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Italia: cala più del previsto la produzione industriale

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a cura di Paolo Mameli


ABSTRACT

La produzione industriale è calata in misura significativa per il secondo mese di fila a ottobre, di -1% m/m.
Il dato è stato più debole delle attese di consenso (-0,4%) nonché della nostra previsione (-0,5%).
L’indice destagionalizzato dell’output resta al di sotto dei livelli pre-bellici (-2,1% rispetto a febbraio 2022), ma si mantiene in moderata ripresa rispetto alla situazione pre-pandemica (+0,6% rispetto a febbraio 2020).
La flessione registrata nel mese di ottobre è dovuta ai beni di consumo (-3% m/m), in particolare ai non durevoli (-3,5%), e alla produzione di energia (in diminuzione per il quarto mese consecutivo, di -1,2% m/m).
Sia i beni strumentali che quelli intermedi sono risultati poco variati nel mese.
La tenuta della produzione di beni strumentali conferma che lo shock inflazionistico sta colpendo soprattutto i consumi di beni delle famiglie, mentre il ciclo degli investimenti non appare concluso.
Il dettaglio settoriale resta assai eterogeneo.
Diversi comparti manifatturieri mostrano una apprezzabile crescita tendenziale.
I mezzi di trasporto (8,5% a/a), nonché computer ed elettronica (4,9%), sembrano beneficiare dell’allentamento delle tensioni sulle catene globali del valore, che avevano riguardato in particolare i semiconduttori e in generale l’automotive.
Viceversa, tra i settori che evidenziano il più ampio calo della produzione su base annua troviamo i comparti a maggior intensità di energia: legno carta e stampa (-6,1%), chimica (-5,5%), metalli e gomma/plastica (-5% entrambi).
In sintesi, la produzione industriale è in rotta per una diminuzione di -1,5% t/t nel 4° trimestre (in caso di stagnazione a novembre e dicembre).
Tuttavia, ci aspettiamo un’ulteriore flessione su base congiunturale nell’ultimo bimestre dell’anno (in particolare a dicembre), che dovrebbe amplificare il calo del 4° trimestre e porre le basi per un’ulteriore contrazione nel 1° trimestre 2023.
Peraltro, il recente rientro dai picchi dei prezzi all’ingrosso delle materie prime energetiche renderà meno drammatici, rispetto a quanto atteso qualche settimana fa, gli effetti sul reddito delle famiglie e sui margini delle imprese, e rafforza la nostra ipotesi di ripresa dell’attività economica, sia pur su ritmi moderati, a partire dalla prossima primavera.
In media d’anno, ci attendiamo un PIL in rallentamento allo 0,6% nel 2023, dopo il 3,8% stimato per quest’anno.
Una riaccelerazione è attesa nel 2024, all’1,8%.
I rischi su queste previsioni rimangono a nostro avviso orientati al ribasso.

 


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