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28 Agosto 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Venerdì l’indice IFO tedesco è sceso a 85,7 ad agosto da 87,4 di luglio (rivisto da 87,3), ai minimi dall’ottobre 2022, ben al di sotto delle attese di consenso (86,7).
È peggiorata in particolare la valutazione sulla situazione corrente, a 89 da 91,4 (rivisto da 91,3), un minimo dal 2009 se escludiamo i mesi del primo lockdown nel 2020.
Le attese per i prossimi mesi sono calate ma in minor misura, a 82,6 da 83,6 (rivisto da 83,5), un minimo da novembre 2022.
Nell’insieme, i dati risulterebbero compatibili con una contrazione del PIL intorno a -0,2% t/t nel trimestre estivo, con rischi orientati verso il basso.

STATI UNITI – La stima finale della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di agosto ha registrato un peggioramento (69,5) rispetto sia alla lettura preliminare (71,2) che al dato del mese precedente (71,6).
La correzione è diffusa sia alle condizioni correnti (75,7 da 76,6 di luglio) che alle aspettative (65,5 da 68,3).
Le attese di inflazione sono state riviste al rialzo rispetto alla stima preliminare sull’orizzonte di 1 anno (a 3,5% da 3,3%), in salita rispetto al mese precedente, e sull’orizzonte a 5 anni il dato finale è risultato un decimo più elevato (3% da 2,9%), tornando sui livelli di luglio.

 

COMMENTI:     

BCE
– Secondo la presidente Lagarde, intervenuta venerdì al simposio di Jackson Hole, la combinazione di maggiori investimenti e maggiori vincoli di capacità potrebbe condurre a lungo andare a pressioni al rialzo sui prezzi in alcuni mercati, fenomeno che richiederà sia un riallineamento dei prezzi relativi, sia vigilanza della banca centrale per impedire che le aspettative di inflazione sfuggano al controllo.
Le banche centrali dovranno operare in modo flessibile, data l’incertezza del contesto.
Per la BCE, ciò significa fissare i tassi di interesse a livelli sufficientemente restrittivi e abbastanza a lungo da conseguire un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo.
– Sabato, Kazaks (Lettonia) ha sostenuto che potrebbe essere necessario un altro piccolo rialzo dei tassi a settembre per contrastare i rischi sullo scenario di inflazione.
A suo giudizio, i tassi potranno essere tagliati soltanto quando le proiezioni di inflazione saranno significativamente inferiori al 2%.
Il mercato monetario attribuisce a un rialzo di 25pb il 14/9 una probabilità inferiore al 50%, ma tale probabilità sale nei mesi successivi.
Da segnalare anche discorsi di Nagel (Bundesbank), Hernandez de Cos (Spagna), Holzmann (Austria).

STATI UNITI
– Venerdì, in occasione del simposio annuale di politica economica di Jackson Hole, il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato che l’inflazione “rimane troppo alta e la banca centrale statunitense, se necessario, potrebbe aumentare ulteriormente i tassi di interesse per raffreddare la crescita dei prezzi al consumo e riportarla al target del 2%.
Powell ha riconosciuto i progressi compiuti nell’allentare le pressioni sui prezzi ma ha sottolineato che i rischi derivanti dalla sorprendente forza dell’economia statunitense potrebbero giustificare un ulteriore inasprimento della politica monetaria.
Nell’intervento non vi sono state indicazioni sul timing di possibili futuri tagli dei tassi di riferimento.
– Sempre venerdì, Mester (Fed di Cleveland) ha indicato che probabilmente ci sarà ancora lavoro da fare ma, come suggerito anche da Goolsbee (Fed di Chicago), l’attenzione potrebbe concentrarsi sul tempo per il quale sarà necessario mantenere la politica a un livello restrittivo piuttosto che su quanto dovranno ancora crescere i tassi.
Il mercato sconta una probabilità di rialzo dei tassi a settembre inferiore al 20%, ma una probabilità superiore al 50% di un aumento di un quarto di punto entro la fine dell’anno.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Gli unici dati europei in agenda oggi sono quelli su M3 e credito, che dovrebbero mostrare un ulteriore rallentamento a luglio.