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Area euro: allerta massima sul fronte inflazione core

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a cura di Aniello Dell’Anno


ABSTRACT

L’inflazione headline dell’area euro ha sorpreso al ribasso in marzo, calando al 6,9% da 8,5% di febbraio, ben al di sotto delle attese (consenso: 7,3%).
Di contro, l’inflazione core sale al 7,5% dal 7,4%, anche se riteniamo sia vicina al picco (7,6% a/a) che dovrebbe essere toccato in aprile.
Nel complesso, i dati sui prezzi al consumo di marzo rafforzano l’idea che saranno necessari altri rialzi dei tassi per riportare l’inflazione vicino al 2%.
I prezzi al consumo hanno segnato una crescita di 0,9% m/m mentre l’indice core è cresciuto di 1,2% m/m.
All’aumento congiunturale di marzo hanno contribuito in modo sproporzionato i beni manufatti non energetici (+2,4% m/m) e gli alimentari (+1,3% m/m), spinti al rialzo dalla componente alimentari freschi (+1,9% m/m).
Sul mese crescono anche i servizi (+0,6% m/m) mentre cala invece l’energia (-2,2% m/m).
Il calo tendenziale è interamente spiegato dall’energia, crollata a -0,9% a/a da 13,7% di febbraio per via sia di effetti base, che della contrazione del prezzo del gas.
Gli alimentari, che dovrebbero oramai aver toccato il picco, spiegano oltre il 40% dell’inflazione complessiva; crescono i servizi (5% da 4,8%), l’ultima componente che mostrerà un punto di svolta, mentre calano i beni manufatti (6,6% da 6,8% precedente), attesi proseguire nei prossimi mesi lungo la fase di discesa sulla scia del miglioramento delle catene di approvvigionamento globali.
In sintesi, i rischi al rialzo sullo scenario previsivo sono concentrati sulla componente “di fondo: se da un lato, il calo repentino dei prezzi dell’energia potrebbe favorire una discesa più rapida dell’indice sottostante, dall’altro una crescita dei salari più alta dell’inflazione core potrebbe mantenere quest’ultima sopra il 2% più a lungo rispetto alle attese.
In Italia, l’inflazione calcolata sull’indice nazionale è scesa al 7,7% dal 9,1% di febbraio, mentre l’inflazione armonizzata è calata all’8,2% dal 9,8% precedente.
Nel mese i prezzi sono cresciuti di +0,3% m/m sul NIC e di +0,8% m/m sull’IPCA, con quest’ultima più alta per via della fine dei saldi invernali.
Il marcato rallentamento tendenziale dei prezzi è imputabile prevalentemente alla componente energetica (da +28,2% a/a a +10,8% a/a; -8,9% m/m).
I prezzi degli alimentari rimangono stabili (12,9% a/a; +0,9% m/m), con l’accelerazione sui prezzi degli alimentari freschi (da +8,7% a +9,3%; +1,2% m/m) spiazzata da un lieve rallentamento di quelli lavorati (da +15,5% a +15,3%; +0,7% m/m); continua l’aumento dei tabacchi e, in minor misura, dei servizi (da +4,4% a +4,5%), quest’ultimi spinti in alto dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e i servizi di alloggio.
Di conseguenza, l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi registra ancora una moderata accelerazione (da +6,3% a +6,4%).
Riteniamo che la discesa graduale dell’inflazione italiana sarà guidata principalmente dall’energia, vista l’evoluzione dei prezzi del gas naturale; ci aspettiamo una media annua al 5,7% sull’IPCA e al 5,2% sul NIC nel 2023.
Come altrove nell’Eurozona, i rischi sono concentrati sulla componente “core”.
In conclusione, l’ennesimo aumento dell’inflazione sottostante rafforza le aspettative di rialzi significativi dei tassi della Banca Centrale Europea.
Prevediamo in tal caso due mosse da 25pb a maggio e giugno, seguite eventualmente da altri 1-2 rialzi nel terzo trimestre.

 


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