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31 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indice di fiducia composito della Commissione Ue è sceso ulteriormente a luglio, a 102,7 da 103,3 di giugno, circa in linea con le aspettative di consenso. Si tratta di un minimo da marzo del 2016. L’industria è stata ancora una volta il settore più colpito, principalmente a causa di ordini deboli: l’indice è sceso da -5,6 a giugno a -7,4 a luglio, il suo livello più basso in 6 anni, ancora una volta trascinato al ribasso dalla Germania.
Anche gli altri settori hanno comunque visto un calo del morale delle aziende (nei servizi, da 11,0 a 10,6, un nuovo minimo da settembre 2016).
A livello di Paesi, il sentiment si è fortemente deteriorato in Germania (-2,4 punti), è rimasto invariato in Francia ed è viceversa migliorato in Spagna e Italia (ma nel nostro Paese l’indice è ancora coerente con una crescita debole all’inizio del terzo trimestre).
Probabilmente a causa delle preoccupazioni sulla Brexit, il declino più ampio nel mese è stato registrato dall’Irlanda (-3,4 punti).
La fiducia dei consumatori ha confermato la stima preliminare, migliorando moderatamente da -7,2 a giugno a -6,6 a luglio, su aspettative più ottimistiche per il futuro e minori timori sulla disoccupazione.
Il livello dell’Indice della Commissione è coerente con una crescita del PIL di circa 1% a/a, che è ciò che ci aspettiamo per il secondo trimestre e leggermente inferiore alle nostre previsioni per il terzo trimestre (1,1%).
Complessivamente, la tornata di luglio di indagini congiunturali conferma che la zona euro è in una fase di crescita inferiore al potenziale, il che giustifica l’orientamento in senso maggiormente espansivo annunciato dalla BCE nell’ultima riunione.

GERMANIA
– Le vendite al dettaglio sono balzate ben più del previsto a giugno, di +3,5% m/m, dopo il calo di -0,6% m/m registrato a maggio. Tuttavia, su base annua le vendite sono scese in territorio negativo, a -1,6% da +4% precedente. Sull’andamento sia congiunturale che tendenziale degli ultimi mesi hanno pesato fattori di calendario.
– I prezzi al consumo sono aumentati di 0,5% m/m a luglio secondo l’indice nazionale e di 0,4% in base alla misura armonizzata. L’aumento congiunturale è stato superiore alle aspettative di consenso (0,3% m/m). Sulla base dei dettagli dai Laender, i rincari appaiono di natura stagionale, in quanto dovuti soprattutto ai pacchetti turistici (mentre sono calati i prezzi dell’abbigliamento e dei carburanti).
Su base annua, l’inflazione è salita a sorpresa sull’indice nazionale, da 1,6% a 1,7%, mentre è calata più del previsto sull’armonizzato, da 1,5% a 1,1%.
Il dato segnala rischi al ribasso sulla media eurozona (in uscita oggi).

FRANCIA – La spesa per consumi è calata a sorpresa di -0,1% m/m a giugno (e il dato di maggio è stato rivisto al ribasso da +0,4% a +0,3% m/m).
La variazione annua è scesa in territorio ancor più negativo, a -0,6% da -0,3% precedente. La flessione nel mese è dovuta soprattutto agli alimentari (-1,3% m/m al netto del tabacco), mentre sono aumentate le vendite di beni durevoli (+0,8% m/m), soprattutto auto (+2,5% m/m).
Nel trimestre i consumi sono cresciuti di appena 0,2% t/t, spiegando in buona parte il rallentamento del PIL nei mesi primaverili, nonostante il pacchetto da 10 miliardi di euro di misure decise dal Presidente Macon per sostenere il reddito delle famiglie. In ogni caso la crescita francese, sia della domanda interna che di quella estera, resta meglio impostata rispetto agli altri due maggiori Paesi dell’eurozona.

BELGIO – Il PIL è cresciuto di 0,2% t/t nel 2° trimestre, in rallentamento rispetto allo 0,3% t/t dei tre mesi precedenti. Su base annua, la crescita è rimasta stabile a 1,2%.

STATI UNITI
– La spesa personale aumenta di 0,3% m/m, dopo quattro mesi di aumenti molto sostenuti, in parte legati al rimbalzo post-shutdown, ma sempre in linea con un sentiero di espansione solida dei consumi.
Fra le diverse componenti, i servizi hanno registrato moderazione, in parte per via dell’effetto sulle utility delle temperature meno elevate del solito, e i beni durevoli sono stati in marginale calo, dopo tre mesi di aumenti molto forti.
Il reddito personale aumenta di 0,4% m/m per il quarto mese consecutivo, con una variazione di 0,5% m/m di salari e stipendi.
Le revisioni della serie del reddito, già note dai dati del PIL del 2° trimestre pubblicati la scorsa settimana, insieme ai dati correnti, danno un quadro solido della situazione delle famiglie, con il tasso di risparmio al di sopra dell’8% da inizio anno e all’8,1% a giugno.
Il deflatore dei consumi aumenta di 0,1% m/m (1,4% a/a). Il deflatore core è in rialzo di 0,2% m/m per il terzo mese consecutivo, anche se su base annua l’inflazione core è a 1,6% a/a, dopo tre mesi a 1,5% a/a.
Il segnale dei prezzi è per ora in linea con l’interpretazione data dalla Fed a inizio anno (ma recentemente “rinnegata”) al rallentamento della dinamica inflazionistica, come conseguenza di fattori transitori. Nel complesso, i dati danno segnali forti per i fondamentali dei consumi, grazie al livello elevato del risparmio e del reddito, mentre segnalano una svolta nel sentiero debole dell’inflazione core.
– La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board balza da 124,3 a 135,7, sui massimi da novembre 2018, spinta da incrementi solidi della situazione corrente (170,9 da 164,3) e delle aspettative (112,2 da 97,6). Le famiglie segnalano un miglioramento della valutazione del mercato del lavoro, da livelli già elevati, e danno indicazioni positive sulle condizioni correnti e attese dell’economia. La fiducia è sostenuta dalla ripresa del mercato azionario, dal calo dei tassi e dal mercato del lavoro sempre solido e dà indicazioni di crescita dei consumi su ritmi sostenuti nel 2° semestre.

CINA – Il PMI manifatturiero è salito a quota 49,7 a luglio (da 49,4 di giugno), appena sopra le attese, ma è rimasto in territorio recessivo per il terzo mese consecutivo.
Nel settore non manifatturiero, l’indice è calato a 53,7 da 54,2 precedente. Di conseguenza il PMI composito è risultato poco variato, a 53,1 a luglio da 53 di giugno.
Sul manifatturiero continua a pesare la crisi sul commercio con gli Stati Uniti. Nel frattempo, il partito comunista ha smentito le voci di un possibile allentamento dei vincoli sul mercato immobiliare.

 

COMMENTI:

GRAN BRETAGNA – Le dichiarazioni di ieri del neo-primo ministro Boris Johnson, secondo cui il 31 ottobre il Paese uscirà dalla Ue “non importa come”, hanno rinfocolato i timori di una hard Brexit e pesato sulla sterlina, che ha raggiunto nuovi minimi.
Il primo ministro ha affermato che sta alla Ue raggiungere un migliore compromesso, in assenza del quale “dobbiamo prepararci a un’uscita senza accordo”.
Johnson sarà oggi in Irlanda del Nord, una visita ritenuta “spinosa” visto che la questione del backstop del confine irlandese è il principale ostacolo al raggiungimento di un accordo con Bruxelles.

STATI UNITI – La riunione del FOMC dovrebbe dare l’avvio a una nuova fase di aumento di stimolo monetario a scopo preventivo. La previsione è che l’intervallo obiettivo per il tasso dei Fed funds venga ridotto di 25pb (portato a 2–2,25%).
La decisione potrebbe avere dissensi, in direzione opposta, con un possibile voto per un taglio di 50pb (Evans) e uno per tassi fermi (George). La probabilità di un intervento di 50pb a nostro avviso è praticamente nulla: il consenso nel FOMC al momento non è posizionato su un’azione aggressiva.
Inoltre, nelle ultime settimane l’evoluzione di dati ed eventi è stata generalmente positiva, con indicazioni congiunturali solide (mercato del lavoro, prezzi, consumi, reddito e fiducia delle famiglie), e con l’accordo fiscale su debito e spesa federale.
Il comunicato e la conferenza stampa di Powell dovrebbero sottolineare che la valutazione dello scenario resta positiva, con l’economia in crescita sopra il potenziale e il mercato del lavoro al pieno impiego. Il taglio dei tassi, peraltro già preannunciato, dovrebbe esser giustificato su due fronti. Da un lato, l’intervento è mirato ad agire in modo preventivo a fronte di rischi legati alle tensioni commerciali e alla domanda globale debole.
Dall’altro, il persistente undershooting dell’inflazione rispetto all’obiettivo simmetrico del 2% dovrebbe fornire un secondo motivo per l’espansione dello stimolo monetario.
Un accumularsi di dati positivi e di riduzione dell’incertezza di policy (per esempio, l’accordo bipartisan su limite del debito e spesa discrezionale 2020-21) potrebbe cambiare le carte in tavola alla prossima riunione.
Powell potrebbe dare qualche segnale di incertezza riguardo alle indicazioni per settembre: sarà importante vedere se sarà ancora ripetuta l’affermazione secondo cui i rischi “continuano a pesare sullo scenario”.
Maggiori informazioni per il sentiero dei tassi verranno però dai verbali e dai discorsi delle prossime settimane.

 

PREVISIONI:

ITALIA
– Il PIL è atteso in frenata nel 2° trimestre, dopo l’incremento di un decimo visto a inizio anno. La forchetta di previsione è tra zero e -0,1% t/t. Riteniamo leggermente più probabile che un contributo negativo dovrebbe venire sia dalla domanda estera che dalla domanda interna al netto delle scorte (in particolare dagli investimenti), e solo l’apporto dei magazzini dovrebbe temperare la frenata dell’attività economica. Su base annua, il PIL resterà in rosso (-0,1%). Per il 2° semestre, ci attendiamo una moderata ripresa, che però è a rischio visto che gli indici anticipatori ancora non mostrano una svolta significativa.
– L’inflazione è vista ancora in calo a luglio, a 0,4% a/a sull’indice nazionale e a 0,5% sull’armonizzato (in flessione di tre decimi rispetto al mese precedente).
Nel mese i prezzi risulterebbero stabili sul NIC e in calo di -1,7% m/m sull’IPCA. La componente energia dovrebbe spingere al ribasso i listini per via del taglio delle tariffe sul gas, mentre rincari di natura stagionale arriveranno dai servizi di trasporto, dalle spese per il tempo libero e dai servizi ricettivi e di ristorazione. In prospettiva, riteniamo che il trend di calo dell’inflazione sia pressoché esaurito: a partire da fine estate si dovrebbe vedere una sia pur lenta risalita.
– Il tasso di disoccupazione potrebbe risalire al 10% a giugno, dopo il calo superiore alle attese al 9,9% il mese precedente. A maggio, si era registrato un robusto incremento degli occupati, che però riguardava soprattutto ultracinquantenni. Le attese di famiglie e imprese sull’occupazione non sembrano coerenti con una prosecuzione del calo dei disoccupati sui ritmi visti il mese scorso.

AREA EURO
– La stima preliminare del PIL nel 2° trimestre 2019 dovrebbe registrare una crescita di 0,1% t/t e 0,8% a/a. L’andamento congiunturale si prospetta molto debole in Germania e Italia, ma ciò dovrebbe essere compensato dall’andamento ancora positivo di Francia e, soprattutto, Spagna.
– Si prevede a luglio un calo dell’inflazione da 1,3% a 1,0% a/a (misurata sull’HICP), a fronte di una variazione congiunturale negativa di -0,5% m/m, essenzialmente per fattori stagionali. I carburanti dovrebbero aver sottratto poco meno di 0,1%, a causa del calo del prezzo della benzina e degli oli combustibili.
– La disoccupazione a giugno è attesa rimanere stabile al 7,5% come a maggio.
Nel 2° trimestre il numero dei senza lavoro è in rotta per un calo di due decimi da 7,7% del 1° trimestre a 7,5% dopo essere già calata di due decimi da fine 2018.
Per l’anno in corso la disoccupazione Eurozona è vista calare dall’8,2% dell’anno scorso.

GERMANIA – A luglio la disoccupazione è vista ancora ferma al 5,0% per il terzo mese consecutivo dopo l’aumento di un decimo a maggio. Su base trimestrale la disoccupazione è ferma al 5,0% da fine 2018 e prevediamo che rimanga su tale livello fino alla fine dell’anno. Il rallentamento dell’economia tedesca in atto per ora non dovrebbe ripercuotersi sul mercato del lavoro.

FRANCIA – La stima flash dovrebbe indicare che a luglio i prezzi al consumo sono calati di un decimo su entrambe le misure, da +0,2% dell’indice nazionale e da +0,3% di quello armonizzato.
Di riflesso, l’inflazione è vista in stabile sulla misura nazionale (all’1,2%) e in rallentamento di un decimo sulla misura armonizzata (dall’1,4% all’1,3%). L’inflazione francese rimarrà debole fino all’autunno inoltrato quando ci aspettiamo una marginale accelerazione.

SPAGNA – I dati mensili indicano che la crescita economica è rimasta molto dinamica nel 2° trimestre 2019. Si prevede un incremento del PIL di 0,6% t/t e 2,4% a/a. La domanda interna (consumi privati e investimenti) continuerà a fornire robusto sostegno, mentre si attende un contributo nullo o marginalmente negativo delle esportazioni nette.

STATI UNITI – La stima ADP dei nuovi occupati non agricoli privati a luglio è vista dal consenso a 153 mila.