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Area euro: crolla l’ESI tra marzo e aprile mentre le aspettative sui prezzi toccano nuovi record

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a cura di Andrea Volpi


ABSTRACT

Le indagini di fiducia della Commissione Europea mostrano un deterioramento del morale ad aprile penalizzato dagli effetti del conflitto in Ucraina mentre le ampie revisioni al ribasso delle rilevazioni di marzo suggeriscono che già nel mese precedente le tensioni internazionali avevano già iniziato ad intaccare in maniera significativa il morale di famiglie e imprese.
L’indice composito di fiducia economica ESI è calato per il secondo mese consecutivo (l’aggiornamento dei dati evidenzia come la flessione di marzo è stata la più ampia da aprile 2020, il mese di maggior severità del primo lockdown).
Al momento l’indicatore rimane ancora al di sopra della media di lungo periodo portandosi però sui minimi da marzo 2021 con indicazioni di indebolimento della ripresa e di ulteriore surriscaldamento dell’inflazione.
Tutti i settori riportano infatti una correzione del morale e nuovi record per le aspettative sui prezzi.
 – ESI: 105 (consenso 108) da 106,7 (rivisto da 108,5); minimo da marzo 2021;
Industria: 7,9 (consenso 9,5) da 9 (rivisto da 10,4); minimo da marzo 2021;
Servizi: 13,5 (consenso 14,2) da 13,6 (rivisto da 14,4); minimo da gennaio 2022;
Commercio: -4,3 da -2,4; minimo da aprile 2021;
Costruzioni: 7,1 da 8,9; minimo da agosto 2021;
Consumatori: rivisto al ribasso a -22 da -16,9 (-21,6 a marzo); minimo da aprile 2020;
In questa fase i rischi maggiori sembrano venire dal lato dei consumatori penalizzati dal forte rincaro dei prezzi al consumo e dal conseguente effetto sui redditi.
Per il momento infatti solo la fiducia delle famiglie è tornato al di sotto della media di lungo periodo ma anche industria e commercio al dettaglio sono particolarmente esposti.
Dal lato dell’offerta infatti la manifattura è infatti il comparto più colpito dagli effetti del conflitto in Ucraina e dal lockdown cinese che contribuiscono ad aggravare ulteriormente le tensioni all’offerta e a spingere al rialzo i prezzi degli input.
Il commercio al dettaglio invece è penalizzato dalla maggiore incertezza e dal forte rincaro dei prezzi dei beni (a ritmi superiori rispetto a quelli dei servizi) che frenano la propensione al consumo dei nuclei famigliari.
I servizi sembrano mostrare invece una maggior tenuta, grazie al recupero post-pandemico dell’attività, con lo spaccato dell’indagine che mostra un miglioramento delle attese per i prossimi mesi a fronte di un’attività recente ancora piuttosto fiacca.
Nel nostro scenario centrale una contrazione del PIL nel 2° trimestre potrebbe essere evitata ma non vediamo molto spazio per una significativa riaccelerazione del ciclo dopo lo 0,2% t/t registrato nel 1° trimestre.
Nell’ipotesi un’interruzione dei flussi di gas dalla Russia abbiamo stimato che l’impatto cumulato sul PIL nel biennio 2022-23 potrebbe aggirarsi intorno ai 3pp.

 


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