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La Fed dichiara guerra all’inflazione

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

La Fed dichiara guerra all’inflazione e arma il bazooka
La riunione del FOMC si è conclusa con una dichiarazione ufficiale di guerra all’inflazione e una sterzata della politica monetaria anche più decisa di quanto atteso.
Il messaggio principale della Fed è il ritorno a un regime di politica monetaria stile anni ’80, con l’obiettivo primario di riportare l’inflazione sotto controllo, prima che si inneschi definitivamente una spirale salari/prezzi e il rialzo della dinamica dei prezzi si radichi, assomigliando a quello degli anni ‘70.
Il fulcro della riunione sono le nuove previsioni macroeconomiche, con l’inflazione rivista ampiamente verso l’alto (inflazione core ancora a 2,7% a/a a fine 2022) e il tasso di disoccupazione rivisto verso il basso a 3,5% dal 2022 in poi.
Il FOMC riconosce che il mandato sull’inflazione è non solo raggiunto, ma anche superato e che quello sulla massima occupazione è molto vicino.
Pertanto, il sentiero dei tassi attesi si sposta ampiamente verso l’alto, con 3 rialzi previsti nel 2022, 3 nel 2023 e 2 nel 2024.
Per essere pronti alla svolta sui tassi, come atteso, il FOMC ha annunciato il raddoppio del ritmo di riduzione degli acquisti di titoli (ora -30 mld al mese) in modo da terminare il tapering a marzo, lasciando però aperta la possibilità di accelerare ulteriormente la fine del programma.
Powell, come prevedevamo, ha detto che è stata anche aperta una discussione “preliminare” su un possibile anticipo di una futura riduzione del livello del bilancio che, a nostro avviso, potrebbe iniziare nel 2023.
Nella conferenza stampa, Powell ha ribadito con forza che l’economia è robusta, grazie alla spinta dei consumi, il mercato del lavoro è in via di rapido e sostanziale miglioramento, nonostante il freno di un’offerta di lavoro quasi stagnante. Secondo Powell, questo freno, dovuto a pensionamenti e cambiamenti comportamentali rende il mercato del lavoro “più caldo” che mai e mette rischi verso l’alto sui salari.
A nostro avviso, il FOMC tiene ben aperta l’opzione di iniziare i rialzi dei tassi anche a marzo, magari con una eventuale accelerazione del tapering per i mesi di febbraio e marzo. Powell ha affermato che il FOMC vuole evitare il radicamento del trend verso l’alto dell’inflazione e l’instaurarsi di una spirale salari/prezzi.
La svolta hawkish del FOMC evidenzia chiaramente un bias restrittivo.
La nostra previsione al momento si allinea a quella del FOMC, con 3 rialzi nel 2022 e 3 nel 2023 e 2 nel 2024, ma i rischi sono ancora verso l’alto, con la possibilità di 4 rialzi nel 2022, a seconda di come sarà l’andamento dell’offerta di lavoro e dell’inflazione.
In termini di tempi, a nostro avviso la probabilità di inizio dei rialzi dei tassi a marzo è vicina al 50%.

 


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