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Germania: miglioramento dell’IFO ma la recessione è inevitabile

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a cura di Aniello Dell’Anno


ABSTRACT

L’indice IFO è salito a 86,3 a novembre da un precedente 84,5 superando le stime di consenso (85,0).
Il rimbalzo di questo mese dovrebbe essere imputabile ad un ritracciamento del prezzo del gas; non si escludono rischi di ulteriore riduzione dei flussi in transito dall’Ucraina.
In ogni caso, sia l’indice sintetico che gli indicatori su situazione corrente e attese sono ben al di sotto della media di lungo termine e continuano a segnalare una recessione dell’economia tedesca più profonda che nel resto dell’Eurozona.
La fiducia è salita nel manifatturiero a -11,7 da un precedente -15,4 ma rimane ancora su livelli storicamente depressi; d’altro canto, continua il calo dei nuovi ordini e cresce ancora l’incertezza nei settori energivori.
Migliora il quadro nel commercio all’ingrosso (-23,5 da -26,4) e nel commercio al dettaglio (-31,4 da -39,7), ma un’azienda su due è ancora pessimista riguardo ai prossimi sei mesi.
Il clima è più disteso anche nei servizi (-5,4 da -8,5), nonostante il calo sulla situazione corrente.
Nelle costruzioni il morale è migliore rispetto ad un mese fa (-21,6 da -24) e decisamente più depresso che a febbraio (8,2).
In sintesi, l’indice IFO rimane ben al di sotto della media degli ultimi 6 mesi e continua a segnalare una fase di forte debolezza dell’economia tedesca.
Ci attendiamo una contrazione del PIL di-0,8% nel 4° trimestre ed un calo pressoché simile nei mesi invernali, con rischi verso il basso in diminuzione rispetto al mese scorso.
Per ora, stimiamo una crescita del PIL all’1,7% in media annua nel 2022 ed una contrazione intorno al -0,6% nel 2023.
Infine, una diversa indagine dell’istituto diffusa martedì ha mostrato come circa tre quarti delle aziende che utilizzano gas naturale nel settore manifatturiero sono riuscite a razionare gli input energetici senza significative riduzioni della produzione nei passati sei mesi, anche se gli spazi per ulteriori tagli sono limitati.

 


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