilità nel fronteggiare situazioni di emergenza e, con un breve comunicato, ha tagliato i tassi di 50pb, lasciando aperta la porta per agire in futuro “come appropriato” per sostenere l’economia di fronte ai rischi generati dalla COVID-19.
Il Congresso ha approvato un pacchetto di spesa per 8,3 mld di dollari, che potrebbe essere rafforzato con ulteriori interventi.

 

I market mover della settimana

Nell’area euro, l’evento più seguito è la riunione di politica monetaria della BCE, dalla quale i mercati si attendono ora nuovi interventi.
I dati di gennaio sulla produzione industriale nei tre principali Paesi e nella media Eurozona dovrebbero mostrare un rimbalzo generalizzato dopo il crollo (condizionato da fattori di calendario di dicembre); tuttavia, tale recupero potrebbe rivelarsi effimero in quanto da febbraio e soprattutto da marzo si vedranno gli effetti della diffusione sul territorio continentale del COVID-19.
La seconda lettura del PIL Eurozona dovrebbe confermare la prima stima, ovvero un rallentamento a 0,1% t/t nell’ultimo trimestre 2019; la frenata del ciclo potrebbe accentuarsi nella prima metà del 2020.
La settimana ha pochi dati in uscita negli Stati Uniti. Il CPI e il PPI a febbraio dovrebbero registrare aumenti degli indici core intorno a 0,2% m/m, con qualche rischio verso il basso concentrato nei comparti che potrebbero avere subito gli effetti del coronavirus (tariffe aeree e alberghiere).
La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a marzo (prel.) dovrebbe registrare un netto calo, concentrato sulla componente aspettative, collegato alla correzione dei mercati azionari e alla diffusione del COVID-19.
L’indebolimento della fiducia dovrebbe essere però contenuto dal taglio dei tassi della Fed.

 


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