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26 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati di giugno sul commercio estero coi Paesi extra-Ue mostrano un aumento marcato per le esportazioni (+3,9% m/m), a fronte di un lieve calo per le importazioni (-0,5% m/m).
Ad aumentare è soprattutto l’export di beni di consumo durevoli e strumentali (+7,2% e +5,7% m/m, rispettivamente). Il saldo in termini destagionalizzati è perciò salito a 3,5 mld da 2,8 precedente (primo semestre: 13,8 mld contro i 13,1 del 2018, in termini grezzi).
Su base annua, entrambi i flussi tornano in negativo (export a -2,2% da +7,8%, ma la dinamica è influenzata da movimentazioni occasionali di elevato impatto, al netto delle quali il dato si attesterebbe a +1,7%).
A spiegare il passaggio in negativo dell’export è la Svizzera (da +21,4% a -13,5%); restano in rosso (con flessioni a due cifre) anche OPEC e Turchia; viceversa, si conferma trainante e anzi accelera il Giappone (+27,9%), e rimangono in positivo gli Stati Uniti, pur rallentando da (+16% a +3,8%).
Il dettaglio per Paese e settore mostra che il maggior contributo alla crescita tendenziale dell’export (oltre tre punti percentuali) viene dalle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso gli Stati Uniti.
Il dato conferma che è in atto una ripresa delle esportazioni, che in questa fase, invertendo il trend di inizio anno, appaiono più dinamiche delle importazioni.

GERMANIA – L’indice Ifo ha esteso il suo declino per il quarto mese, passando da 97,5 a 95,7, ben sotto le attese. Da giugno è al di sotto della sua media a lungo termine, principalmente a causa delle preoccupazioni sulle prospettive: l’indice delle aspettative è sceso al di sotto della rispettiva media a lungo termine già a dicembre 2018. Le aspettative sono ulteriormente diminuite, da 94,0 rivedute al ribasso a giugno a 92,2 a luglio.
La valutazione della situazione attuale, tuttavia, segue lo stesso sentiero. L’indice ora supera di soli 2,3 punti la media a lungo termine. La valutazione dell’attuale situazione ha cancellato il precedente miglioramento marginale, passato da 101,1 punti di giugno a 99,4 punti di luglio, la lettura peggiore da maggio 2016.
I dati sono coerenti con il quadro fosco dipinto dagli indici ZEW e PMI diffuso nei giorni scorsi.
Le sorprese negative, arrivate in particolare dal settore manifatturiero, ci hanno spinto a rivedere al ribasso le nostre previsioni per l’economia tedesca, da 0,0% a -0,1% t/t nel 2Q19 e da 0,3 a 0,1% t/t nel 3Q19, rispettivamente.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 20 luglio calano di 10mila unità, a 206 mila, rispetto alla settimana precedente e confermano che il mercato del lavoro è in una fase di eccesso di domanda.
– Gli ordini di beni durevoli di giugno sorprendono verso l’alto, con una variazione di +2% m/m, dopo due mesi di contrazioni ampie. Anche gli ordini al netto dei trasporti sono in rialzo solido, +1,2% m/m. Le informazioni positive si estendono anche ai beni capitali al netto di difesa e aerei, in aumento di 1,9% m/m. Insieme al secondo rialzo consecutivo delle consegne (+1,4% m/m a giugno), i dati danno informazioni incoraggianti per l’andamento degli investimenti fissi delle imprese sia nel 2° sia nel 3° trimestre.
– Il deficit della bilancia commerciale dei beni a giugno (prel.) si riduce a -74,2 mld di dollari, da -75 mld di maggio. I dati mostrano una correzione delle esportazioni di -2,7% m/m e un calo di importazioni di -2,2% m/m. I dati sono in linea con la previsione di un contributo negativo del canale estero alla crescita del 2° trimestre.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La Banca Centrale Europea ha lasciato invariati tutti i tassi ufficiali dopo la riunione del Consiglio Direttivo: anche il tasso sui depositi, come ci aspettavamo, è rimasto a -0,40%. Non sono stati fatti annunci neppure relativi a modifiche ai limiti dell’APP. In realtà, l’adozione di misure immediate non è neppure stata discussa dal Consiglio, in questa occasione, perché non si riteneva opportuno intervenire prima di una revisione delle previsioni dello staff.
Come atteso, invece, l’orientamento sulla direzione della politica monetaria (forward guidance) è stato modificato prevedendo la possibilità che i tassi ufficiali siano tagliati nei prossimi mesi, invece di restare stabili: “Il Consiglio direttivo si aspetta che i tassi di interesse chiave della BCE rimangano ai livelli attuali o inferiori almeno per la prima metà del 2020, e in ogni caso per il tempo necessario a garantire la costante e sostenuta convergenza dell’inflazione all’obiettivo di medio termine”.
Tale messaggio è stato rafforzato sostenendo che, “se le prospettive di medio termine per l’inflazione continueranno a non raggiungere l’obiettivo”, il Consiglio Direttivo “è determinato ad agire”.
Tutti questi elementi fanno ritenere molto concreta la possibilità che siano annunciate nuove misure alla riunione del 12 settembre, qualora la prossima tornata di dati non mostri significativi miglioramenti.
La possibile reazione potrebbe interessare i tassi ufficiali o il programma di acquisti APP.
Riguardo alla prima opzione, il comunicato formalizza il fatto che si stanno studiando possibili misure di mitigazione degli effetti collaterali dei tassi negativi, quali un sistema a più livelli per la remunerazione delle riserve. Sul secondo fronte, comitati ad hoc stanno studiando “le opzioni per le dimensioni e la composizione di potenziali nuovi acquisti netti di attività finanziarie”. Riteniamo che la riattivazione degli acquisti netti potrebbe seguire un’eventuale limatura dei tassi.
Diversi giornalisti hanno posto al presidente della BCE la questione se la politica monetaria sia lo strumento giusto da utilizzare in questa fase. Draghi ha ammesso che la situazione economica è complicata, perché la debolezza appare legata a shock idiosincratici che hanno colpito il settore manifatturiero, mentre altri comparti produttivi sono in salute, e che altri strumenti potrebbero essere più adatti. Allo stesso tempo, però, Draghi ha sostenuto che i canali di trasmissione della politica monetaria non sono cambiati: i tassi ufficiali agiscono attraverso la parte a breve termine della curva, i programmi di acquisto sui tassi a medio/lungo termine e sui premi per il rischio. Riguardo all’efficacia della politica monetaria, ha citato come esempio positivo le costruzioni: tuttavia, in Germania l’attività edile sta iniziando a incontrare limiti di capacità e quindi il nuovo stimolo monetario rischia di arrivare nel posto sbagliato. La stessa BCE continua a sottolineare la necessità di orientare in senso più favorevole alla crescita le politiche di bilancio e di intervenire con riforme strutturali.

SPAGNA – Il Parlamento ha bocciato per la seconda volta il governo Sánchez. A questo punto diventano inevitabili nuove elezioni anticipate.

STATI UNITI – La Camera ha approvato con 284 voti favorevoli (219 democratici e 65 repubblicani) l’accordo siglato dalla leadership democratica e repubblicana, insieme al segretario del Tesoro, per rinnovare le leggi di spesa in scadenza il 30 settembre e alzare il limite del debito.
L’intesa determina un aumento della spesa discrezionale di circa 320 mld di dollari per gli anni fiscali 2020- 21 al di sopra dei livelli previsti dal Budget Control Act ed elimina il rischio di crisi del debito fino a luglio 2021. Le coperture per il nuovo sentiero di spesa sono minime: circa 77 mld di dollari sul biennio, che, secondo il CBO, si ridurrebbero in sostanza a 55 mld.
Inoltre, con il 2021 terminerà anche sulla carta il tentativo di vincolare la crescita della spesa che era stato attuato con il Budget Controll Act in una fase di timori per il rialzo inesorabile di deficit e debito. Infatti, il BCA prevedeva limiti alla spesa discrezionale per il periodo 2011-21, anche se tali limiti erano stati alzati ogni due anni dal 2013 in poi.
L’amministrazione nei negoziati recenti aveva richiesto di estendere le clausole del BCA oltre il 2021, ma i democratici non hanno ceduto sull’obiettivo di lasciare libero l’andamento della spesa discrezionale futura. Pertanto l’accordo approvato dalla Camera, che sarà discusso al Senato la prossima settimana e ha il supporto del presidente Trump, di fatto non solo alza di 320 mld il sentiero della spesa nel prossimo biennio, ma conferma che la traiettoria del deficit e del debito sarà in continuo rialzo sull’orizzonte prevedibile. Secondo il Committee for a Responsible Federal Budget con il Bipartisan Budget Act of 2019 il livello del debito del 2029 viene aumentato di 1,7 tln di dollari, portando il debito/PIL previsto per tale data a 97%, da 92% previsto con la legislazione vigente. Lo spostamento dei repubblicani su linee tradizionalmente associate con le posizioni democratiche su commercio estero e politica fiscale ha ormai cambiato radicalmente, e in modo duraturo, lo scenario strutturale dell’economia americana.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La fiducia di famiglie e imprese potrebbe mostrare un recupero a luglio, dopo il calo del mese precedente. Il morale dei consumatori è visto a 110,5 (da 109,6 di giugno); si potrebbero vedere in particolare minori preoccupazioni sul fronte occupazionale.
La fiducia delle aziende secondo l’indice composito dell’Istat è attesa a 99,7 (da 99,3 precedente). Il rimbalzo dovrebbe riguardare servizi, costruzioni e manifatturiero, dove l’indice è stimato a 101,2 da 100,8 di giugno (ci aspettiamo un recupero degli ordini e un calo delle scorte).
Il livello degli indici di fiducia resta comunque non coerente con una stabile tendenza espansiva dell’attività economica.

FRANCIA – L’indice di fiducia dei consumatori è visto in calo a luglio. Il morale delle famiglie è leggermente migliorato nel 2° trimestre rispetto al 1°, ma rimane inferiore ai livelli del 2018. I consumi si stanno tuttavia dimostrando più resilienti delle attese, con una media annua simile a quella dell’anno scorso.

STATI UNITI – La stima advance del PIL del 2° trimestre dovrebbe registrare una variazione di 1,7% t/t ann. La decelerazione della crescita complessiva rispetto al 1° trimestre (3,1% t/t ann.) dovrebbe essere dovuta a scorte ed esportazioni nette.
I dati attesi dovrebbero mostrare una crescita solida della domanda finale domestica, spinta dai consumi. Gli investimenti fissi delle imprese dovrebbero rallentare ma restare positivi, mentre gli investimenti residenziali dovrebbero accelerare. La crescita annua per il 2019 rimane prevista a 2,5%, sempre al di sopra del potenziale.