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Area euro. Inflazione: l’allerta resta alta

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a cura di Aniello Dell’Anno


ABSTRACT

I prezzi al consumo a giugno hanno registrato un nuovo rialzo di 0,8% m/m e l’indice core è cresciuto di 0,4% m/m.
I maggiori contributi alla variazione mensile vengono ancora da energia (+3,3% m/m), spinta al rialzo dai rincari dei carburanti, ed alimentari (+1,1% m/m).
Sul mese crescono anche i beni manufatti (+0,2 m/m) e i servizi (+0,3% m/m).
L’inflazione headline, a 8,6% a/a (in linea con le nostre attese e sopra la stima di consenso di 8,3%), e quella core, a 4,6% a/a, sono sui massimi dal 1998 (ovvero da quando esistono i dati comparabili).
Il meccanismo endogeno di trasmissione dei rincari energetici è ormai in atto e avrà un peso non trascurabile sulla dinamica annua dell’inflazione.
La conferma viene dalla continua accelerazione della componente alimentare, che, oltre ai rincari energetici, incorpora le spinte derivanti dai problemi all’offerta legati al conflitto tra Russa e Ucraina e fattori locali (per esempio, la siccità in alcune zone produttive).
La crescita di alcune componenti dei beni manufatti ex-energia, come ad esempio arredamento ed elettrodomestici, segnala che i rialzi dei prezzi a monte (rincari delle materie prime, persistenza di colli di bottiglia all’offerta) potrebbero diventare più pervasivi.
I servizi si confermano ancora il settore meno impattato dai rincari energetici (da 3,5% a 3,4% a giugno, per via del calo del prezzo dei servizi tedeschi per effetto del ribasso a 9€ al mese dell’abbonamento per il trasporto pubblico).
La componente degli alimentari freschi, che sono attesi chiudere il 2022 con una media annua sopra il 9%, risulta la più colpita dallo shock energetico.
Nei mesi estivi, l’inflazione sarà parzialmente frenata dalle misure introdotte dai governi nazionali per calmierare i prezzi energetici.
L’evoluzione in corso d’anno dovrebbe vedere l’indice generale spostarsi lungo un percorso di lenta discesa da agosto, lievemente più pronunciato rispetto alla dinamica core, che raggiungerà il punto di svolta più avanti a cavallo d’anno, e legato ad effetti base negativi dalla componente energia.
In sintesi, ci aspettiamo un’inflazione media annua nel 2022 al 7,4% nel 2022 ed intorno al 4% nel 2023.
Sarà un autunno ad alta incertezza.
L’endogeneità dei rincari dei prezzi acquisirà forza nel secondo semestre: pensiamo che, sebbene sia attesa una riduzione dei salari reali, gli aumenti dei salari nominali saranno più alti della crescita della produttività, per cui le imprese potrebbero trasferire sui consumatori i maggiori costi.
Non possiamo, inoltre, escludere nuovi shock esogeni nel 4° trimestre.
In Italia la stima preliminare dei prezzi al consumo ha spinto l’inflazione calcolata sulla base dell’indice NIC all’8% a/a da 6,8% di maggio, e quella armonizzata all’8,5% a/a da 7,3% precedente, superando di gran lunga le attese.
Ancora una volta, il forte rialzo è imputabile alla componente energetica (da +42,6% a +48,7%; +4,8% m/m), spinta in alto dalla crescita dei prezzi del gasolio da riscaldamento (da +47,5% a +52,7%, +4,9% m/m), del diesel (da +25,1% a +32,3%, +6,7% m/m) e della benzina (da +15,1% a +25,3%; +9,8% m/m), e dell’energia elettrica (da +74,7% a +87,5%; +7,6% m/m).
Accelerano anche gli alimentari o (da +7,1% di maggio a +8,8%; +1,1% su base mensile), in particolare frutta fresca e refrigerata (da +6,0% a +10,9%; +1,3% m/m).
Il rialzo riguarda, inoltre, i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5%), grazie all’accelerazione dei prezzi dei servizi di alloggio, e i trasporti (da +6% a +7,2%; +2 m/m).
Riteniamo che l’inflazione possa seguire un discendente stabile a partire dal 3° trimestre.
La media d’anno potrebbe attestarsi intorno al 7,2% nel 2022 e oltre il 3% nel 2023 (sull’indice armonizzato), con rischi verso l’alto.
Nei prossimi mesi potrebbero ridursi le asimmetrie tra Paesi.
Ieri in Francia l’inflazione è salita dal 5,2% al 5,8% precedente sull’indice nazionale e dal 5,8% al 6,5% sull’armonizzato (il dato ha sorpreso al rialzo).
Anche l’inflazione spagnola è cresciuta più del previsto, dall’8,5% a/a al 10% sull’indice armonizzato.
Nei Paesi Bassi l’inflazione armonizzata è al 9,9% a/a ed è spiegata in gran parte dal contributo della componente energetica, com’anche in Belgio (10,5%).
In controtendenza per via dell’impatto delle misure governative, in Germania, l’inflazione armonizzata è scesa all’8,2% a/a dall’8,7% precedente, mentre era attesa un’accelerazione a 8,8%.

 


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