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30 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri le indagini di novembre della Commissione Europea hanno registrato un calo dell’indice composito ESI a 117,5 da 118,6 precedente.
La correzione è imputabile ad un minore ottimismo da parte dei consumatori a fronte di un miglioramento del morale delle imprese diffuso a tutti i settori, che riportano anche un aumento record dei prezzi di vendita.
Le indagini sono coerenti con un’attività ancora solida, ma non risentono ancora della recrudescenza dei contagi e delle più recenti restrizioni che potrebbero portare ad un più marcato rallentamento della ripresa a fine anno.

GERMANIA – A novembre l’inflazione armonizzata è salita al 6,0% a/a, sui massimi dall’inizio delle rilevazioni nel 1997, mentre quella nazionale si è portata sui massimi dal 1992, al 5,2%.
L’inflazione tedesca potrebbe aver toccato un picco a novembre per calare gradualmente nei prossimi mesi e con più forza da gennaio, ma potrebbe restare al di sopra della soglia del 2% per tutto il prossimo anno.

GIAPPONE
– Il tasso di disoccupazione è sceso a 2,7% a ottobre, sui minimi da marzo, grazie a una flessione dei disoccupati più ampia rispetto a quella degli occupati e a un calo della forza lavoro.
– La produzione industriale a ottobre ha registrato un incremento di 1,1% m/m, in netto rialzo dopo -5,4% m/m di settembre, spinto da auto, macchinari ed elettronica.
Le imprese prevedono ulteriore espansione a novembre (9% m/m) e a dicembre (2,1% m/m).
Le indicazioni per il 4° trimestre sono di significativa ripresa della crescita, con una riaccelerazione della produzione e degli investimenti fissi non residenziali.

CINA – Gli indici PMI hanno complessivamente sorpreso al rialzo evidenziando un miglioramento dell’attività manifatturiera in seguito alla normalizzazione delle forniture di energia elettrica, un impatto negativo ma moderato delle misure di contenimento dei contagi sul settore dei servizi e un incremento di attività nel settore delle costruzioni.
Hanno inoltre segnalato un netto calo dei prezzi degli input nonostante rimangano ancora irrisolti i problemi logistici e di scarsità dei materiali.
L’indice PMI manifatturiero rilevato dal NBS è salito da 49,2 in ottobre a 50,1 in novembre, contro le aspettative di consenso di un marginale calo.
L’incremento è diffuso a quasi tutte le componenti e trainato dalla produzione, salita da 48,4 in ottobre a 52,0 in novembre.
Il ritmo di contrazione degli ordini è diminuito, soprattutto per gli ordini interni.
Molto significativo è stato il rallentamento dei prezzi degli input, a 52,9 da 72,1 – vicino ai massimi storici – di ottobre, grazie alla diminuzione dei prezzi del carbone ma anche di altre materie prime.
Si registra un incremento dell’attività per le grandi e medie imprese e una diminuzione del ritmo di contrazione per le piccole.
Il PMI non manifatturiero ha subito invece una lieve flessione, da 52,4 in ottobre a 52,3 in novembre, minore di quella attesa dal consenso, determinata dal calo del PMI dei servizi.
Quest’ultimo è sceso da 51,6 in ottobre a 51,1 in novembre, trainato al ribasso dal calo moderato di tutte le componenti ad eccezione dell’occupazione (stabile).
Il PMI del settore delle costruzioni è invece risalito da 56,9 in ottobre a 59,1 in novembre, portandosi poco sotto il livello di agosto, grazie ad un aumento della componente degli ordini, salita di quasi due punti a 54,2, ai massimi da aprile.
Le aspettative sono invece scese ma restano comunque poco sopra i minimi di gennaio 2016 (non tenendo conto dei crolli di febbraio 2020 e gennaio 2021 dovuti alla pandemia).
Il PMI composito è quindi salito da 50,8 in ottobre a 52,2 in novembre.

 

COMMENTI:

BCE – Il vicepresidente della BCE, de Guindos, ha detto di essere fiducioso che gli acquisti di titoli continueranno per tutto il 2022, ma anche di non volersi sbilanciare sul 2023.
Per quanto riguarda le TLTRO, il vicepresidente ha rivelato che il loro rinnovo non sarà discusso a dicembre.
Nella stessa intervista a Les Echos, de Guindos ha invitato le autorità nazionali a considerare l’aumento dei buffer anticiclici di capitale per contrastare il surriscaldamento dei mercati immobiliari.

STATI UNITI – Oggi il focus sarà sull’audizione di Powell e Yellen in Congresso e sui discorsi di Williams (NY Fed) e Clarida (Board).
Il testo dell’audizione di Powell è già stato pubblicato e riassume la prima reazione della Fed di fronte all’emergere della variante Omicron.
Secondo Powell, la diffusione di Omicron e il recente aumento dei contagi rappresentano rischi verso il basso per l’occupazione e la crescita, mentre aumentano l’incertezza sull’inflazione, con la possibilità di ulteriore peggioramento dei colli di bottiglia e dei problemi dal lato dell’offerta.
Powell afferma che maggiori preoccupazioni per il virus ridurrebbero ulteriormente la disponibilità a lavorare in presenza, rallentando l’aggiustamento dell’offerta di lavoro e intensificando le interruzioni della catena produttiva.
Nel testo, si sottolinea la preoccupazione per l’inflazione già molto al di sopra dell’obiettivo, rilevando che i fattori che la spingono persisteranno per buona parte del 2022, mentre “i salari stanno crescendo a un ritmo veloce”.
Powell identifica quindi lo shock da variante Omicron come uno shock da offerta.
La teoria economica prescrive che la politica monetaria non reagisca agli effetti di prima battuta di tali shock, ma che debba invece rispondere agli effetti di seconda battuta che possono renderne persistenti le conseguenze.
In sostanza, la Fed dovrebbe reagire di fronte a un’accelerazione dei salari e/o a un disancoraggio delle aspettative.
Nella prossima settimana sarà importante leggere i discorsi dei partecipanti al FOMC, per capire se intendono accelerare il ritmo del tapering a dicembre in modo da essere pronti a reagire non solo alla situazione già in atto, ma anche ai rischi di effetti di seconda battuta.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in leggero rialzo ieri, rimbalzando, seppure solo parzialmente, dai minimi di venerdì, ma oggi è di nuovo in calo, marginalmente al di sotto dei minimi di venerdì, a causa delle preoccupazioni per la nuova variante Covid.
Ieri Powell ha detto infatti che Omicron e l’aumento dei contagi pongono rischi verso il basso sull’occupazione e aumentano l’incertezza sulle prospettive dell’inflazione.
La notizia che effettivamente la nuova variante potrebbe essere più resistente agli attuali vaccini (queste le prime conclusioni dell’AD di Moderna) ha fatto salire ulteriormente la risk aversion e il calo dei rendimenti da flight to quality che ne è derivato, insieme alla possibilità che la Fed proceda meno velocemente rispetto a quanto ci si aspettava solo pochi giorni fa nel normalizzare la politica monetaria, hanno impedito al dollaro di trarre beneficio dalla situazione nonostante il suo ruolo di safe haven.
Dai dati di oggi non si attendono spunti che possano ribaltare subito la situazione.
Più significativi saranno i vari discorsi Fed, inclusa la testimonianza di Powell, anche se il suo discorso è già stato pubblicato ieri.
Per aiutare il dollaro a risalire diventa ora necessario che l’employment report di venerdì non deluda.
Nel frattempo potrebbe mantenersi ancora sulla difensiva, ma probabilmente solo in via temporanea, in quanto il deterioramento del quadro pandemico porterà anche le altre banche centrali ad un atteggiamento più cauto.

EURL’euro ha aperto la settimana in moderato calo ieri da 1,13 a 1,12 EUR/USD, ma oggi è di nuovo in risalita ed ha più che recuperato principalmente di riflesso alla discesa del dollaro ma anche in seguito ai dati di inflazione dell’area.
Dalla BCE non si registra ancora un innalzamento di toni sul fronte del rischio inflazione e almeno in questi giorni, dato il peggioramento del quadro pandemico, la cautela potrebbe continuare a prevalere.
I discorsi BCE saranno comunque da seguire con attenzione, soprattutto dopo il dato di inflazione di oggi che ha mostrato un aumento decisamente superiore alle attese, rafforzando ulteriormente l’euro.
Il rafforzamento in corso della moneta unica non appare destinato a durare, a meno di delusioni da dati USA più importanti, employment report in primis.
Tecnicamente, l’upside dovrebbe restare contenuto entro 1,14 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in moderato calo contro dollaro ieri da 1,33 a 1,32 GBP/USD ma oggi ha già più che recuperato, beneficiando di riflesso del generalizzato arretramento del biglietto verde. Contro euro invece è in calo da 0,84 a 0,85 EUR/GBP, rivelando una maggior sensitvity negativa all’evoluzione sfavorevole del quadro pandemico, a fronte del quale il mercato ha rivisto al ribasso le attese di rialzo dei tassi BoE.
Da seguire saranno pertanto i discorsi BoE, a partire da Mann oggi, particolarmente rilevante perché a novembre Mann aveva votato per una riduzione immediata del QE.
A meno di dichiarazioni hawkish, la sterlina potrebbe continuare a riflettere perlopiù la dinamica del dollaro, mostrando ancora cedevolezza.

JPYLo yen ha aperto la settimana in moderato calo contro dollaro da 112 a 113 USD/JPY ma oggi è di nuovo in risalita ed ha già più che recuperato, a causa non solo dell’aumento della risk aversion ma anche dell’arretramento dei rendimenti USA.
Contro euro la dinamica è stata opposta tra ieri e oggi per via del prevalere della dinamica del cambio EUR/USD, con movimenti contenuti nel range 127-128 EUR/JPY. Affinché lo yen riprenda a scendere contro dollaro è necessario che i rendimenti USA tornino a salire visibilmente, soprattutto fintantoché l’avversione al rischio resta elevata.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Il calendario macroeconomico di oggi si presenta ricco di dati.
Le stime flash degli indici dei prezzi al consumo di novembre dovrebbero far registrare una crescita dell’inflazione nell’Eurozona (4,5% a/a da un precedente 4,1%) e in Italia (3,1% su base nazionale e 3,3% armonizzato).
L’inflazione potrebbe invece tornare a calare in Francia (3,0% a/a da 3,2% armonizzato) dopo aver toccato un picco in ottobre.
– Le seconde letture dovrebbero invece confermare che il PIL nel 3° trimestre in Italia e in Francia è cresciuto rispettivamente di 2,6% t/t e di 3,0% t/t.
– Verranno rilasciati oggi anche i dati sulle spese per consumi di ottobre in Francia, che potrebbero restare deboli dopo la contrazione del mese precedente, mentre in Germania a novembre il tasso di disoccupazione potrebbe essere salito di un decimo al 5,5%.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dal Conference Board a novembre dovrebbe mostrare un nuovo calo, a 110.
La flessione della fiducia, ormai in atto dall’estate, è determinata dai timori per il rialzo dell’inflazione, ma non sembra frenare la propensione ai consumi, in netta ripresa in autunno.