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24 Giugno 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri i PMI di giugno hanno mostrato un calo più ampio delle previsioni (nostre e di consenso), diffuso a manifattura (52 da 54,6) e servizi (52,8 da 56,1).
Nell’industria si registra una contrazione di ordinativi, produzione e commesse inevase mentre il secondo calo consecutivo per i servizi segnala che l’effetto delle riaperture sta iniziando a perdere spinta.
Il PMI composito è rimasto su livelli espansivi (51,9 da 54,8) ma se si esclude il 2020 la flessione subita dall’indice è la più ampia dal 2008.
Sul fronte dei prezzi, rallenta per il terzo mese (rimanendo comunque su livelli elevati) la crescita dei listini di vendita, suggerendo che l’inflazione potrebbe aver toccato un picco.

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia manifatturiera è cresciuto a 108 a giugno da un precedente 106; in calo a sorpresa di un punto, a 108, il morale nei servizi.

STATI UNITI – Ieri, il PMI manifatturiero flash di giugno ha corretto più delle attese, scendendo a 52,4 da 57, sulla scia di flessioni per ordini e produzione (entrambi sotto 50) e segnalando rallentamento della crescita.
Anche l’indice dei servizi è stato più debole del previsto, con una flessione a 51,6 da 53,4.
Un fattore positivo è il calo degli indici dei prezzi in tutti i settori, con segnali di continua crescita ma a ritmi più contenuti.

 

COMMENTI:

BCE – Il presidente della Bundesbank Nagel ha definito “preoccupantel’aumento delle aspettative di inflazione e ha sostenuto che i rialzi dei tassi dovranno essere più rapidi, se tale tendenza continuasse.
Per quanto riguarda le dinamiche salariali, un sondaggio di Banque de France tra le imprese mostra attese di incremento dei salari nei prossimi 12 mesi al 3%, inferiori all’inflazione attesa (5%).

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ieri si è indebolito sui PMI USA che sono risultati più deboli delle attese scendendo più del previsto, ma è riuscito comunque a chiudere al rialzo in quanto il calo sui PMI USA è stato inferiore alla salita registrata al mattino sui PMI dell’area euro (anch’essi molto negativi).
I prossimi dati importanti saranno gli indici ISM (manifatturiero, il 1 luglio, e non-manifatturiero, il 6 luglio): se anche questi dovessero deludere il dollaro si indebolirebbe, perché in questa fase i dati sulla crescita hanno riacquisito importanza.
Seguirà poi l’employment report, l’8 luglio, rilevante soprattutto per capire se le condizioni del mercato del lavoro possano diventare ancora più tese, il che sarebbe un argomento a favore di un altro rialzo di 75 pb al prossimo FOMC del 27 luglio se nel frattempo l’inflazione (in uscita il 13 luglio) dovesse sorprendere ancora verso l’alto.
La prospettiva di un significativo rallentamento della crescita USA anche per effetto della poderosa restrizione Fed frena in questa fase il potenziale di rafforzamento del dollaro, ma fintantoché non emergono segnali di rientro della dinamica inflazionistica non dovrebbe essere in grado di provocarne un’ampia correzione.
Nel breve dunque, se i dati non spegneranno le attese di mercato di un rialzo di 75 pb a luglio, il dollaro dovrebbe comunque restare supportato traendo ancora beneficio dall’elevato livello dei tassi.
La fase di indebolimento dovrebbe invece arrivare successivamente, ai primi segnali di rientro dell’inflazione, di maggior rallentamento della crescita e al ridimensionarsi dell’entità dei rialzi Fed (ritorno a 25 pb).
Nelle prossime settimane resterà comunque ancora da monitorare la dinamica della risk aversion a livello globale: un suo eventuale nuovo aumento infatti agirebbe a favore del dollaro.

EURL’euro ha corretto ieri da 1,05 a 1,04 EUR/USD penalizzato dai PMI dell’area che sono scesi più delle attese e dal conseguente ri-allargamento dei differenziali di rendimento.
Anche l’IFO tedesco questa mattina è risultato più debole del previsto ma la reazione del cambio è stata modesta.
Le prospettive di rallentamento USA contribuiscono infatti a contenere il downside dell’euro riducendo l’upside del dollaro, così come a sostegno della moneta unica agisce anche l’imminenza della svolta BCE sui tassi (primo rialzo di 25 pb alla riunione del 21 luglio).
Nelle prossime due settimane i dati importanti saranno gli indici di fiducia dell’area (29 giugno), attesi in calo, ma soprattutto la stima flash dell’inflazione (1 luglio) attesa invece ancora in salita.
Fino a che i dati consentiranno al mercato di mantenere attese per un rialzo di 50 pb alla riunione BCE di settembre, l’euro dovrebbe essere in grado di restare al di sopra dei minimi toccati di recente in area 1,03 EUR/USD ed eventuali sorprese verso l’alto (sui dati di fiducia e/o sull’inflazione) dovrebbero favorirne un rafforzamento perlomeno fino a cercare di rompere le resistenze in area 1,06 EUR/USD.
Nel breve tuttavia i rischi sono ancora verso il basso (downside nella fascia 1,03-1,00 EUR/USD) soprattutto per via delle incerte evoluzioni sul fonte del conflitto russo-ucraino, ma anche per eventuali nuove tensioni sugli spread in attesa che la BCE finalizzi il piano anti-frammentazione.

GBPDiversamente dall’euro ieri la sterlina non si è deprezzata contro dollaro, riuscendo a restare in range tra 1,21 e 1,22 GBP/USD grazie ai PMI che nel Regno Unito sono risultati leggermente migliori delle attese.
Questa mattina è scesa solo marginalmente sulle vendite al dettaglio – negative – ma sta già risalendo sul generalizzato rientro del dollaro.
Da seguire oggi saranno alcuni discorsi BoE in programma (Pill e Haskel) che difficilmente però forniranno spunti in più rispetto a quelli già emersi alla riunione della settimana scorsa.
Nelle prossime due settimane non usciranno dati di rilievo sull’economia domestica, per cui la sterlina dovrebbe muoversi perlopiù di riflesso al dollaro su driver USA mantenendosi tendenzialmente in range (fascia centrale 1,21-1,25 GBP/USD).
Essendo stata penalizzata di recente dal prevalere di un sentiment negativo sull’economia britannica, in particolare per la debolezza del quadro di crescita domestico, potrebbe mostrare asimmetricamente maggiore reattività al rialzo in caso di input favorevoli, il che la favorirebbe – comunque in misura modesta – anche contro euro, come è accaduto tra ieri e oggi, dove la sterlina sta seppur parzialmente recuperando risalendo da 0,86 a 0,85 EUR/GBP.
Sarà comunque da seguire anche il flusso di notizie sul fronte politico interno, che potrebbe condizionare il cambio in assenza di altri spunti più rilevanti, con riferimento alla fase critica che stanno attraversando il premier Boris Johnson e il suo il partito, i Tories (anche dopo la pesante sconfitta alle elezioni suppletive) e alle rinnovate tensioni con l’UE sulla questione del protocollo nordirlandese.

JPYLo yen si è rafforzato ulteriormente ieri contro dollaro da 136 a 134 USD/JPY per via del calo dei rendimenti a lunga USA.
Nelle prossime settimane la dinamica di tali rendimenti resterà il driver del cambio: finché il calo proseguirà lo yen potrà continuare a rafforzarsi, ma quando i rendimenti torneranno a salire all’avvicinarsi del prossimo rialzo Fed la valuta nipponica tornerà a scendere.
Il downside dovrebbe restare contenuto entro il range 136-140 USD/JPY ed essere circoscritto perlopiù al breve termine.
Da seguire nelle prossime settimane sarà comunque anche l’evoluzione della risk aversion: se dovesse aumentare in modo significativo lo yen dovrebbe trarne almeno parziale vantaggio.
Ieri lo yen è rimbalzato anche contro euro, da 143 a 141 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

ITALIA – In Italia la fiducia di famiglie e imprese potrebbe tornare a calare a giugno dopo il rimbalzo registrato a maggio.
Il morale delle famiglie è visto a 102 da 102,7 precedente, sulla scia di rinnovate preoccupazioni inflazionistiche.
La fiducia delle imprese manifatturiere è attesa a 108,5 da 109,3 di maggio (sarebbe il settimo mese consecutivo di calo).
L’indice composito di morale delle aziende è visto poco variato a 111 (da 110,9 precedente), grazie a un possibile ulteriore recupero nei servizi e nel commercio al dettaglio.

AREA EURO
Oggi le indagini di fiducia nazionali di giugno dovrebbero offrire maggiori indicazioni sul ciclo dopo che ieri i PMI flash hanno ampiamente sorpreso al ribasso.
In Germania l’IFO è atteso calare a 92,7 da 93 di maggio: le aspettative dovrebbero salire marginalmente a 87,1 da 86,9, mentre l’indicatore sulla situazione corrente potrebbe portarsi a 99 da 99,5.
– In calendario anche l’indice BNB di giugno in Belgio e la seconda lettura del PIL in Spagna (attesa confermare lo 0,3% t/t preliminare, dopo che stamane il dato relativo all’Olanda è stato rivisto al rialzo a 0,4% t/t da zero stimato in precedenza).

STATI UNITI
 – Oggi vengono pubblicate le vendite di case nuove di maggio, che dovrebbero essere poco variate a 595 mila, dopo l’ampio calo di aprile.
– La stima finale della fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno dovrebbe confermare la correzione vista con la lettura preliminare.
Il focus sarà sulle aspettative di inflazione che nella prima stima hanno registrato un balzo di 3 decimi a 3,3% per l’orizzonte a 5-10 anni, citato con grande preoccupazione dal FOMC alla riunione di giugno.