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31 Luglio 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA
 – Poco fa i prezzi all’import hanno registrato la decima flessione di fila a giugno (-1,6% m/m), passando, su base annua, da -9,1% a -11,4%, un nuovo minimo da settembre 2008. Come nei mesi precedenti la flessione tendenziale è imputabile principalmente all’energia, in calo di -44,9% a/a (-6,6% m/m).
– Sempre in Germania le vendite al dettaglio hanno registrato una flessione a giugno (-0,8% m/m) dopo due aumenti consecutivi; rispetto ad un anno fa il calo è -1,6% a/a. Nel 1° semestre le vendite sono calate del -4,5% a/a.

AREA EURO
– Venerdì le prime stime sul PIL relative al 2° trimestre hanno registrato una crescita in Francia (0,5% t/t), Spagna (0,4% t/t), Belgio (0,2% t/t) e Irlanda (3,3% t/t) a fronte di una stagnazione in Germania e un calo in Austria (-0,4% t/t).
– Le prime rilevazioni dei prezzi al consumo di luglio hanno riportato un calo dell’inflazione armonizzata in Francia (5% a/a da 5,3%) e Germania (6,5% a/a da 6,7%) mentre è tornata a salire in Spagna (2,1% a/a da 1,6%).
– Le indagini della Commissione Europea hanno chiuso la tornata di rilevazioni sul morale di luglio confermando le prospettive di rallentamento del ciclo nel 2° semestre mentre le indicazioni sui prezzi nei servizi suggeriscono la presenza di rischi al rialzo sulla discesa dell’inflazione core nei prossimi mesi.

STATI UNITI
– Venerdì, la spesa personale a giugno ha registrato un aumento di 0,5% m/m, dopo 0,2% del mese precedente (rivisto al rialzo da 0,1%), spinta dal rimbalzo dei beni (+0,8% m/m da -0,3%), principalmente in autocarri leggeri, e in minor misura, dai servizi (+0,4% m/m).
Il reddito personale è rallentato a 0,3% m/m da 0,5% del mese precedente e il tasso di risparmio è calato al 4,3%.
Il deflatore ha registrato un aumento di 0,2% m/m sia sull’indice headline sia su quello core e la variazione annua si è attestata rispettivamente al 3% a/a (minimo da marzo 2021) e al 4,1% a/a (minimo da ottobre 2021).
Nel mese sono calati di un decimo i prezzi dei beni mentre i servizi sono saliti dello 0,3% (in linea con il mese precedente), con rallentamenti nella ristorazione, sanità e trasporti.
In sintesi, ci sono indicazioni confortanti sul trend discendente dell’inflazione, tuttavia, nel mese le variazioni dei prezzi dei servizi abitatati, finanziari e ricreativi sono rimaste in territorio ampiamente positivo, segnalando che vi è ancora strada da percorrere per il raggiungimento del target del 2%.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’University of Michigan a luglio (finale) è calata a 71,6 dalla lettura preliminare di 72,6, rimanendo comunque ampiamente al di sopra del dato di giugno (64,4).
Le condizioni correnti e le aspettative sono state riviste al ribasso, rispettivamente a 76,6 e 68,3, in forte progresso rispetto al mese precedente.
La fiducia delle famiglie sta beneficiando della robustezza del mercato del lavoro e del continuo rallentamento dell’inflazione che ha portato alla revisione al ribasso di un decimo al 3% delle attese di inflazione sull’orizzonte 1-5 anni.
– L’Employment Cost Index del 2° trimestre ha segnalato che la crescita del costo del lavoro è rallentata all’1% t/t (5,1% a/a) dall’1,2% t/t (4,8% a/a) del trimestre precedente.
Sia i salari dei lavoratori del settore privato (1% t/t da 1,2% t/t precedente) sia quelli dei lavoratori pubblici (1% t/t da 1,1% t/t) sono in raffreddamento, su un sentiero incoraggiante per il quadro dei prezzi.

CINA – Gli indici PMI rilevati dall’ufficio statistico (NBS) hanno segnalato che l’attività economica in luglio rimane debole a causa di un netto e inatteso deterioramento del settore dei servizi e delle costruzioni, mentre l’attività nel settore manifatturiero resta in modesta contrazione.
L’indice PMI del settore manifatturiero è salito da 49 a 49,3 in luglio, più delle attese di consenso, segnalando un minor ritmo di contrazione dell’attività economica rispetto a giugno.
La flessione è stata determinata da una lieve diminuzione della componente degli ordini esteri, della produzione, dell’occupazione e delle importazioni di materie prime.
Tutte queste componenti, ad eccezione della produzione, rimangono in territorio di contrazione.
La componente degli ordini totali, pur rimanendo sotto 50, è salita da 48,6 a 49,5 in luglio e le scorte continuano a ridursi, seppur ad un ritmo inferiore al mese scorso, mentre la componente dei prezzi di acquisto ha registrato un balzo di oltre 7 punti salendo a 52,4.
La scomposizione per tipologia di impresa segnala condizioni di modesta espansione – invariata rispetto al mese scorso – per le grandi imprese e ancora condizioni di difficoltà per le piccole e medie imprese, difficoltà segnalate in parte anche dal calo dell’indice PMI di Standard Chartered, passato da 52,7 a 51,5 in luglio.
L’indice PMI non manifatturiero è sceso per il quarto mese consecutivo portandosi da 53,2 a 51,5 in luglio, spinto al ribasso da un calo di tutte le componenti ad eccezione dei prezzi e occupazione e ordini che restano in territorio di contrazione.
Dal punto di vista settoriale, la flessione è stata determinata dalla diminuzione del PMI sia dei servizi sia delle costruzioni.
Il PMI dei servizi è sceso da 52,8 a 51,5 in luglio, toccando il minimo da gennaio 2023, accompagnato da una contrazione degli ordini e da un calo delle aspettative, che hanno raggiunto il livello più basso da dicembre 2022.
Il PMI del settore costruzioni ha registrato un calo più importante, passando da 55,7 a 51,2 in luglio, con una maggiore contrazione degli ordini e dell’occupazione, mentre le aspettative sono lievemente salite pur restando sui minimi da inizio anno.
La flessione del PMI costruzioni, oltre che dalle difficoltà in cui versa il mercato immobiliare e dal rallentamento della spesa per infrastrutture, è stata condizionata anche da condizioni metereologiche particolarmente avverse, di caldo estremo e alluvioni, in diverse zone del Paese.

 

COMMENTI:     

BCE – In un’intervista a Le Figaro, la presidente della BCE Lagarde ha dichiarato che ci sono stati grandi progressi nella lotta all’inflazione, ma che non si può dire se la fase di rialzo sia già conclusa.
A settembre potrebbe esserci “un nuovo rialzo o forse una pausa”, ma se ci sarà una pausa, “non sarà necessariamente definitiva”.
La possibilità di una “pausa” a settembre è emersa in tutte le dichiarazioni post-meeting dei governatori di banche centrali nazionali, con sfumature diverse.
Stournaras (Grecia) vede difficile un rialzo dei tassi a settembre; al contrario, Kažimír (Slovacchia) saranno necessari altri passi in futuro, anche se a settembre si optasse per una pausa.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo nonostante il cedimento post-FOMC, ma già in questi giorni vi saranno vari test della sua effettiva capacità di tenuta, con gli ISM domani e giovedì e ancor più con l’employment report venerdì, tutti dati che dovrebbero dare indicazioni di progressivo indebolimento del quadro di crescita e allentamento della dinamica occupazionale/salariale.
A meno quindi di sorprese verso l’alto dai dati il dollaro dovrebbe almeno in parte fare marcia indietro.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,11 a 1,09 EUR/USD, ma oggi è in parziale risalita a 1,10 EUR/USD, anche grazie ai dati che mostrano ancora un’inflazione che fatica a scendere nonché un recupero del Pil nel 2° trimestre leggermente più ampio del previsto.
Fino a che i dati non indeboliscono le attese che la BCE possa fare un altro rialzo dei tassi a settembre, l’euro dovrebbe reggere, mantenendo una base tra 1,09 e 1,10 EUR/USD.
Intanto, questa settimana a dominare saranno i driver di dollaro: se i dati USA confermeranno le attese l’euro potrebbe riuscire a consolidare tra 1,10 e 1,11 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha avuto una dinamica contrastata la scorsa settimana contro dollaro tra 1,27 e 1,29 GBP/USD e invece in rafforzamento contro euro da 0,86 a 0,85 EUR/GBP, ma in entrambi i casi perlopiù di riflesso all’esito delle riunioni Fed e BCE.
Questa settimana invece cruciale sarà l’esito della riunione BoE giovedì, non tanto per la decisione immediata sui tassi dove ci si attende un rialzo di 25 pb, quanto per le indicazioni sulle mosse future.
Dovrebbero esserci infatti altri rialzi, ma l’entità dipenderà dall’evoluzione del quadro macro e le nuove proiezioni di crescita e inflazione offriranno spunti importanti in tal senso.
Il dettaglio più significativo riguarda la previsione di inflazione a due anni, attualmente collocata sotto target: se dovesse essere rivista verso l’alto la BoE avrebbe più spazio per alzare i tassi nel breve e/o potrebbe rinviare l’avvio del ciclo dei tagli successivo, atteso l’anno prossimo, entrambi fattori che dovrebbero favorire, seppure in misura contenuta, la sterlina.

JPYLo yen si è indebolito venerdì contro dollaro sull’esito della riunione BoJ da 138 a 141 USD/JPY, ma in questi giorni torneranno a dominare i driver USA, per cui se i dati statunitensi non forniranno sorprese positive lo yen dovrebbe leggermente recuperare sull’atteso parziale calo dei rendimenti USA e sulla salita di quelli giapponesi dopo la flessibilità introdotta de facto sul target decennale alla riunione di venerdì (i rendimenti a dieci anni sono infatti già saliti oltre 0,50%).
Da venerdì lo yen è in calo anche contro euro da 151 a 157 EUR/JPY, e la debolezza potrebbe estendersi, ma il downside dovrebbe essere limitato.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Oggi i dati di contabilità nazionale relativi al 2° trimestre dovrebbero evidenziare una crescita del PIL di 0,3% t/t nell’Eurozona e di un decimo in Italia.
– Le rilevazioni di luglio sui prezzi al consumo sono attese riportare un rallentamento dell’inflazione sia in Italia (6,3% a/a da 6,8%) che nell’Eurozona (5,3% a/a da 5,5%).
– Nel resto della settimana, la produzione industriale di giugno dovrebbe risultare poco variata sia in Italia che in Francia, dopo il balzo di maggio.
Sempre a giugno, gli ordini all’industria tedeschi potrebbero essere tornati a calare.
– Inoltre, nell’Eurozona verranno rilasciati dati di giugno sul PPI, atteso toccare un nuovo minimo su base annua dall’estate 2020, e sulle vendite al dettaglio, che dovrebbero mostrare un’accelerazione su base congiunturale rispetto al mese precedente.
– In calendario anche i dati occupazionali di giugno in Italia e area euro, e di luglio in Germania.

STATI UNITI
 – L’attenzione sarà puntata sull’employment report di luglio, che dovrebbe mostrare una ulteriore decelerazione nella creazione di posti di lavoro, come anticipato dalle prime indagini del mese.
Il tasso di disoccupazione è atteso stabile a 3,6% e i salari orari sono previsti in rallentamento a 0,3% m/m.
– Gli indici ISM di luglio dovrebbero evidenziare una riduzione del divario tra manufatturiero e servizi, anche se saranno ancora quest’ultimi a trainare la crescita nei prossimi mesi.
– La spesa in costruzioni potrebbe rallentare, ancora frenata dal comparto non residenziale.