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USA: Il genio dell’inflazione è ormai uscito dalla lampada

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

Il CPI a gennaio ha registrato un rialzo di 0,6% m/m, sia per l’indice headline sia per quello core.
Per la settima volta in dieci mesi il CPI core è cresciuto di almeno 0,5% m/m.
L’inflazione headline, a 7,5% a/a, e quella core, a 6% a/a, sono sui massimi dal 1982.
Le variazioni sono diffuse e non si può parlare di aggiustamenti di prezzi relativi: emerge ormai un concatenamento di rialzi che si trasmette da un settore all’altro e si collega anche all’andamento dei salari.
I maggiori contributi alla variazione mensile vengono da alimentari, elettricità, abitazione, oltre che da auto nuove e usate, sanità, abbigliamento.
Gli alimentari sono in rialzo di 0,9% m/m, e anche l’energia riprende a salire, con una variazione di 0,9% m/m, guidata dall’elettricità e solo in parte compensata da correzioni per benzina e gas naturale.
L’inflazione core è spinta sia dai beni sia dai servizi.
Da aprile il trend dell’inflazione sarà probabilmente in calo per via dell’effetto confronto con il 2021, che era stato spinto dagli aumenti dei prezzi energetici e dal picco delle strozzature all’offerta.
Il focus sarà però concentrato sulle variazioni mensili: lo scenario dipenderà dall’andamento dell’eccesso di domanda di beni e di lavoro.
Nel 2022, la domanda dovrebbe spostarsi dai beni ai servizi, in seguito all’evoluzione della pandemia verso una fase endemica.
Ciononostante, per gran parte del 2022 gli aumenti mensili dei prezzi dei beni core, se pure in via di ridimensionamento, dovrebbero mantenersi intorno a 0,4%-0,5% m/m, al di sopra della media storica, vicina a zero.
Infatti, i prezzi alla produzione ancora in rialzo, i bassi livelli delle scorte e i tempi di consegna sempre elevati, nonostante qualche indicazione di stabilizzazione dei problemi delle catene produttive, non permettono di prevedere un ritorno alla dinamica del passato.
Sul fronte dei servizi, rimane dominante il rischio verso l’alto per la componente abitazione ex-energia, collegato al rialzo dei prezzi delle case e alla carenza di immobili sul mercato sia per l’acquisto sia per l’affitto.
I servizi al netto di abitazione ed energia risentiranno in misura crescente della scarsità di manodopera, evidente dall’andamento delle posizioni aperte e delle dimissioni particolarmente marcate nei settori aggregativi, e degli aumenti salariali, in una fase in cui la domanda dovrebbe riaccelerare sulla scia del miglioramento del quadro sanitario.
Il FOMC ha ancora due dati importanti da valutare prima della riunione di metà marzo: l’inflazione e l’occupazione (cioè i salari) di febbraio.
Alla luce dei dati disponibili finora, sembra chiaro che i rialzi fra marzo e giugno non saranno “graduali”, cioè saranno più rapidi rispetto al ritmo di 25 pb a trimestre visto nel 2015.
In caso di segnali di ulteriori significative pressioni verso l’alto, si potrebbe anche iniziare a prevedere un rialzo di 50 pb a marzo, e due rialzi consecutivi di 25 pb a maggio e giugno, per un totale di 100 pb in tre mesi.
Non è lo scenario centrale, ma deve entrare nel radar.

 


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