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24 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri, la seconda lettura ha confermato che in gennaio l’inflazione è salita di un decimo, a 5,1% a/a (massimo storico da quando esistono dati comparabili ovvero almeno dal 1998).
L’indice core BCE è stato rivisto al ribasso di un decimo rispetto alla stima flash, a 2,4% a/a: gran parte dell’eccesso di inflazione è ancora imputabile ai soli prezzi energetici.
Riteniamo che nel corso del 2022 il trend possa essere discendente, dopo un massimo che dovrebbe collocarsi a febbraio.
Tuttavia, la forte incertezza sull’andamento dei prezzi energetici rende le proiezioni molto instabili.

 

COMMENTI:

CRISI UCRAINAL’invasione russa dell’Ucraina è ormai in corso, con attacchi sia ai confini del paese, sia diretti su Kiev e su installazioni militari.
Putin ha detto che “le operazioni militari speciali” non sono mirate a occupare il paese ma a “difendere le vittime (…) del regime di Kyiev” e ha intimato al governo ucraino di deporre le armi.
Biden ha condannato l’intervento militare russo e ha detto che stasera durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ci sarà una condanna a livello internazionale dell’aggressione russa.
Oggi è in agenda anche una riunione straordinaria del Consiglio Europeo dedicata alla crisi, oltre che contatti a livello NATO e G7.
Si attende che il G7 annunci “sanzioni severe” contro la Russia, mentre proseguirà il sostegno diretto a favore dell’Ucraina.

BCE – Il vice-presidente della BCE, De Guindos, ha minimizzato i rischi finanziari connessi alla crisi russo-ucraina, giudicando invece molto più importante valutarne le ripercussioni attraverso il canale energetico.
De Guindos ha poi ribadito il sostegno alla sequenza (chiusura degli acquisti prima del rialzo dei tassi).
Tra i governatori nazionali sono emerse molte sfumature di toni.
Centeno (Portogallo) ha detto che la BCE dovrebbe tenere la mano ferma a fronte di shock esterni negativi, e Stournaras (Grecia) ritiene che la crisi ucraina consigli di confermare il piano di dicembre.
Hernádez de Cos (Spagna) ritiene che sia aumentata la probabilità che la BCE debba alzare i tassi prima di quanto ipotizzato, ma ritiene si debba procedere con cautela.
Villeroy de Gahlau (Francia) ha sottolineato la necessità che l’azione di politica monetaria sia flessibile, data l’incertezza.
Per Vasle (Slovenia), invece, è arrivato il momento di rimuovere le misure legate alla crisi pandemica.
Nel complesso, riteniamo che l’incertezza farà propendere per aggiustamenti molto limitati al piano di riduzione degli acquisti netti.

GERMANIA – Il Consiglio dei Ministri ha deciso ieri l’innalzamento del salario minimo da €9,82 a €12/ora con decorrenza 1° ottobre 2022.
I livelli più elevati nell’UE si riscontrano in Irlanda, Lussemburgo e Olanda.

STATI UNITIDaly (San Francisco Fed) ha confermato di essere favorevole a una svolta dei tassi a marzo: a meno di significative sorprese negative, a suo avviso è appropriato ora ridurre lo straordinario supporto fornito durante la pandemia.
Secondo Daly i tempi e la dimensione dei rialzi e della riduzione del bilancio dipenderanno dall’evoluzione dell’economia.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è in ampia salita oggi per via del notevole aumento della risk aversion in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Se la situazione non rientra l’upside potrebbe estendersi, nel breve, verso i massimi di fine gennaio.
Il dollaro aveva già iniziato a riprendersi ieri, seguendo la risalita dei rendimenti all’avvicinarsi della svolta sui tassi attesa al FOMC del 16 marzo.

EURSimmetricamente, l’euro apre in ampio calo oggi per via dell’invasione dell’Ucraina, da 1,1312 a 1,1207 EUR/USD.
L’eventuale aggravarsi della situazione potrebbe generare ulteriori ribassi (downside iniziale entro quota 1,10 EUR/USD).
Dalla BCE intanto sono giunte indicazioni variegate, ma che nel complesso potrebbero suggerire una maggior cautela nella rimozione dello stimolo nel breve dati gli sviluppi sul fronte russo-ucraino.
Al di là del breve invece lo scenario di un primo rialzo dei tassi verso fine anno rimane quello centrale, fornendo supporto all’euro, una volta che il quadro geopolitico si sia normalizzato.

GBPLa sterlina è in calo oggi contro dollaro da 1,35 a 1,34 GBP/USD per via dell’invasione dell’Ucraina e dopo essere inizialmente salita contro euro ora è in lieve calo anche su questo fronte, pur restando sempre in area 0,83 EUR/GBP.
Se le tensioni non rientrano la valuta britannica potrebbe indebolirsi ancora, soprattutto contro dollaro.
Da un paio di giorni comunque stava dando segnali di cedimento autonomi, per via di vari discorsi BoE che pur confermando uno scenario di rialzi dei tassi regolari nel breve, hanno tuttavia cercato di smorzare le attese di una sequenza protratta, a indicare che i cinque-sei rialzi scontati dal mercato entro fine anno potrebbero essere eccessivi.
La nostra previsione è di altri quattro rialzi di 25 pb (marzo-maggio-agosto-novembre).
Oggi sono in programma altri interventi (Bailey, Broadbent e Pill) che dovrebbero confermare tale linea, privando leggermente di supporto la sterlina.

JPYLo yen si è rafforzato sulla notizia dell’invasione dell’Ucraina, sia contro dollaro da 115 a 114 USD/JPY sia contro euro da 130 a 128 EUR/JPY, complice in questo caso il calo dell’EUR/USD.
Se la situazione non rientra la valuta nipponica ha spazio di ulteriore rafforzamento, in attesa di tornare a scendere successivamente quando i rendimenti USA saliranno oltre i massimi recenti.

 

PREVISIONI:

ITALIA – In giornata verranno diffusi i dati sul fatturato industriale a dicembre.

FRANCIA – Oggi l’indice di fiducia dei consumatori INSEE relativo a febbraio dovrebbe recuperare il punto perso a gennaio e riportarsi sulla media di lungo periodo, a 100.
Sul morale delle famiglie dovrebbero incidere positivamente sia migliori prospettive di standard di vita che minori timori sulla disoccupazione (sui minimi di periodo).

STATI UNITI
 – Oggi verrà pubblicata la seconda stima del PIL del 4° trimestre che dovrebbe registrare una modesta revisione al rialzo, a 7% t/t ann., da 6,9% t/t ann. sulla scia di un maggiore accumulo di scorte.
– Le vendite di case nuove a gennaio sono attese a 806 mila, da 811 mila di dicembre.
A gennaio la fiducia dei costruttori di case è rimasta su livelli elevati a 83, da 84 di dicembre, e lo stock di case invendute era in modesto aumento.
L’attesa di ulteriore rialzo dei tassi sui mutui potrebbe sostenere le vendite, nonostante i prezzi elevati.