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USA: L’occupazione vola a gennaio, nonostante Omicron

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

L’employment report di gennaio riporta un aumento di 467 mila occupati, dopo 510 mila (rivisto da 199mila) di dicembre.
Il quadro occupazionale è estremamente positivo, nonostante l’aumento di contagi di gennaio.
Le revisioni ai dati del 2021 mostrano occupazione e forza lavoro molto più solidi di quanto inizialmente stimato.
Il tasso di disoccupazione aumenta a 4%, e i salari orari accelerano.
Le informazioni di gennaio danno un quadro del mercato del lavoro estremamente forte, anche durante l’ondata record di contagi dovuta a Omicron, e convalidano la valutazione di una Fed in ritardo rispetto all’andamento delle variabili macro.
Nel 2021, la variazione media mensile è stata di 555 mila, con ampie revisioni verso l’alto in particolare per i mesi di novembre e dicembre (+709 mila).
Il nuovo sentiero della forza lavoro ridimensiona il deficit di partecipazione post-pandemico.
Mancano ancora 2,9 mln di occupati rispetto a febbraio 2020.
I disoccupati sono poco variati a 6,5 mln (quasi un milione sopra il livello di febbraio 2020, 5,7 mln).
La dinamica occupazionale a livello settoriale è omogeneamente positiva:
* +444 mila occupati nel settore privato.
* +23 mila posti nel settore pubblico.
Il tasso di partecipazione con la revisione della popolazione, sale a 62,2% da 61,9% di dicembre (rivisto da 61,7%), 1,2 pp sotto il livello di febbraio 2020, grazie a un aumento della forza lavoro di 1,39 mln.
L’aumento di un decimo del tasso di disoccupazione a 4% è dovuto a un fattore positivo, cioè una variazione della forza lavoro superiore a quella degli occupati.
I salari orari sono in rialzo di 0,7% m/m, 5,7 % a/a e confermano gli sforzi delle imprese per reperire manodopera.
Il tasso di occupazione, aumenta di due decimi a 59,7% ma rimane ancora lontano dal livello pre-Covid (61,2%).
In conclusione, le informazioni di gennaio sono estremamente positive e rappresentative di un mercato del lavoro anche più in salute di quanto stimato in precedenza.
Anche se l’offerta di lavoro appare ora meno lontana dai livelli pre-Covid, si rileva comunque una significativa pressione sui salari, che conferma la necessità di una svolta imminente della politica monetaria.

 


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