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Area euro: inflazione a doppia cifra

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a cura di Aniello Dell’Anno


ABSTRACT

L’inflazione continua a crescere oltre le attese e la persistenza dello scarto positivo tra stima flash e previsione di consenso potrebbe anticipare cambiamenti più strutturali.
La combinazione tra pressioni a monte della catena produttiva e un mercato del lavoro meno reattivo al calo ciclico dovrebbe mantenere l’inflazione su livelli alti più a lungo del previsto.
Sul dato di settembre continua a pesare il meccanismo endogeno di trasmissione dei rincari energetici, come dimostra l’accelerazione dei beni manufatti ex-energia e la crescita della componente alimentari, oltre che il ritiro di alcune delle misure calmieranti (ad esempio, la fine del taglio sul prezzo dell’abbonamento per il trasporto pubblico in Germania) e l’aumento del prezzo del gas.
Pressioni al rialzo potrebbero arrivare nei prossimi mesi dal costo del lavoro, dal momento che una dinamica salariale in accelerazione e un wage drift positivo fino al 2024 potrebbero innescare effetti di seconda battuta e trainare l’inflazione da servizi.
Tra i (pochi) segnali rassicuranti, è da notare l’allentamento delle strozzature sulle catene del valore e sul sistema dei trasporti a livello globale, anche se la dinamica del PPI, ancora spinta dall’energia, resta preoccupante.
Riteniamo probabile che a partire da marzo l’inflazione segua una fase discendente guidata da un parziale rientro dei listini energetici e in particolare del gas naturale.
In media annua l’inflazione dovrebbe attestarsi all’8,3% nel 2022 e scendere solo di poco, intorno al 6,5%, nel 2023, tornando vicino la soglia del 2% solamente nel 2024.
L’incertezza resta molto elevata: da un lato, i rischi sul profilo atteso dei prezzi energetici restano verso l’alto; dall’altro, le misure adottate o in via di discussione da parte dei governi nazionali e a livello di Commissione UE potrebbero avere maggiori effetti “calmieranti” sui prezzi finali dell’energia rispetto a quanto visto nell’ultimo anno.

 


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