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24 Novembre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri le stime flash degli indici PMI di novembre hanno registrato un rimbalzo del morale nel comparto manifatturiero (47,3 da 46,4) e una stabilizzazione nei servizi (48,6), che hanno permesso all’indicatore composito di tornare a crescere per la prima volta in sei mesi (47,8 da 47,3).
Le indagini restano su livelli coerenti con una contrazione del PIL nel 4° trimestre intorno al -0,3% t/t.

STATI UNITI
– Oggi i mercati sono chiusi per la festività di Thanksgiving.
Sul fronte dei molti dati usciti ieri, i segnali sullo scenario sono sati misti.
Gli ordini di beni durevoli di ottobre hanno sorpreso verso l’alto, con una variazione di 1% m/m, sostenuti dal comparto trasporti.
Al netto dei trasporti, gli ordini sono aumentati di 0,5% m/m.
Gli ordini e le consegne di beni capitali al netto di difesa e aerei sono solidi, +0,7% m/m e 1,3% m/m, rispettivamente, con indicazioni ancora positive per la dinamica degli investimenti non residenziali nel 4° trimestre.
In questa fase, ordini e investimenti rispondono a due forze contrastanti: da un lato, l’offerta si sta liberando, con la risoluzione delle strozzature all’offerta e l’incremento delle scorte, dall’altro, la domanda sta rallentando come evidente dalle indagini presso le imprese.
A nostro avviso, il sostegno alla spesa per investimenti derivante dall’allentamento dei vincoli all’offerta è temporaneo: con la trasmissione degli effetti della restrizione monetaria, il lato della domanda dovrebbe diventare determinante e indebolire significativamente il sentiero della crescita.
– I PMI flash di novembre sono stati omogeneamente deboli e danno supporto alle considerazioni fatte per gli ordini: la domanda sta vacillando.
Il PMI manifatturiero è sceso a 47,6 da 50,4, sotto 50 per la prima volta da giugno 2020.
Si rileva un miglioramento delle condizioni di offerta, ma la domanda è in netto peggioramento e gli aumenti dei prezzi stanno rallentando, anche se permane la difficoltà a reperire manodopera.
Anche nei servizi le condizioni sono deboli, con un calo del PMI servizi a 46,1 da 47,8, con freni da ordini e attività.
Le imprese, tuttavia, restano generalmente ottimiste per le prospettive del 2023.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 19 novembre sono aumentate a 240 mila, confermando il modesto trend in rialzo, da monitorare attentamente per aggiornare i tempi della svolta del mercato del lavoro.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a novembre (finale) è risalita marginalmente rispetto alla lettura preliminare, ma si mantiene in calo rispetto ai mesi precedenti e segnala debolezza delle aspettative.
Le aspettative di inflazione hanno corretto a 4,9% da 5% di ottobre sull’orizzonte a 1 anno, ma sono risalite a 3% su quello a 5 anni (da 2,9% di ottobre).

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Ieri, i verbali della riunione del FOMC di novembre hanno dato tre messaggi centrali:
1) il Comitato è pronto a ridurre il ritmo dei rialzi, e probabilmente a dicembre la variazione dei Fed Funds sarà di 50pb;
2) “vari” partecipanti hanno proiezioni dei tassi più elevate rispetto a settembre, alla luce della persistenza dell’inflazione nei servizi e delle pressioni salariali, con un atteso spostamento verso l’alto del grafico a punti;
3) è in corso la discussione sul punto di arrivo e sulla durata della pausa, con un consenso meno concentrato e una maggiore diffusione dei timori di un eccesso di restrizione.
In conclusione, i verbali confermano l’aspettativa di un rialzo di 50pb a dicembre, e danno supporto alla previsione di un grafico a punti più elevato rispetto a settembre, con un punto di arrivo per il 2023 fra il 5 e il 5,25%.
A nostro avviso, nel 1° trimestre 2023 dovrebbero esserci due rialzi da 25pb per arrivare al 5%, ma successivamente l’indebolimento dei dati, con la probabile entrata in recessione e una svolta relativamente rapida e convincente di salari e inflazione, dovrebbe fermare la Fed e preparare la svolta dei tassi fra fine 2023 e inizio 2024.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri, penalizzato dai dati domestici, in particolare dai PMI, che sono peggiorati più del previsto e dai verbali del FOMC che hanno fornito nuovo supporto allo scenario del passaggio a rialzi dei tassi Fed più contenuti in tempi rapidi, ovvero già a dicembre.
I verbali hanno anche rivelato che ora il dibattito è sulla valutazione del punto finale del ciclo di rialzi, tema piuttosto delicato, ma su cui la Fed si esprimerà formalmente già alla prossima riunione del 14 dicembre quando pubblicherà il nuovo sentiero atteso dei tassi.
Con mercati oggi chiusi per il Thanksgiving e in assenza di spunti rialzisti sul fronte domestico, il dollaro dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi.
Da seguire comunque sempre l’evoluzione della risk aversion, una cui eventuale ampia salita favorirebbe ancora il dollaro.

EURL’euro è risalito da 1,02 a 1,04 EUR/USD favorito ieri soprattutto dal calo del dollaro ma anche, seppure in parte minore, dai PMI dell’area che hanno mostrato un leggero aumento contro attese di ulteriore calo.
Il cambio è in rafforzamento anche oggi, anche grazie all’IFO tedesco che è salito leggermente.
I livelli degli indicatori rimangono comunque coerenti con una fase di contrazione dell’attività economica nell’area, per cui il potenziale rialzista dell’euro appare limitato (resistenze chiave sui massimi recenti a 1,0480 EUR/USD con upside in area 1,05 EUR/USD).
Infatti questa mattina, prima, ha corretto temporaneamente sulla fiducia delle imprese francesi che è scesa più del previsto.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata, da 1,18 a 1,21 GBP/USD, complice soprattutto il calo del dollaro ma anche i PMI domestici di ieri, che hanno mostrato una stabilizzazione/lieve aumento contro attese di calo.
La valuta britannica si è infatti rafforzata ieri anche contro euro, da 0,8700 a 0,8585 EUR/GBP.
Dati più negativi dovrebbero comunque arrivare nelle prossime settimane, confermando la recessione in corso, per cui la sterlina resta esposta a un nuovo calo nel breve.

JPYAnche lo yen si è rafforzato sul calo dei rendimenti a lunga USA e associato calo del dollaro portandosi tra ieri e oggi da 141 a 138 USD/JPY.
In assenza di spunti nuovi dovrebbe consolidare, ma prossimamente dovrebbe passare ancora per una nuova fase correttiva se i rendimenti USA torneranno a salire in funzione di una revisione verso l’alto del punto di arrivo del ciclo di rialzi Fed.
Lo yen si è rafforzato anche contro euro da 146 a 144 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Oggi l’indice IFO potrebbe tornare a salire a novembre, stimiamo a 85,2 da 84,3, dopo essersi stabilizzato ai minimi dal primo lockdown il mese precedente.
Nelle ultime settimane si è ridotto il rischio di uno scenario di razionamento forzato delle forniture di gas, perciò i progressi dovrebbero riguardare soprattutto le aspettative (76,7 da 75,6), ma anche la situazione corrente potrebbe offrire modesti segnali di miglioramento (94,6 da 94,1).
In ogni caso, il livello medio dell’IFO nel trimestre autunnale (88,5) sarebbe in calo rispetto ai mesi estivi, e coerente con una contrazione del PIL oltre il -0,5% t/t.

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia manifatturiera dovrebbe risultare stabile a 103 a novembre; l’indice composito potrebbe mostrare una marginale flessione a 101 dal 102 di ottobre, frenato da servizi e costruzioni.