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L’industria italiana non sembra beneficiare ancora appieno del calo dei prezzi dell’energia

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a cura di Paolo Mameli


ABSTRACT

Il dato sulla produzione industriale italiana di febbraio ha sorpreso al ribasso con un calo di -0,2% m/m, mentre le aspettative di consenso vedevano un rimbalzo di 0,5% dopo il calo del mese precedente (la nostra stima era per un più cauto 0,2%).
Il dato di gennaio è stato rivisto al rialzo a -0,5% m/m da uno -0,7% preliminare.
Su base annua (corretta per gli effetti di calendario), la produzione è tornata in territorio negativo, passando da +1,6% a -2,3%: è la seconda lettura più bassa degli ultimi 12 mesi.
Il calo di febbraio è più diffuso rispetto a quello di gennaio, in quanto interessa tutti i principali raggruppamenti di industrie con la sola eccezione dell’energia (in crescita per il terzo mese).
Il maggior contributo alla flessione mensile è venuto dai beni strumentali, in diminuzione di -0,9% (dopo il -1,7% di gennaio), ma anche i beni di consumo hanno visto una contrazione (-0,7% da 0,8% precedente), appesantiti dai durevoli (-1,8% dal 3,6% di gennaio).
La produzione di beni intermedi è scesa, seppur moderatamente (-0,3%), per il sesto mese consecutivo, confermando che alcune imprese potrebbero aver reagito all’aumento dei costi di produzione interni sostituendo parte della loro catena del valore con importazioni di beni intermedi dall’estero.
La produzione in tutti i principali gruppi di prodotti rimane ben inferiore ai livelli di un anno prima, con la sola eccezione dei beni strumentali, che tuttavia mostrano anch’essi una dinamica meno vivace, al 3,2% a/a a febbraio dal 7,8% di gennaio e dal 10,2% di dicembre.
Nel solo settore manifatturiero, il calo della produzione nel mese è più pronunciato rispetto a quello dell’indice generale (-0,7% m/m).
Oltre al dato molto volatile relativo al comparto della raffinazione (-11,1% m/m, ma il suo peso è limitato all’1% della produzione totale), diversi settori hanno registrato cali mensili significativi: tra essi, computer ed elettronica (-2,2%), alimentari, bevande e tabacco (-2,2%) e legno, carta e stampa (-3,3%).
Quest’ultimo (ad alta intensità energetica) rimane anche il comparto con la peggiore performance su base annua (-15,9% a/a).
All’estremo opposto troviamo il farmaceutico, che può vantare una crescita della produzione di ben 19,6% rispetto a un anno prima: il settore, tra i più orientati all’export, beneficia di una forte domanda estera, anche grazie a un tasso di cambio storicamente favorevole, nonché dell’esaurirsi dell’emergenza pandemica che aveva spiazzato parte delle altre produzioni sanitarie domestiche.
In sintesi, per il momento manteniamo la nostra previsione di un PIL stabile a inizio anno e in crescita dello 0,2% t/t a trimestre a partire dalla primavera, il che è coerente con la nostra stima di un PIL 2023 a 0,8%.

 


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