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30 Settembre 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ad agosto i prezzi alla produzione nell’industria sono cresciuti di +0,5% m/m (11,6% a/a), al nono rialzo consecutivo ma in decelerazione dal +2,9% m/m di luglio.

AREA EURO – Le indagini della Commissione Europea di settembre hanno riportato una sostanziale stabilizzazione dell’indice composito ESI a 117,8 da un precedente 117,6, su livelli coerenti con una ripresa ancora solida a cavallo tra 3° e 4° trimestre.
A livello settoriale si registra una sostanziale stabilizzazione per l’indice relativo all’industria, che nasconde però un rallentamento dell’attività produttiva, a fronte di una flessione più ampia del previsto nei servizi, che rimangono comunque il comparto destinata a trainare la ripresa nel 2° semestre.

GIAPPONE
– La stima preliminare della produzione industriale di agosto ha registrato un calo di -3,2% m/m (consenso: -0,5% m/m), accompagnato da una correzione delle consegne di -3,8% m/m e delle scorte di -0,3% m/m.
– Le vendite al dettaglio di agosto sono calate di -3,2% a/a (consenso: -1% a/a), dopo 2,4% di luglio, sulla scia degli effetti negativi collegati alla diffusione della variante Delta.
Il 3° trimestre dovrebbe vedere una crescita stagnante, per via degli effetti della pandemia e dei colli di bottiglia all’offerta.
In autunno il miglioramento del quadro sanitario dovrebbe dare luogo a una riaccelerazione della crescita.

CINA
 – Gli indici PMI hanno rilevato nel complesso una stabilizzazione dell’attività del settore manifatturiero alla fine del 3° trimestre e un miglioramento di quella dei servizi.
L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin-Markit è salito da 49,2 in agosto a 50,0 in settembre, più delle aspettative (Consenso Bloomberg 49,5).
Il miglioramento è stato sostenuto da un moderato aumento degli ordini totali (la componente è tornata in territorio espansivo a 50,8, dopo due mesi al di sotto di 50) trainati dalla domanda domestica, dalla moderazione del ritmo di contrazione della produzione (la componente è salita da 47,7 in agosto a 49 in settembre) e da un aumento delle componenti dei prezzi, sia degli input sia degli output.
Le scorte si sono ulteriormente contratte e i tempi di consegna restano in aumento, confermando la persistenza dei problemi di approvvigionamento nelle catene produttive, esacerbati dalle misure di contenimento dei focolai di Covid-19 e dagli sforzi di allineamento ai target di efficienza energetica.
Questi ultimi hanno portato a blackout elettrici in diverse città, intensificatesi nell’ultima parte di settembre, dopo la rilevazione dell’indagine PMI.
Gli acquisti di materie prime, dopo la contrazione in agosto, sono tornati ad espandersi, mentre gli ordini esteri sono rimasti in contrazione (la componente è scesa da 48,0 a 47,7) così come l’occupazione.
– Al contrario il PMI manifatturiero rilevato dal NBS è invece sceso da 50,1 in agosto a 49,6 in settembre (Consenso Bloomberg 50), e diversamente dal precedente, ha registrato un calo delle componenti degli ordini sia totali sia esteri, entrambe rimaste in territorio di contrazione.
La scomposizione per tipologia di impresa rileva un peggioramento dell’attività per le piccole e le medie imprese (per queste ultime l’indice PMI, dopo sei mesi in territorio espansivo, è sceso da 51,2 a 49,7), e un marginale miglioramento per le grandi imprese.
Il PMI non manifatturiero del NBS è salito da 47,5 in agosto a 53,2 in settembre, superando di gran lunga le attese (Consenso Bloomberg 49,8), trainato al rialzo dall’aumento del PMI dei servizi, salito da 45,2 a 52,4. Quest’ultimo è stato sostenuto dal netto miglioramento della componente degli ordini totali, balzata dal minimo di 40,5 in agosto a 49, e dall’aumento di tutte le altre componenti comprese le aspettative.
Il PMI del settore costruzioni, dopo l’aumento a 60,5 in agosto, si è riportato sui livelli di luglio, a 57,5, con la componente dei nuovi ordini, in un trend di continua diminuzione dai massimi di marzo (59,0), è scesa per la prima volta sotto 50 (49,3).

 

COMMENTI:

ITALIA – Ieri il Governo ha approvato l’attesa Nota di Aggiornamento al DEF, che da un lato ha confermato il netto miglioramento del quadro di finanza pubblica (deficit 2021 rivisto a 9,4% da 11,8% del DEF, debito visto ora in calo quest’anno al 153,5%), dall’altro evidenzia che, anche grazie agli spazi fiscali venutisi a creare in forza della crescita superiore al previsto, il Governo intende mettere in atto una manovra espansiva sul triennio 2022-24 che vale l’1,2% del PIL per l’anno prossimo (circa 22 miliardi).
A nostro avviso, vi sono anzi ulteriori margini di miglioramento dei saldi quest’anno (non escludiamo che il deficit possa anche scendere sotto il 9%), mentre le assunzioni governative in merito alla crescita del PIL nel 2022-24 ci paiono moderatamente ottimistiche.

STATI UNITI – Ieri, Powell ha detto che il rialzo dell’inflazione generato dalle strozzature all’offerta potrebbe essere più duraturo di quanto atteso, ma ha ribadito che le pressioni inflazionistiche dovrebbero essere temporanee e rientrare nel corso del prossimo anno.
Powell ha ripetuto che la Banca centrale alzerebbe i tassi in caso di feedback dall’attuale trend dei prezzi alle aspettative di famiglie e imprese, ma per ora non c’è evidenza di tale rischio.
Harker (Philadelphia Fed) e Daly (San Francisco Fed) hanno indicato che sarà presto appropriato iniziare il tapering.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ulteriormente e ampiamente, aggiornando i massimi 2021 per andare a rivedere livelli abbandonati un anno fa, supportato dal consolidarsi dello scenario di imminenza del tapering Fed (anche alla luce di vari discorsi Fed) e, seppure in misura inferiore, dal permanere di un certo grado di risk aversion sui mercati, acuito in questi giorni da problemi contingenti, come la questione del limite del debito USA.
Dai dati USA di oggi si attendono indicazioni miste (positive dai sussidi di disoccupazione, di debolezza dal PMI di Chicago), il che potrebbe arrestare/rallentare l’ascesa del biglietto verde alla luce della rapidità e ampiezza del movimento recente.
Se così fosse, dovrebbe comunque trattarsi solo di una pausa.
Da seguire anche numerosi discorsi Fed in calendario, che come linea prevalente dovrebbero confermare l’imminenza della svolta di policy, a sostegno quindi del dollaro.

EURL’euro è sceso ulteriormente aggiornando i minimi 2021, toccando quota 1,1588 EUR/USD, livello abbandonato a luglio 2020.
I nuovi livelli corrispondono ai target ribassisti che avevamo da tempo indicato (corridoio di supporti a 1,15-1,14 EUR/USD) come obiettivi all’avvicinarsi della svolta Fed.
I driver dominanti restano pertanto quelli di dollaro.
Infatti, nemmeno ieri l’euro ha tratto beneficio dai dati di fiducia dell’area che pure hanno sorpreso favorevolmente.
Così oggi eventuali sorprese verso l’alto dai dati di inflazione tedeschi o delusioni dai dai USA potrebbero arrestare la discesa dell’euro, ma solo temporaneamente.
La prospettiva di ulteriore debolezza rimane.

GBPAnche la sterlina ha corretto ulteriormente sulla forza del dollaro da 1,35 a 1,34 GBP/USD, ma un po’ più dell’euro per il perdurare della crisi energetica nel Regno Unito (aumento dei prezzi del gas naturale e scarsità di benzina – dovuta comunque a un problema temporaneo di scarsità di trasportatori), così rispetto alla moneta unica la valuta britannica è rimasta in calo, seppur mantenendosi in area 0,86 EUR/GBP.
Bailey ieri ha dichiarato che la BoE sta monitorando con grande attenzione l’evoluzione del rischio inflazionistico aggiungendo di aspettarsi che l’economia torni presto ai livelli pre-crisi, intorno all’inizio dell’anno prossimo, anche se forse uno/due mesi più tardi rispetto a quanto previsto quest’estate.
Nel breve la sterlina può risentire ancora negativamente di queste criticità a livello domestico, ma successivamente, l’anno prossimo, dovrebbe invece trarre beneficio dalla prospettiva di avvio del ciclo di rialzi dei tassi BoE.

JPYAnche lo yen è sceso verso nuovi minimi contro dollaro sulla forza di quest’ultimo portandosi da 111 a 112 USD/JPY (minimi da febbraio 2020), mentre contro euro è leggermente risalito da 130 a 129 EUR/JPY in quanto ha prevalso il calo dell’EUR/USD.
Nel breve tali tendenze potrebbero essere confermate, lasciando spazio successivamente a una maggior debolezza della valuta nipponica sia contro dollaro sia contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Il calendario macroeconomico di oggi si presenta ricco di dati.
I dati di agosto potrebbero invece riportare una stabilizzazione del tasso di disoccupazione in Italia (al 9,3%) e nel complesso dell’Eurozona (al 7,6%).
Prevediamo invece un rialzo di un decimo al 5,6% del tasso di disoccupazione in Germania a settembre.

ITALIA – L’inflazione è attesa salire al 2,4% a/a dal 2% di agosto sull’indice nazionale, mentre resterà stabile al 2,5% a/a sulla misura armonizzata UE.
Nel mese i prezzi sono visti in calo di tre decimi sul NIC e in aumento di 0,9% m/m sull’IPCA, che risente del rientro dei saldi estivi.

GERMANIA – La stima flash dai Länder dovrebbe indicare che a settembre l’indice domestico dei prezzi al consumo è invariato, mentre l’HICP è calato marginalmente.

FRANCIA – La stima flash dell’inflazione è attesa accelerare sia sull’indice nazionale, sia sull’armonizzato.
Sul mese, i prezzi al consumo dovrebbero calare di un decimo sulla misura nazionale e due decimi sull’indice armonizzato.

STATI UNITI – L’agenda dei dati di oggi include la stima finale del PIL del 2° trimestre, che dovrebbe confermare la crescita di 6,6% t/t ann. e i sussidi di disoccupazione, che dovrebbero tornare a calare dopo alcune settimane di rialzi.
Il focus resterà sull’evoluzione del quadro politico, costellato di scadenze urgentissime e rischiose, con le leggi di spesa in scadenza domani e il raggiungimento del limite del debito da metà ottobre in poi.