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Area euro – Inflazione: non passa la tempesta

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a cura di Aniello Dell’Anno


ABSTRACT

L’inflazione ad aprile ha registrato un rialzo di 0,6% m/m e l’indice core è cresciuto di 1,2% m/m, con quest’ultimo dato che si colloca ben al di sopra della stima di consenso.
L’inflazione headline, a 7,5% a/a da 7,4% precedente, e quella core, a 3,9% a/a, sono sui massimi dal 1998 (ovvero da quando esistono i dati comparabili).
Le componenti evidenziano variazioni mensili asimmetriche.
I maggiori contributi alla variazione mensile vengono dagli alimentari freschi (+2,7% m/m) e dai beni manufatti (+1,1 m/m), che risentono dell’impatto ritardato dei colli di bottiglia all’offerta.
I servizi sono in rialzo di +1% m/m, mentre l’energia registra una battuta d’arresto per via degli interventi calmieranti dei Governi (-3,7% m/m).
Sulla variazione tendenziale, l’energia (38% a/a) spiega direttamente la metà dell’inflazione osservata.
I rialzi riguardano quasi tutte le componenti e non si può parlare di aggiustamenti di prezzi relativi.
Riteniamo che il rallentamento ciclico non frenerà la dinamica sottostante dei prezzi al consumo ma per il momento la dinamica salariale non desta particolari preoccupazioni.
Le aspettative di una moderazione dei prezzi delle materie prime sono state deluse negli ultimi mesi, e le stime di inflazione sistematicamente riviste al rialzo.
Riteniamo che l’inflazione calerà nel prossimo mese per poi spostarsi su un trend discendente da luglio in poi.
In conclusione, ci aspettiamo un’inflazione media annua nel 2022 intorno al 6,5%.
Le nostre stime per il 2023 prevedono un rallentamento della dinamica dei prezzi al consumo, che però rimarrà anche il prossimo anno significativamente al di sopra (2,5%) della soglia tollerata dalla BCE.
Il nostro scenario centrale sconta un parziale rientro delle tensioni sul greggio, verso i 90 dollari al barile in media il prossimo anno, e sul gas naturale, a 80 €/MWh.
Se, invece, il prezzo delle commodity si mantenesse sui livelli attuali più a lungo, l’inflazione rischierebbe di superare il 3% nel 2023.
Riconosciamo che permangono ancora rischi verso l’alto da fattori esogeni.

 


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