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27 Luglio 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Poco fa, l’indice GfK di fiducia dei consumatori (dato preliminare di agosto) è tornato a salire dopo la battuta d’arresto di luglio, passando a -24,4 da -25,2 (rivisto da -25,4) precedente.

AREA EURO – Ieri in Eurozona la crescita di M3 è rallentata più del previsto a giugno: a 0,6% a/a da 1% di maggio (rivisto da 1,4%); si tratta di un minimo dal 2010.
Il dato conferma, come segnalato dalla BLS, la frenata del credito a famiglie (1,7% a/a da 2,1%) e imprese (3% da 4%). I dati sugli aggregati monetari e sul credito anticipano un rallentamento del ciclo nel 2° semestre dell’anno.

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia dei consumatori è rimasto stabile a 85 a luglio, ancora al di sotto della media di lungo periodo ma su livelli superiori ai minimi toccati lo scorso anno.
Come nei mesi precedenti l’indagine, continua a riportare un lieve miglioramento delle aspettative, che restano però complessivamente pessimistiche, mentre le intenzioni di acquisto non mostrano ancora significativi segnali di ripresa.
Tornano a crescere i timori sulla disoccupazione, che però restano su livelli storicamente contenuti.
Si conferma la tendenza discendente per l’inflazione corrente e attesa (quest’ultima è tornata al minimo storico toccato a maggio 2009).
In sintesi, il graduale recupero del morale sembra essere guidato dall’attenuamento delle pressioni inflattive ma non emergono ancora chiari segnali di ripartenza per i consumi, che potrebbero rimanere poco più che stagnanti anche nel 3° trimestre

STATI UNITI – Ieri le vendite di case nuove a giugno sono calate a 697 mila unità (-2,5% m/m, +23,8% a/a), dopo il forte incremento di maggio a 715 mila (+6,6% m/m, rivisto al ribasso da +12,2%).
Gran parte della flessione mensile è stata generata dalle vendite di unità completate (-65 mila), parzialmente compensata dalla crescita delle unità non ancora iniziate (+55 mila).
Il prezzo mediano risulta in calo di -0,5% m/m (-4% a/a) e le scorte di case invendute sono equivalenti a 7,4 mesi di vendite, da 7,2 del mese precedente.
La domanda di case rimane elevata, mentre l’offerta di case esistenti è sempre limitata, anche perché risulta difficile per i proprietari metterle sul mercato dovendo finanziare un eventuale nuovo acquisto a tassi molto più alti (vicini al 7%) rispetto a quelli dei mutui esistenti.

 

COMMENTI:     

BCEL’esito della riunione di politica monetaria della BCE appare scontato, con un rialzo dei tassi di 25pb già ampiamente anticipato.
Il tasso sui depositi (DFR) salirà così al 3,75%, il tasso sulle operazioni principali al 4,25%.
Riteniamo però che l’indirizzo ufficiale sulla riunione di settembre sarà molto vago, lasciando intendere che saranno i dati estivi a determinarne l’esito.
Ci aspettiamo infatti che questa volta, la presidente Lagarde si asterrà dall’indicare come probabile un rialzo dei tassi, né escluderà una sospensione dei rialzi.
Per ora, non ci aspettiamo modifiche ai programmi di acquisto.
I reinvestimenti APP sono già stati interrotti senza turbolenze.
Il tema dei reinvestimenti PEPP è già stato sollevato individualmente da alcuni governatori delle banche centrali nazionali, ma probabilmente il Consiglio lo affronterà soltanto nelle riunioni di fine anno.

STATI UNITI – Ieri sera, come ampiamente atteso, la riunione del FOMC si è conclusa con un rialzo dei tassi sui fed funds di 25pb, a 5,25-5,50% (si tratta di un massimo da 22 anni).
La decisione è stata presa all’unanimità.
Il comunicato è pressoché identico a quello rilasciato il mese scorso: l’unico cambiamento degno di nota è che la crescita economica è ora descritta come “moderata” anziché “modesta“.
Nella conferenza stampa, Powell ha tuttavia riconosciuto che, mentre l’edilizia abitativa ha registrato una lieve ripresa, la crescita dei consumi e degli investimenti fissi è rallentata.
I toni sulla crescita sono in ogni caso più ottimisti: lo staff della Fed non prevede più una recessione, ma solo un “notevole” rallentamento nei prossimi mesi.
Powell ha riconosciuto che i dati sull’inflazione di giugno sono stati migliori del previsto, ma ha sottolineato come si tratti di un solo indicatore e di “dati di un solo mese“, che necessitano dunque di una conferma nei rapporti in uscita nelle prossime settimane.
Nel complesso, il mantenimento di un orientamento restrittivo suggerisce che, nonostante i dati più recenti abbiano segnalato un raffreddamento delle pressioni inflazionistiche (e delle dinamiche occupazionali, almeno secondo l’indagine sulle imprese), i membri del FOMC mantengano per ora sul tavolo l’opzione di un ultimo rialzo dei tassi di 25 pb (a 5,50-5,75%), che era inclusa nelle proiezioni di giugno.
C’è però da tenere presente che la prossima riunione del FOMC si terrà il 19-20 settembre: da qui ad allora vi sarà una grande messe di dati da monitorare, tra i quali in particolare due tornate di indicatori mensili sui prezzi al consumo e sull’occupazione.
Riteniamo che questi dati potranno evidenziare il prosieguo di una tendenza (in atto ormai da alcuni mesi) di rallentamento dell’inflazione core, in un contesto in cui anche il ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro si va facendo via via meno vivace.
In sintesi, nonostante l’orientamento restrittivo mantenuto dal FOMC, riteniamo che un ulteriore rialzo del tasso sui fed funds dopo quello di ieri sia tutt’altro che scontato, e anzi gli attribuiamo una probabilità inferiore al 50%.
Tale eventualità potrebbe materializzarsi solo se i dati dei prossimi due mesi evidenziassero una riaccelerazione delle pressioni sui prezzi core e/o della crescita occupazionale (non si tratta del nostro scenario centrale).
Al momento, il mercato attribuisce a un nuovo rialzo dei tassi entro novembre una probabilità pari a poco più del 40% (in rialzo rispetto alle aspettative pre-FOMC).
Manteniamo la previsione di un primo taglio all’inizio del 2024, con tassi al 4,5% alla fine dell’anno prossimo (una discesa più rapida di quanto prevedeva la Fed a giugno), in un quadro di rallentamento della crescita del PIL, delle dinamiche occupazionali e salariali, e delle pressioni inflazionistiche core.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto sull’esito del FOMC, perché anche se la Fed ha alzato i tassi come da attese di 25 pb a 5,25-5,50% e ha lasciato le porte aperte ad un ultimo rialzo a settembre, ha però spiegato che la decisione effettiva dipenderà dai dati che usciranno nel frattempo.
Poiché quelli recenti lasciano presagire un rallentamento dell’economia e un rientro dell’inflazione, se poi dovesse realizzarsi tale scenario la Fed si asterrebbe dall’alzare ancora i tassi.
Lo scenario centrale è che quello di ieri sia l’ultimo rialzo, ed è questo che dovrebbe mantenere il dollaro sulla difensiva nel breve, ma il mercato ha una probabilità attesa del 40% circa di un altro rialzo a settembre, il che espone il dollaro a possibilità di temporanei recuperi, per quanto modesti, in caso di sorprese verso l’alto dai dati.
Oggi un primo test si avrà con il PIL del 2° trimestre atteso in solo marginale decelerazione.

EURL’euro si è rafforzato di riflesso all’esito del FOMC risalendo da 1,10 a 1,11 EUR/USD, ma oggi i giochi si riapriranno con la riunione BCE.
Le attese sono per un rialzo del tasso refi di 25 pb a 4,25%, ma il tema chiave sarà la probabilità, o meno, di un altro rialzo a settembre.
Il mercato la colloca all’80% circa, ma questa volta la BCE difficilmente si esporrà, preferendo mantenere una guidance vaga, lasciando la decisione finale in funzione dei dati che usciranno nel frattempo.
E poiché, similmente al caso USA, quelli recenti lascerebbero presagire una dinamica inflazionistica meno negativa di quanto inizialmente atteso in un contesto di rischi verso il basso sulla crescita, l’euro potrebbe arretrare di nuovo, seppur limitatamente (fascia di supporti a 1,11-1,10 EUR/USD) se il messaggio della BCE dovesse aprire anche solo implicitamente alla possibilità che i tassi dopo oggi non salgano più, in caso di segnali di raffreddamento della dinamica inflazionistica.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata contro dollaro sull’esito del FOMC da 1,28 fino a quasi 1,3000 GBP/USD, in misura però pressoché analoga all’euro, rispetto al quale si mantiene infatti in area 0,85 EUR/GBP, nonostante il mercato mantenga attese di 75/100 pb di rialzi dei tassi da parte della BoE.
La prospettiva che una restrizione monetaria robusta indebolisca ulteriormente la crescita pone infatti un freno all’upside della sterlina.
Cruciale per la dinamica del cambio sarà la riunione BoE di giovedì prossimo, dove ci attendiamo un rialzo dei tassi di 25 pb.

JPYAnche lo yen si è rafforzato di riflesso al calo post-FOMC del dollaro da 141 a 139 USD/JPY, ma i giochi si riapriranno con l’esito della riunione BoJ di questa notte.
Le attese sono per il mantenimento dell’attuale assetto di policy, ma vi è molta incertezza sulla possibilità di un immediato allentamento del controllo della curva dei rendimenti.
Se lo facesse, lo yen si rafforzerebbe sia contro dollaro sia contro euro, mentre in caso contrario potrebbe indebolirsi ulteriormente.
Il downside dovrebbe comunque essere modesto perché la BoJ dovrebbe rivedere al rialzo le previsioni di inflazione, condizione chiave per procedere successivamente a una modifica dell’assetto di policy in direzione meno espansiva.
Meno direzionale si è rivelata la dinamica dello yen contro euro, inizialmente in rafforzamento da 155 a 154 EURJPY poi di nuovo in calo, prevalendo oggi la salita dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi le indagini Istat potrebbero evidenziare un recupero (sia pure più moderato del mese scorso) del morale delle famiglie, stimiamo a 108,8 da 108,6, sulla scia del rientro in corso dei prezzi al consumo, a fronte di un’ulteriore flessione per la fiducia delle imprese: l’indice IESI è visto a 107,5 da 108,3, e il sentiment nel manifatturiero potrebbe toccare un nuovo minimo da inizio 2021 a 100 da 100,3 precedente.

STATI UNITI – Oggi la stima advance del PIL del 2° trimestre dovrebbe mostrare una crescita di 1,8% t/t ann., dopo il 2% t/t ann. di inizio 2023.
Si potrebbe vedere un rallentamento dei consumi privati e pubblici, dopo le ampie variazioni positive registrate nel primo trimestre, a fronte di un miglioramento per gli investimenti fissi non residenziali e di un apporto positivo delle scorte.
Sulla crescita totale peserà la contrazione del canale estero, che dovrebbe dare un contributo negativo di circa mezzo punto per via della flessione delle esportazioni.