I PMI cinesi di marzo confortano le aspettative di un miglioramento della situazione economica globale, che potrebbe forse aver toccato il minimo nel primo trimestre. Ma i fattori di incertezza sono tali che è troppo presto per chiamare lo scampato pericolo.
USA. Il mercato del lavoro continua a marciare a pieni giri. Nel 2019 un rallentamento della dinamica occupazionale è inevitabile, ma non segnala un cambio di direzione, bensì una risposta attesa al rallentamento della crescita verso il potenziale e alla riduzione di risorse inutilizzate.
Brexit: finalmente la premier ha coinvolto formalmente l’opposizione nella ricerca di una via di uscita dall’impasse. Se un accordo sarà raggiunto nei prossimi giorni, sarà nella direzione di prospettare una relazione a regime in cui il Regno Unito partecipa all’unione doganale UE a tempo indeterminato.
Non è ancora certo se nell’accordo entrerà anche il referendum confermativo, che introdurrebbe ulteriore incertezza nel processo. Possibile ora la richiesta di una lunga proroga, anche se ciò significherebbe di dover organizzare le elezioni degli europarlamentari il 23-26 maggio.
I market mover della settimana
Calendario povero di indicatori macroeconomici per l’Eurozona: il focus sarà sulla riunione della BCE, sugli sviluppi di Brexit e sulla presentazione del DEF in Italia.
I dati di produzione industriale dovrebbero vedere un deciso ridimensionamento a febbraio dopo il balzo del primo mese dell’anno (ci aspettiamo un brusco calo, intorno al punto percentuale, sia in Francia che in Italia).
Infine, la seconda stima dell’inflazione di marzo dovrebbe confermare il rallentamento visto sia in Germania (a 1,4% da 1,7%) sia in Francia (a 1,3% da 1,6%).
In settimana i dati negli Stati Uniti riguarderanno i prezzi di marzo, ma il focus sarà sui verbali della riunione del FOMC di marzo.
Il CPI dovrebbe registrare un aumento di 0,3% m/m, mentre il core dovrebbe aumentare di 0,2% m/m, in linea con il trend.
Anche il PPI e i prezzi all’import dovrebbero riaccelerare sulla scia del rialzo del prezzo del petrolio, senza però intaccare lo scenario di assenza di pressioni inflazionistiche.
Dai verbali della riunione del FOMC dovrebbe emergere un consenso unanime per la fase attuale di “pazienza” sui tassi e per la preparazione alla svolta sul sentiero del bilancio, in linea con la conferenza stampa di Powell e i molti discorsi di queste settimane.
I verbali dovrebbero riportare la discussione sul futuro dei tassi confermando la centralità dei dati in uscita, ma mostrando anche due campi in termini di rischi: uno più che prevede scarsa risposta dell’inflazione e tassi fermi anche più avanti nell’orizzonte e un altro invece più propenso a prevedere ancora modesti interventi verso l’alto.
La discussione non dovrebbe aver considerato come rilevante la possibilità di un taglio dei tassi, come invece sconta il mercato.
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