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25 Maggio 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA
– Poco fa il dato sul PIL del 1° trimestre del 2023 è stato rivisto al ribasso, da zero a a -0,3% t/t (-0,5% a/a), dopo che già a fine 2022 era stata registrata una contrazione dell’attività economica (-0,5% t/t). Il dettaglio per componente di domanda mostra un contributo positivo da investimenti (+2,8% t/t) ed esportazioni nette, più che compensato da un calo dei consumi sia privati (-1,2% t/t) che pubblici (-4,9% t/t). L’apporto positivo del commercio internazionale è sintesi di un aumento delle esportazioni (+0,4% t/t) a fronte di un calo per l’import (-0,9% t/t).
– L’indice GfK di fiducia dei consumatori tedeschi (dato preliminare di giugno) è salito per l’ottavo mese consecutivo, a -24,2 da -25,8 (rivisto da -25,7).
– Ieri l’indice IFO è calato in maggio per la prima volta dopo sei mesi consecutivi di rialzi, a 91,7 da un precedente 93,4 (rivisto da 93,6).
La flessione è stata guidata dal deterioramento delle attese, crollate a 88,6 da 91,7 (rivisto da 92,2) di aprile, mentre la situazione economica attuale del Paese è peggiorata solo marginalmente a 94,8 da 95,1 (rivisto da 95) precedente.
Lo spaccato settoriale mostra un peggioramento di morale diffuso a tutte le componenti ma più marcato nel commercio all’ingrosso (-21,2 da -10,3) e meno pronunciato nei servizi (6,8 da 6,9).
Sia l’IFO e che i PMI stanno segnalando un’ampia divergenza tra manifattura in contrazione e servizi in crescita; continuiamo ad aspettarci una sostanziale stagnazione dell’economia tedesca in media d’anno nel 2023 (con rischi al ribasso).

 

COMMENTI:                                  

ITALIA – Nelle Raccomandazioni specifiche per Paese per il 2023, la Commissione Europea chiede all’Italia di:
1) eliminare le misure di sostegno all’energia in vigore entro la fine del 2023, destinando i relativi risparmi alla riduzione del deficit pubblico; limitare l’aumento nominale della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2024 a non più dell’1,3%; ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema fiscale preservandone la progressività e migliorandone l’equità (in particolare razionalizzando e riducendo le spese fiscali, tra cui l’IVA e i sussidi dannosi per l’ambiente), nonché riducendo la complessità del codice tributario e allineando i valori catastali agli attuali valori di mercato;
2) garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa per consentire un’implementazione tempestiva ed efficace del PNRR, e completare rapidamente il capitolo REPowerEU per avviarne rapidamente l’attuazione;
3) ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, snellire le procedure di autorizzazione per accelerare la produzione di ulteriori energie rinnovabili e intensificare gli sforzi politici volti a fornire e acquisire le competenze necessarie per la transizione verde.

STATI UNITI
 – Ieri, i verbali della riunione del FOMC di maggio, come atteso, hanno confermato la dispersione di opinioni riguardo a una possibile pausa nel sentiero dei tassi.
Il Comitato era unanime nel ritenere appropriato un rialzo a maggio, ma era diviso nella valutazione dei rischi e della necessità di ulteriori interventi.
Le opinioni riportate dai verbali sono rafforzate dai discorsi recenti, che segnalano che la discussione a giugno sarà accesa per via della presenza di due gruppi con visioni diverse riguardo alla valutazione dei rischi.
Alcuni” ritenevano probabile la necessità di altri rialzi, alla luce della lentezza con cui l’inflazione sta scendendo.
Invece, “diversi” notavano che in base alle loro previsioni, ulteriore restrizione dopo maggio “potrebbe non essere necessaria”.
Nel complesso, però, c’era una maggioranza secondo cui probabilmente non sarebbe necessario intervenire ancora rispetto al gruppo orientato ad alzare ancora.
Il peso di Powell appare centrale nella determinazione del consenso, sia a maggio, sia probabilmente a giugno.
La settimana scorsa, Powell ha chiarito la propria “inclinazione”, affermando che la stance della politica monetaria ora è restrittiva e potrebbe non essere necessaria ulteriore restrizione.
Tuttavia, ieri Waller (Board Fed) ha espresso un bias contrario, segnalando di essere favorevole a un altro rialzo a giugno o a luglio, alla luce dello scarso progresso sul fronte dell’inflazione.
Secondo Waller, tenendo conto di considerazioni di gestione del rischio, uno scenario ragionevole potrebbe essere una pausa a giugno e un orientamento a favore di un intervento a luglio, sulla base dei dati in arrivo.
A nostro avviso, l’ago della bilancia continua a pendere, come alla riunione di maggio, a favore di tassi fermi, anche se i dati delle prossime settimane, oltre che l’evoluzione sul fronte del limite del debito, saranno cruciali.
In ogni caso, anche con l’apertura di una fase di pausa, i rischi sui tassi non sono bilanciati e sono orientati verso l’alto, non solo a giugno ma anche nel resto dell’anno.
Sul fronte caldo del limite del debito, ieri Yellen ha ripetuto che “appare quasi certo che non saremo in grado di superare l’inizio di giugno”.
Yellen ha anche affermato l’impegno a non mancare pagamenti, e ha detto che il Tesoro non è coinvolto nella pianificazione degli interventi in caso di default.
Yellen darà “presto” un nuovo aggiornamento al Congresso sulla situazione dei flussi di cassa.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro continua a salire supportato sia dalla spaccatura interna alla Fed emersa dai verbali dove alcuni esponenti sarebbero aperti a un ulteriore rialzo dei tassi sia dall’aumento della risk aversion sull’incertezza per la questione del limite del debito (Fitch ha messo sotto osservazione il rating USA per questa ragione, ma intanto gli ultimi colloqui sono stati definiti produttivi).
I dati da seguire oggi saranno quelli sui sussidi di disoccupazione attesi in solo marginale aumento: eventuali sorprese verso il basso favorirebbero ulteriormente il dollaro, anche se in questi giorni il tema chiave da seguire resta la questione del limite del debito.

EURL’euro approfondisce il calo in area 1,07 EUR/USD soprattutto di riflesso al generale rafforzamento del dollaro USA ma anche a causa dei dai dati dell’area, risultati più deboli delle attese (seconda stima del Pil tedesco stamani e fiducia delle imprese francesi).
Nel brevissimo termine l’euro potrebbe subire ancora la maggior forza del biglietto verde (con downside massimo entro il range 1,06-1,05 EUR/USD), ma la prospettiva che da giugno torni a consolidarsi lo scenario di disallineamento BCE/Fed favorirà una risalita dell’euro.

GBPAnche la sterlina resta tendenzialmente in calo contro dollaro da 1,24 a 1,23 GBP/USD e nel breve può subire anch’essa la maggior forza generalizzata di quest’ultimo ma già la prospettiva, divenuta ancora più concreta dopo i dati di inflazione di ieri, che la BoE alzi ancora i tassi a giugno dovrebbe agevolare poi un recupero della valuta britannica.
Contro euro la sterlina si mantiene nel range 0,86-0,87 EUR/GBP con maggiore tendenza al rafforzamento.

JPYAnche lo yen si indebolisce ulteriormente contro dollaro aggiornando i minimi da 138 a 139 USD/JPY sulla salita dei rendimenti USA, e nel breve se questi non invertono rotta lo yen rischia ulteriore debolezza.
Lo yen si è indebolito anche contro euro da 148 a 150 EUR/JPY ma sta leggermente recuperando oggi complice soprattutto il calo dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Oggi l’indice INSEE di fiducia manufatturiera dovrebbe rimbalzare a 103 a maggio da un precedente 101, dopo che le letture dei mesi precedenti erano state influenzate dall’effetto degli scioperi contro la riforma delle pensioni.
Il progresso dovrebbe riguardare anche i servizi.
Le più recenti indagini della Banque de France hanno evidenziato un recupero dell’attività industriale trainato soprattutto dalla normalizzazione dei fattori di offerta, ma le condizioni di domanda restano deboli.

STATI UNITI
– Oggi la seconda stima del PIL del 1° trimestre è prevista invariata rispetto alla lettura advance, a 1,1% t/t ann.
– Da monitorare con attenzione, inoltre, i nuovi sussidi di disoccupazione, alla luce del loro ruolo di indicatore anticipatore affidabile delle recessioni.
L’ultimo dato disponibile, relativo alla settimana del 13 maggio, ha registrato una flessione a 242 mila da 264 mila della settimana precedente, mantenendo comunque le nuove richieste sui livelli elevati visti ad aprile.
Il trend verso l’alto dei nuovi sussidi è in atto da febbraio e sottolinea i rischi di un indebolimento del mercato del lavoro, benché il tasso di disoccupazione sia calato ancora ad aprile, a 3,4%.