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25 Marzo 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– A marzo, la stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori elaborato dalla Commissione Europea ha visto una crescita a -10,8 punti da -14,8 di febbraio, collocandosi solo pochi decimi sotto la media storica. Forte balzo della fiducia in Germania. Ci aspettiamo nuovi aumenti nei prossimi mesi, sulla scia di un miglioramento della situazione epidemica.
– La stima flash del PMI manifatturiero ha segnato un nuovo miglioramento a 62,4 da 57,9 di febbraio, toccando il massimo storico. Gli indici per la produzione e per i nuovi ordini esteri confermano la forte crescita iniziata nei mesi estivi (rispettivamente a 63,0 e 62,4); l’occupazione rimane su valori superiori alla soglia di non cambiamento (54,7).
La ripresa della domanda e i problemi legati alla catena di distribuzione hanno contribuito ad un allungamento dei tempi medi di consegna e ad un forte aumento dei prezzi pagati (79,5 punti, massimo da 10 anni), che si riflette sui prezzi ricevuti (60,8).
A marzo cala il ritmo di contrazione dei servizi, che rimane il settore maggiormente colpito dalle misure restrittive: l’indice è salito da 45,7 a 48,8.
Nel terziario, migliorano i nuovi affari, mentre le aspettative rimangono su valori alti (66,0). L’indagine di questo mese segnala la presenza di pressioni inflattive.
L’indice dei prezzi degli input ha toccato 79,5 nel manifatturiero (più sensibile al rincaro delle materie prime e dei trasporti) e 55,9 nei servizi: aggregando manifatturiero e servizi emerge una crescita moderata dei prezzi dell’output (53,4) e più marcata per gli input (62,1, massimo dal 2011), associato a problemi di approvvigionamento (l’indice dei tempi di consegna è calato a 21,6, minimo storico).
Il sistema dei trasporti marittimi è entrato in crisi durante la veloce ripresa seguita alla prima ondata pandemica, che aveva causato una dislocazione nella distribuzione globale dei container.
Ciò ha causato problemi nei trasporti dall’Asia a Europa e Stati Uniti, associati a un vertiginoso aumento dei costi di spedizione (4 volte la norma sulle rotte verso l’Europa, secondo Freightos).
La situazione non si normalizzerà prima del secondo o terzo trimestre di quest’anno. Inoltre, un incidente ha causato ieri il blocco del canale di Suez.
Il PMI composito si colloca sopra la soglia di non cambiamento (da 48,8 a 52,5), indicando un’espansione dell’attività economica nell’Eurozona che non si vedeva dallo scorso settembre.
I settori continuano ad evidenziare dinamiche divergenti: se, da un lato, la crescita della produzione manifatturiera ha toccato il massimo storico, dall’altro prosegue la contrazione nel terziario.
Lo spaccato per Paese ha visto un forte miglioramento del PMI manifatturiero della Francia (da 56,1 a 58,8) ed un calo del ritmo di contrazione nei servizi (da 45,6 a 47,8). L’indice composito (da 47,0 a 49,5) è stabile in territorio recessivo: le indicazioni riflettono l’incertezza legata all’andamento della curva dei contagi.
In Germania, il PMI manifatturiero registra l’aumento più ampio tra i Paesi dell’area (da 60,7 a 66,6). Rimangono su valori alti sia l’indice dei nuovi ordini totali (70,7), che della produzione (68,5); l’occupazione passa su valori superiori alla soglia di non cambiamento (54,1). Anche nei servizi la Germania ha fatto meglio degli atri Paesi, registrando la prima seppur modesta espansione dell’attività in sei mesi (a 50,8 da 45,7 precedente).  L’indice composito è passato a 56,8, mostrando solo una solida crescita dell’economia.

STATI UNITI
– Il PMI manifatturiero flash a marzo aumenta a 59 (da 58,5 di febbraio).
Lo spaccato dell’indagine è positivo e in linea con continua espansione del settore: nuovi ordini da 57,4 a 60,8, ordini inevasi da 54,8 a 62.
Per output e occupazione gli indici restano in territorio espansivo, ma su livelli inferiori a febbraio, da 57,7 a 54,5 e da 55,6 a 55,1, rispettivamente, in connessione con gli effetti dei persistenti blocchi produttivi nel settore auto dovuti alla mancanza di semiconduttori.
Nei servizi si registra un incremento da 58,9 a 60, grazie alla fine delle misure di contenimento in gran parte degli stati e agli effetti della diffusione dei vaccini. Occupazione e attività aumentano (rispettivamente da 50,8 a 52,4 e da 57,7 a 58,3).
Gli indici dei prezzi per entrambe le indagini sono in ulteriore netto rialzo, sia per gli input sia per la vendita.
Nel manifatturiero, l’indice dei prezzi di vendita tocca 68,9, nei servizi supera 60, ma rimane inferiore all’indice dei prezzi degli input, salito a 72,7.
I dati danno supporto alle aspettative di riaccelerazione dell’attività nei servizi a fronte di una crescita nel manifatturiero rallentata temporaneamente da colli di bottiglia in via di risoluzione nel manifatturiero.
Le pressioni sui prezzi sono in aumento, anche se è ancora da vedere l’effettiva ampiezza della trasmissione sull’inflazione effettiva.
– Gli ordini di beni durevoli a febbraio calano di -1,1% m/m, dopo +3,5% m/m di gennaio, segnando la prima correzione dopo nove mesi consecutivi di rialzi.
Il forte calo degli ordini è in ampia misura legato agli effetti del clima avverso del mese scorso.
In parte ha pesato anche il calo nel comparto auto, -8,7% m/m, dovuto alla chiusura degli stabilimenti di molti produttori in seguito alla carenza di semiconduttori, che ha più che compensato il nuovo balzo degli ordini nell’aeronautica civile, spinti dalla ripresa delle vendite di Boeing. Al netto dei trasporti, gli ordini risultano in calo di -0,9% m/m.
Gli ordini di beni capitali al netto della difesa sono in rialzo di 5,6% m/m, mentre le consegne per lo stesso aggregato correggono di -2,9% m/m.
Le consegne di beni durevoli sono in flessione di 3,5% m/m, dopo cinque mesi di aumenti. Gli ordini inevasi sono in crescita di 0,8% m/m, dopo +0,2% m/m di gennaio.
Con la normalizzazione del clima e il supporto del nuovo stimolo fiscale, gli ordini dovrebbero tornare sulla traiettoria solida dei trimestri passati.

 

COMMENTI:

ITALIA – Con 388 voti favorevoli, 30 contrari e 25 astenuti alla Camera, e con 231 sì, 25 no e 11 astensioni al Senato, il Parlamento ha approvato la risoluzione di maggioranza in vista del Consiglio Europeo che si svolge tra oggi e domani.
Nel suo intervento in aula, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha ribadito l’obiettivo governativo di raggiungere le 500mila vaccinazioni giornaliere entro fine aprile (obiettivo che ad oggi appare ambizioso, visto che la media degli ultimi 7 giorni si è attestata a 169.776; il picco è stato raggiunto il 12 marzo con 181.112).
Draghi non ha nascosto critiche agli enti territoriali: “le differenze tra Regioni sono difficili da accettare”; mentre alcune “seguono le disposizioni del ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità”; occorre inoltre, secondo Draghi, fare ogni sforzo per “sburocratizzare.
Il premier ha anche anticipato una riapertura graduale delle scuole dopo Pasqua (cominciando da quelle dell’infanzia e dalle elementari, anche nelle zone rosse), se la situazione epidemiologica lo permetterà.

GERMANIA – Il governo federale ha clamorosamente annullato il confinamento pasquale annunciato lunedì scorso, definendolo un “errore”.
Restano in vigore fino al 18 aprile le restrizioni già previste, incluso il meccanismo di irrigidimento automatico delle misure quando il tasso di settimanale incidenza a livello locale sale sopra i 100 casi.

STATI UNITI
– Nella seconda audizione in Congresso su CARES Act e sulle politiche per Covid, Powell ha ribadito la valutazione positiva che la Fed dà del recente rialzo dei rendimenti.
A suo avviso, “i tassi hanno risposto alle notizie sulle vaccinazioni e, in ultima istanza, sulla crescita (…) e questo è stato un processo ordinato”.
Il laissez faire della Fed su questo punto secondo Powell dipende dal fatto che “il processo è stato ordinato” e dal mantenimento di condizioni accomodanti, nonostante gli aumenti, che non mettono a rischio la ripresa.
Powell ha sottolineato che il rialzo recente ha seguito un periodo di tassi straordinariamente bassi e ha portato i rendimenti su livelli che saranno più probabili nel prossimo futuro.
Riguardo all’inflazione, Powell ha ripetuto che la Fed, come gli altri previsori, si aspetta che nel breve termine ci sia “qualche pressione verso l’alto sui prezzi”, ma che nel lungo termine la dinamica dell’inflazione degli ultimi 50 anni sia “essenzialmente intatta” e rimanga caratterizzata da “carenza di domanda con inflazione molto bassa”.
Yellen, riguardo ai rischi collegati al debito pubblico in rapida crescita, ha affermato che il trend verso il basso dei tassi ha aumentato la capacità del governo federale di emettere debito.
Tuttavia, ovviamente ci sono dei limiti e a suo avviso nel lungo termine occorrerà aumentare le entrate per coprire almeno parte dei rialzi permanenti di spesa.
– Un altro partecipante al FOMC ha dato informazioni sulla propria posizione nel grafico a punti di marzo.
Bostic (Atlanta Fed) ha detto che mantiene la sua previsione, formulata a fine 2020, di svolta dei tassi nel 2023.
Bostic ha sottolineato che questa previsione richiede che l’inflazione sia “forte e robusta per un periodo prolungato”. I modelli dell’Atlanta Fed prevedono l’inflazione al di sopra del 2%per un certo tempo” e su questa base l’aspettativa di Bostic è che i tassi possano svoltare nella prima parte del 2023.
Bostic ha sottolineato che non bisogna interpretare la comunicazione della Fed come un segnale che la banca centrale non si preoccupa più dell’inflazione.
Riguardo alla svolta sugli acquisti, Bostic ha affermato che “c’è ancora una buona dose di tempo prima di contemplare una riduzione”.
Secondo Bostic le condizioni attuali sono molto diverse da quelle del taper tantrum del 2013, quando le aspettative di crescita erano molto diverse. In generale, Bostic ritiene che le condizioni finanziarie siano ancora “molto accomodanti”.
Williams (NY Fed) invece non ha chiarito la sua posizione nel grafico a punti e si è limitato ad affermare che la politica monetaria di tassi a zero permette alla Fed di dare supporto a una ripresa molto forte e robusta. La svolta dei tassi, a suo avviso, dipenderà dall’evoluzione dell’economia.
Anche Daly (San Francisco Fed) non ha voluto dare tempi per il rialzo dei tassi.
A suo avviso la politica monetaria non deve rispondere ad aumenti attesi di inflazione, ma ad aumenti effettivamente realizzati.
– La leadership democratica sta discutendo la strategia di attuazione e finanziamento del nuovo Recovery Plan per 3 tln di dollari, che dovrebbe essere presentato a giorni.
Una possibilità concreta è che le misure vengano suddivise in due parti, una per le infrastrutture e l’ambiente e l’altra perla riduzione delle diseguaglianze e l’istruzione. Per entrambe le parti del piano sarebbe prevista una parte di finanziamento con nuove entrate.
La componente infrastrutture dovrebbe beneficiare di fondi derivanti da maggiori imposte sulle imprese (aumento della corporate tax e/o dei capital gains), mentre per la seconda le entrate aggiuntive dovrebbero essere generate da rialzi di imposte sulle classi elevate di reddito (possibile aumento dell’aliquota massima a 39,6%, modifica dell’imposta di successione).
Maggiori informazioni sulla strategia per il Recovery Plan dovrebbero emergere durante la conferenza stampa di Biden oggi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ulteriormente aggiornando i massimi recenti e rivedendo livelli abbandonati a novembre, nonostante i rendimenti abbiano ritracciato ancora.
Il rafforzamento riflette la maggior forza dell’economia USA (Powell ha dichiarato che “questo sarà con tutta probabilità un anno molto molto forte”) e nuovi fattori di debolezza altrove (area euro in primis).
Il contesto generale rimane favorevole al biglietto verde.

EURL’euro è sceso ulteriormente, aggiornando i minimi recenti in area 1,18 EUR/USD (minimo a 1,1802), penalizzato ancora dagli sviluppi sfavorevoli sul fronte pandemico (estensione delle misure di contenimento in vari Paesi dell’area euro).
Il calo infatti ha prevalso nonostante i PMI dell’area siano risultati migliori del previsto, in quanto il rischio è che i PMI di aprile risentano invece negativamente della recente estensione delle misure di contenimento.
Primi target ribassisti in area 1,17 EUR/USD. 

GBP – La sterlina è scesa ulteriormente contro dollaro da 1,37 a 1,36 GBP/USD, meno contro euro, mantenendosi in area 0,86 EUR/GBP.
Nonostante i PMI abbiano sorpreso favorevolmente, ha prevalso il sentiment negativo in relazione alla possibilità che l’UE blocchi le esportazioni di vaccini verso il Regno Unito (una decisione dovrebbe essere presa oggi).
La sterlina infatti ha reagito di più ai dati di inflazione, che hanno sorpreso verso il basso.
Se le esportazioni di vaccini verranno bloccate, la sterlina potrà scendere ancora sia contro dollaro sia contro euro.

JPYAnche lo yen questa volta è sceso contro dollaro, anche se di poco, mantenendosi in area 108 USD/JPY, grazie al calo dei rendimenti USA e al permanete di un sentiment di mercato più cauto.
Contro euro invece è salito, pur mantenendosi in area 128 EUR/JPY, per via del maggior calo dell’EUR/USD. La tendenza di fondo, soprattutto contro dollaro, rimane ribassista.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – L’indice di fiducia presso le imprese manifatturiere elaborato dall’INSEE è atteso stabile a 97,0 punti in marzo. L’indice dovrebbe risalire verso i livelli pre-pandemici nei prossimi mesi.

AREA EURO – I dati di febbraio su M3 continueranno ad evidenziare una crescita sostenuta, circa 12,5% a/a, attribuibile ancora all’intenso flusso di acquisti di titoli di Stato e altri titoli di debito da parte dell’Eurosistema.
La crescita resterà concentrata nella componente più liquida (M1).
Dal lato delle contropartite, per i motivi anzidetti resterà largamente dominante il contributo del credito al settore pubblico.

STATI UNITI – La terza stima del PIL del 4° trimestre dovrebbe essere invariata a 4,1% t/t ann., come nella seconda lettura.