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Italia: produzione industriale in forte calo a gennaio, nuovi rischi al ribasso per lo scenario

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a cura di Andrea Volpi


ABSTRACT

A gennaio la produzione industriale è calata di un marcato -3,4% m/m, la più ampia flessione mensile da settembre 2020, dopo essere già diminuita di -1,1% m/m nel mese precedente (rivisto al ribasso di un decimo).
Il dato risulta peggiore anche delle nostre stime già inferiori al consenso.
Su base tendenziale la variazione cade in territorio negativo a -2,6% da un precedente 4,8% con l’indice destagionalizzato di produzione industriale che è ora al di sotto dei livelli pre-Covid di circa il 2%.
La contrazione risulta diffusa a tutte le componenti e a gran parte dei settori economici.
La flessione più ampia è stata registrata dalla produzione di prodotti energetici (-5,2% m/m) ma è calato anche l’output di beni di consumo non durevoli (-4,6% m/m) e di beni intermedi (-3,4% m/m).
I beni strumentali hanno ceduto l’1,6% m/m mentre quelli di consumo durevoli hanno subito una perdita di -1,3% m/m.
A gennaio l’industria italiana è risultata più debole rispetto alle altre principali economie dell’area euro: la produzione è infatti cresciuta sia in Germania (+1,3% m/m) che in Francia (+1,6% m/m) mentre è calata solo marginalmente in Spagna (-0,1% m/m).
La flessione di gennaio dovrebbe essere infatti sintesi sia del picco dell’ondata pandemica che dalla forte crescita delle tariffe.
L’industria potrebbe quindi contribuire negativamente alla crescita del PIL nel 1° trimestre anche perché dopo la frenata dell’attività a cavallo d’anno difficilmente la manifattura italiana riuscirà a riguadagnare spinta nei prossimi mesi, penalizzata dagli effetti del conflitto in Ucraina.
In sintesi, i rischi legati alla pandemia si stanno ridimensionando mentre aumentano quelli geopolitici.
Stiamo rivedendo al ribasso le nostre previsioni sul PIL sia per il 2022 che per il 2023.

 


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