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Italia: tiene la fiducia ad aprile

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a cura di Paolo Mameli


ABSTRACT

In Italia, la fiducia dei consumatori è scesa ulteriormente in aprile, anche se in misura minore rispetto al mese scorso, mentre il morale delle imprese è risultato poco variato (in particolare nel settore manifatturiero, il più esposto agli effetti del conflitto ucraino).
Il morale delle famiglie è sceso a 100 da 100,8 precedente: è il quarto calo mensile di fila, che porta l’indice ai minimi da novembre 2020.
Il calo è stato guidato dal clima corrente, mentre le aspettative per il futuro sono rimbalzate.
Inoltre, le opportunità di acquisto di beni durevoli sono scese ai minimi dalla metà del 2020.
L’inflazione attesa per i prossimi 12 mesi è rientrata dai massimi, a 73 dopo il record storico di 103,6 a marzo; viceversa, l’inflazione corrente è salita ulteriormente a 97,6 da 72,4 di marzo (anche in questo caso si tratta di un record).
La fiducia delle imprese è più resiliente di quella delle famiglie: l’indice composito Istat è salito lievemente a 105,5 da 105,3 precedente.
Il dettaglio settoriale è variegato: il morale è risultato circa stabile nel manifatturiero, è sceso nei servizi (in maniera sorprendente, visto l’allentamento delle misure anti-COVID) ed è migliorato nel commercio al dettaglio e nelle costruzioni (dove ha raggiunto un nuovo massimo storico a 160,6 da 160,1 precedente).
Nel settore manifatturiero, la fiducia delle imprese è scesa per il quinto mese di fila, ma solo marginalmente, a 110 da 110,1 di marzo.
Gli ordini sono diminuiti (più nelle valutazioni correnti che nelle attese), ma sia la produzione attuale che quella prevista sono migliorate.
Le attese sui prezzi di vendita sono aumentate ulteriormente a 54,6 da 51: è un nuovo record assoluto.
In sintesi, come in altri Paesi europei, le indagini di aprile sono state migliori del previsto.
Il peggioramento ha riguardato più le indicazioni correnti che quelle prospettiche, il che segnala come famiglie e imprese considerino lo shock attuale come transitorio.
Inoltre, il canale di trasmissione pare quasi esclusivamente quello dei prezzi, che incide maggiormente sul morale dei consumatori (che peraltro di solito non è un indicatore anticipatore affidabile).
Pertanto le indagini, e l’attività economica in generale, in caso di interruzione delle forniture energetiche dalla Russia, sembrano avere ancora ampi spazi di deterioramento.
In sintesi, i rischi sul nostro scenario di base di crescita del PIL quest’anno (3%) rimangono a nostro avviso chiaramente orientati al ribasso.

 


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