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29 Agosto 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Venerdì il morale dei consumatori ad agosto è salito a 98,3 da un precedente 94,8, tornando sui livelli di giugno ma restando ancora al di sotto delle letture medie registrate prima dello scoppio del conflitto.
A fronte del contenuto miglioramento della fiducia delle famiglie si è registrato un calo del morale delle imprese (a 109,4 da 110,7, sui minimi da aprile).
La flessione risulta più marcata per costruzioni (155,8 da 164,4) e manifattura (104,3 da 106,4), ma anche i servizi riportano una correzione della fiducia (103,3 da 103,9), interamente dovuta ad un peggioramento delle aspettative.
Le indagini Istat di agosto sono coerenti con un rallentamento ciclico nel 3° trimestre che si sta ormai diffondendo a gran parte dei settori.

FRANCIA – Anche l’indice INSEE di fiducia dei consumatori francesi è salito a sorpresa ad agosto (a 82 da 80), restando però ben al di sotto della media di lungo periodo e su livelli ancora coerenti con un calo dei consumi.

STATI UNITI
 – Sempre venerdì, la spesa personale di luglio ha mostrato una variazione di 0,1% m/m, al di sotto delle aspettative per 0,3% m/m.
Anche il reddito personale ha deluso in termini nominali, con un rialzo di 0,2% m/m, dopo 0,7% m/m di giugno, rivisto verso l’alto.
In termini reali, i consumi sono in aumento di 0,2% m/m, dopo due mesi deboli, e puntano a una variazione nel 3° trimestre solo poco più rapida rispetto a 1,5% t/t ann. della primavera.
Il reddito disponibile reale è aumentato di 0,3% m/m e il tasso di risparmio si è stabilizzato a 5%.
Il deflatore dei consumi è calato di -0,1% m/m (6,3% a/a) e il deflatore core ha sorpreso verso il basso con un rialzo di 0,1% m/m (4,6% a/a).
– La stima preliminare della bilancia commerciale dei beni di luglio ha sorpreso con un’ampia chiusura del deficit (-9,4 mld), dovuta a un calo dell’export di -0,2% m/m a fronte di una correzione dell’import di -3,5% m/m.
In termini reali, i dati sono coerenti con un ampio rialzo dell’export a fronte di un crollo delle importazioni e con un significativo contributo del canale estero alla crescita del 3° trimestre, compreso fra 1 e 2pp.

 

COMMENTI:

BCE – Intanto, Schnabel (BCE) ha sollecitato una risposta aggressiva della politica monetaria alle pressioni inflazionistiche, in modo da riportare l’inflazione all’obiettivo rapidamente.
Secondo Schnabel, una reazione rapida è giustificata sia dal rischio che l’inflazione si riveli persistente, sia dall’aumento delle aspettative di inflazione a lungo termine.
Inoltre, l’aumento dei tassi dovrebbe essere maggiore rispetto alla variazione dell’inflazione attesa e i tassi reali devono salire.
Schnabel riconosce che la banca centrale potrebbe oggi avere meno controllo sull’inflazione per una serie di motivi (curva di Phillips piatta, maggiore rilevanza del capitale intangibile su quello tangibile, maggiore rilevanza del margine di capacità globale rispetto a quello domestico), ma ne trae l’implicazione che sia necessario agire prima, accettando il rischio di recessione che ciò comporta.
Tale posizione non è affatto isolata: sollecitazioni ad attuare rialzi dei tassi “significativi” sono arrivati anche da Villeroy de Galhau di Banque de France e da Kazaks (Lettonia), che vorrebbero arrivare a tassi “neutrali” entro fine anno o entro il primo trimestre 2023.
A seguito delle dichiarazioni qui riportate, del resoconto della riunione di luglio e della nuova fiammata dei prezzi del gas, i mercati iniziano giustamente a scontare che la mossa di settembre possa essere di 75 punti base invece che di 50, che seguano altri 75 punti base di rialzo entro fine anno e che il punto di arrivo sia più alto (2%).

STATI UNITI
– Venerdì, il discorso di Powell a Jackson Hole non ha riservato significative novità nei contenuti, ma la chiarezza e l’incisività dell’intervento sono state equivalenti a un annuncio per i mercati.
Il messaggio hawkish non lascia spazio a interpretazioni dovish su nessun punto.
La Fed ora è concentrata esclusivamente sull’obiettivo di riportare l’inflazione al 2%.
Secondo Powell, questo richiederà una politica monetaria restrittiva e gli “sgradevoli costi” di un periodo prolungato di crescita sotto il trend e di un indebolimento del mercato del lavoro.
Powell ha anche sottolineato che la Fed continuerà a combattere l’inflazione fino a quando il lavoro non sarà concluso, indicando che non bisogna aspettarsi una pausa, e tanto meno una svolta, in tempi brevi.
Per quanto riguarda i prossimi rialzi, Powell ha detto che a settembre potrà ancora esserci un intervento da 75pb, ma la decisione dipenderà dai dati e dall’evoluzione dello scenario, certamente non da un singolo dato.
In particolare, non basta il rallentamento dell’inflazione di agosto per determinare l’esito della riunione, dato che ci sono altri dati in arrivo.
Powell mantiene quindi aperte le opzioni fra 50 e 75pb indicate a luglio e ripete che un rallentamento del ritmo sarà appropriato a un certo punto, quando la politica monetaria sarà più restrittiva.
La comunicazione di Powell ha probabilmente voluto chiarire che l’allentamento delle condizioni finanziarie registrato nell’ultimo mese era inopportuno e prematuro, e che la Fed non intende rispondere ai rischi di rallentamento della crescita nella fase, necessariamente prolungata, di lotta all’inflazione.
Il “pivot” della Fed è ancora lontano, come sarà probabilmente ribadito dall’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche a settembre.
Altre voci dal FOMC si sono allineate a quella di Powell.
Mester (Cleveland Fed) ha detto di essere d’accordo con il chairman e ha sottolineato che vorrà vedere “molta più evidenza convincente” di un calo dell’inflazione prima di ritenere appropriato un cambiamento del sentiero di policy.
Bostic (Atlanta Fed) ha ripetuto che se i dati resteranno forti probabilmente sarà a favore di un rialzo di 75pb a settembre, ma se saranno più in linea con l’ultimo dato di inflazione, probabilmente si orienterebbe verso un rialzo di 50pb.