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24 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Gli indici PMI di novembre hanno registrato un inatteso rialzo diffuso alla manifattura (58,6 da 58,3) e, in maggior misura, ai servizi (56,6 da 54,6), permettendo all’indice composito di tornare a crescere (a 55,8 da 54,2) dopo tre flessioni consecutive.
È comunque probabile che le indagini non abbiano ancora completamente risentito dei recenti sviluppi sanitari che dovrebbero emergere con maggior forza solo a partire dalle prossime rilevazioni.
In sintesi, la sorpresa positiva dei PMI di novembre non modifica le nostre previsioni di rallentamento della ripresa nel 4° trimestre (intorno a 0,5% t/t) con rischi che al momento appaiono rivolti verso il basso.

STATI UNITI – I PMI Markit flash di novembre hanno mostrato una stabilizzazione su livelli elevati per il manifatturiero, a 59,1 da 59,2, con produzione in rialzo, ordini circa stabili, una modesta flessione dell’occupazione, e indici di prezzo marginalmente inferiori al mese precedente, ma sempre vicini ai massimi storici.
Per i servizi, si rileva una correzione a 57 da 59, stabilità dell’occupazione e segnali di continua accelerazione dei prezzi pagati e ricevuti.

GIAPPONE – Il PMI manifatturiero flash di novembre segna un’accelerazione della crescita, salendo a 54,2 da 53,2 e confermando il trend di miglioramento dell’attività con rialzo degli ordini sia domestici sia dall’estero, e della produzione.
Gli indici di prezzo continuano a salire, toccando massimi storici.

 

COMMENTI:

BCEIsabel Schnabel (BCE) ha detto di attendersi che le previsioni di inflazione dello staff siano riviste al rialzo a dicembre, ma che resta probabile un calo nel 2022 ed è ancora “plausibile” che l’inflazione cali sotto il 2% nel medio termine.
Tuttavia, la BCE deve tenere conto dell’incertezza e guardare con attenzione ai dati in arrivo, reagendo se necessario a un potenziale destabilizzazione delle aspettative al rialzo.
Riguardo al PEPP, Schnabel non vede la necessità di trasferire flessibilità all’APP dopo la fine degli acquisti netti PEPP, affermando che “il PEPP non finirà in marzo”, ma saranno soltanto sospesi gli acquisti netti; Schnabel si è però rifiutata di spiegare come il PEPP potrebbe ancora fornire la flessibilità richiesta dopo marzo, affermando che ciò dovrà essere discusso a dicembre.

STATI UNITI – Il Labor Department ha annunciato che da gennaio i lavoratori che operano con contratti del governo federale riceveranno un salario minimo di 15 $ all’ora, indicizzato all’inflazione, dall’attuale salario minimo di 10,25 $ orari.
La nuova normativa riguarda circa 5 mln di individui, di cui approssimativamente 327 mila beneficeranno dell’aumento del salario minimo, mettendo pressioni verso l’alto su contratti privati in scadenza o in via di rinnovo.

NUOVA ZELANDAReserve Bank of New Zealand ha alzato i tassi di 25 pb, per il secondo mese consecutivo, portando il cash rate a 0,75%, in linea con le aspettative di consenso.
La Banca centrale ha anche aumentato il punto di arrivo atteso per i tassi a 2,6% a fine 2023, da 2,1% a inizio 2024 della precedente previsione, segnalando rischi di diffusione generalizzata dei rialzi dei prezzi inizialmente concentrati solo nei settori colpiti direttamente dallo shock pandemico e rinforzati dalla carenza di manodopera derivante dal blocco dei flussi di lavoratori in entrata nel paese.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ancora aggiornando di nuovo i massimi dell’anno, supportato da attese che la Fed a dicembre segnalerà un’accelerazione del processo di normalizzazione della politica monetaria.
I dati di oggi (tra i quali i sussidi di disoccupazione, la seconda stima del PIL, i deflatori e gli ordini di beni durevoli) sono attesi positivi a conferma di tale scenario.
Il dollaro dovrebbe pertanto rafforzarsi ulteriormente o comunque consolidare, considerando che la chiusura per il Thanksgiving nei prossimi giorni potrebbe contribuire a limitare l’upside o eventualmente indurre un lieve ritracciamento dopo l’accelerazione rialzista delle ultime due settimane.

EURL’euro è sceso ulteriormente aggiornando i minimi dell’anno oggi a 1,1202 EUR/USD sul calo dell’IFO tedesco, che è stato solo marginalmente superiore alle attese come indice complessivo, ma ha visto un calo più ampio del previsto per la componente delle aspettative.
Questo avvalora l’idea che il deterioramento di sentiment dovuto alla recente introduzione del lockdown in Austria e la crescente preoccupazione per l’evoluzione dei contagi anche in Germania aumenta i rischi verso il basso per l’euro nel breve.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso dell’euro, in particolare nel breve, a 1,10 – 1,12 – 1,17- 1,20 EUR/USD dal precedente 1,12-1,14-1,18-1,21 EUR/USD sull’orizzonte a 1m-3m-6m-12m.
Il driver del cambio sono le aspettative sul sentiero di policy sia della Fed sia della BCE, con un ruolo e un peso via via crescente (ed eventualmente discriminante) dell’evoluzione della stance della BCE.
Nel breve, la distanza tra BCE e Fed in termini di prospettive di politica monetaria è massima, e questo suggerisce che è in questa fase che l’euro dovrebbe mostrare la massima debolezza.
Successivamente invece, nel corso dell’anno prossimo, la distanza andrà riducendosi perché anche la BCE avvierà il processo di normalizzazione (intervenendo sul QE), e l’euro dovrebbe di conseguenza invertire rotta e risalire gradualmente.
I rischi della previsione sono marginalmente verso l’alto nel brevissimo termine (1m), ovvero per un euro che potrebbe rivelarsi meno debole delle attese principalmente per tre ragioni:
(i) il mercato sconta già tra due e tre rialzi dei tassi Fed l’anno prossimo e poiché appare poco probabile che la Fed segnali già alla riunione di dicembre tre rialzi, limitandosi a indicarne al più due, l’upside del dollaro ne potrebbe risultare ridimensionato;
(ii) stanno emergendo indicazioni che la BCE potrebbe almeno leggermente modificare la retorica in direzione meno dovish, forse già alla prossima riunione di dicembre, ad esempio indicando con maggior fermezza di essere pronta a intervenire come appropriato qualora le pressioni al rialzo sull’inflazione dovessero aumentare significativamente, pur senza che questo modifichi lo scenario di non-rialzo dei tassi l’anno prossimo, ma comportando semplicemente un adeguamento tempestivo del QE;
(iii) quota 1,12 EUR/USD rappresenta un livello tecnico cruciale, in quanto uno sfondamento in senso proprio del corridoio di supporti 1,1210-1,1200 EUR/USD aprirebbe virtualmente il fronte ribassista verso i minimi 2020 in area 1,06 EUR/USD (supporti intermedi a 1,1060-65 e 1,0845-50 EUR/USD).
In sostanza: la tendenza ribassista che ha prevalso quest’anno per il cambio EUR/USD dovrebbe essere in via di esaurimento perché la distanza tra BCE e Fed, massima adesso1 ed eventualmente nel brevissimo termine, dovrebbe prossimamente iniziare a ridursi, e questo segnerebbe il punto di svolta (rialzista) per l’euro.
L’incertezza è sul timing esatto del punto di svolta e di conseguenza sul livello del punto di minimo che il cambio può toccare, soprattutto dopo l’accelerazione ribassista recente e il raggiungimento dell’obiettivo critico di 1,12 EUR/USD.
I rischi della previsione successivamente, nel corso dell’anno prossimo, sono invece leggermente verso il basso, per un euro che potrebbe rivelarsi meno forte delle attese, principalmente perché attualmente ci si attende che la BCE inizi ad alzare i tassi con un ampio ritardo (un anno circa) rispetto alla Fed, rallentando l’atteso restringimento dei differenziali di rendimento.

GBPAnche la sterlina è scesa sul generalizzato rafforzamento del dollaro aggiornando i minimi dell’anno in area 1,33 GBP/USD, penalizzata anche dalla perdurante incertezza sull’esito della prossima riunione BoE di dicembre, soprattutto dopo nuove dichiarazioni di Bailey che ieri non ha escluso di prendere in considerazione l’abbandono della guidance per passare ad un approccio dove si decide semplicemente di riunione in riunione.
Contro euro la dinamica rimane più contrastata ma entro il range corrente 0,83-0,84 EUR/GBP.

JPYAnche lo yen è sceso ancora aggiornando i minimi contro dollaro a 115,23 USD/JPY sul generalizzato rafforzamento del biglietto verde e correlata salita dei rendimenti a lunga USA, mentre contro euro ieri è sceso ma oggi è in risalita – anche se sempre nel range 128-129 EUR/JPY – per via della discesa dell’EUR/USD.
La tendenza di fondo dovrebbe restare all’indebolimento.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Il calendario macroeconomico di oggi prevede la pubblicazione delle indagini di fiducia INSEE in Francia e IFO in Germania che dovrebbero mostrare una correzione generalizzata del morale in entrambi i Paesi a novembre.
L’IFO è atteso in correzione a 96 da 97,7 precedente, per effetto della debolezza industriale e della risalita dei contagi da COVID-19.
L’indice sulle attese è visto poco variato a 95,2 da 95,4, mentre l’indicatore sulla situazione corrente è atteso in netto peggioramento a 96,8 da 100,1di ottobre.
La fiducia delle imprese manifatturiere francesi dovrebbe invece flettere a 104 da un precedente 107, sulla scia delle tensioni lungo le filiere produttive diffuse ad un crescente numero di settori produttivi.
– Oggi la Commissione UE dovrebbe esprimere il suo parere formale sui Documenti Programmatici di Bilancio dei Paesi membri.

STATI UNITI
– L’agenda è fitta di dati, ma il focus sarà sui verbali della riunione del FOMC di ottobre.
Il documento è un po’ datato, perché nel frattempo sono usciti nuovi segnali di tensioni sul mercato del lavoro e di ulteriore rialzo dell’inflazione.
Tuttavia, i verbali potrebbero già dare informazioni sulla diffusione all’interno del Comitato dei timori per una possibile spirale salari-prezzi e sulla disponibilità ad attuare la svolta dei tassi prima del previsto.
– Il flusso di dati è massiccio oggi, perché raccoglie anche quelli tipicamente in uscita domani, ma spostati in calendario per la chiusura di Thanksgiving.
Fra i dati di ottobre in uscita, la spesa personale, con un aumento previsto intorno a 1% m/m, dovrebbe confermare la riaccelerazione dei consumi di beni vista con le vendite al dettaglio e una crescita moderata nel comparto dei servizi.
Il reddito personale, atteso in rialzo di 0,2% m/m, sarà spinto dalla componente salari e frenato dalla costante riduzione dei sussidi di disoccupazione.
Il deflatore dei consumi core dovrebbe registrare un aumento sostenuto, di 0,4% m/m (4,1% a/a), con rischi verso l’alto e indicazioni che il picco è stato spostato ancora in avanti.
– Gli ordini di beni durevoli (prelim.) e le vendite di case nuove sono previsti in rialzo.
– Per quanto riguarda novembre, la fiducia dei consumatori dell’Univ. of Michigan (finale) dovrebbe stabilizzarsi a 67, frenata dai timori di inflazione.
– Infine, la seconda stima del PIL del 3° trimestre dovrebbe essere rivista verso l’alto di 2 decimi a 2,2% t/t ann., con consumi più solidi.
– Le richieste di sussidi di disoccupazione dovrebbero avvicinarsi ulteriormente ai livelli prepandemici.