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24 Febbraio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il mese di dicembre fa registrare un netto calo per il fatturato industriale (-3% m/m, -1,4% a/a corretto per il numero di giorni lavorativi, che sono stati uno in più rispetto all’anno scorso), a fronte di un incremento per gli ordinativi (+1,4% m/m, +6% a/a non corretto per gli effetti di calendario).
La ripresa degli ordini è dovuta al mercato interno (+6,9% m/m, +12,6% a/a).
Per quanto concerne il fatturato, il calo nel mese è diffuso (particolarmente colpiti i beni strumentali: -5,2% m/m), e si salvano dalla flessione in termini tendenziali solo i beni di consumo durevoli (+3,6% a/a).
Il dettaglio settoriale è assai variegato: il comparto nettamente più brillante resta il farmaceutico, con incrementi a due cifre sia per il fatturato che per gli ordini; in espansione anche il tessile e l’alimentare; elettronica e mezzi di trasporto registrano una flessione del fatturato ma un netto rimbalzo per gli ordinativi (+55% per i mezzi di trasporto); in deciso calo le commesse di elettronica e macchinari.
In sintesi, i dati sul fatturato sono coerenti con la flessione della produzione industriale nello stesso mese; quelli sugli ordinativi sono più incoraggianti, ma il recupero è confinato ad alcuni specifici settori assai volatili e perciò non ci pare indicativo di una stabile ripresa dell’attività industriale.

ITALIA – La seconda stima sui prezzi al consumo di gennaio ha mostrato una revisione al ribasso di un decimo. L’inflazione risulta ora stabile a 0,5% in base all’indice NIC e in calo di un decimo a 0,4% a/a in termini armonizzati UE (nel mese, i prezzi sono aumentati di +0,1% m/m sull’indice nazionale e diminuiti di -1,8% m/m sull’IPCA, che tiene conto dei saldi invernali).
Pressioni al ribasso sono arrivate dalle spese per tempo libero e cultura, compensate dai rincari degli alimentari. L’inflazione di fondo invece è stata confermata in aumento rispetto al mese scorso, a 0,8% a/a da 0,6% di dicembre (ritmo più elevato da agosto 2018). In prospettiva, pensiamo sia iniziato un nuovo trend di calo per l’inflazione, che potrebbe tornare vicina a zero tra marzo e aprile.

AREA EURO
– La stima flash del PMI manifatturiero di febbraio ha segnato un aumento a 49,1 (massimo in 12 mesi) da 47,9 di gennaio. L’indice si avvicina alla soglia di non cambiamento di 50,0, pur rimanendo in territorio negativo. I nuovi ordini e l’occupazione hanno segnato un rialzo; ordini e produzione, però, restano su livelli incompatibili con una crescita della produzione manifatturiera.
Ancora una volta l’espansione è sostenuta dai servizi, con l’indice in ripresa a 52,8, e che si riassesta sui valori di dicembre, dopo il calo a 52,5 registrato in gennaio.
Lo spaccato per Paesi ha visto un aumento dell’indice del manifatturiero in Germania (47,8 da 45,3), mentre lo stesso è sceso sotto la soglia di non cambiamento in Francia (49,7 in febbraio). Per entrambi i paesi l’indice si assesta in territorio recessivo.
Per quanto riguarda i servizi, invece, il dato è in aumento in Francia, dove passa da 51,0 a 52,6, ed in calo in Germania (da 54,2 a 53,3). Nelle due più grandi economie dell’Eurozona, è il terziario a guidare la crescita.
Il PMI composito dell’area euro è salito a 51,6 da 51,3 precedente.
L’indagine congiunturale di febbraio risente poco degli effetti negativi del COVID-19, derivanti dalle azioni intraprese per limitare l’impatto dell’epidemia in Cina, più che compensati dalla domanda interna.
La composizione degli indici segnala che il PMI manifatturiero potrebbe addirittura raggiungere la soglia di invarianza in marzo, anche se è d’obbligo essere cauti.
– A gennaio, l’inflazione è salita di un decimo all’1,4% a/a. L’indice sottostante preferito dalla BCE (al netto di energia ed alimentari freschi) è calato a 1,3% a/a da 1,4% a/a precedente.
A guidare l’aumento sono stati i prezzi dell’energia, cresciuti a gennaio del +1,9% a/a. Il movimento di questi mesi è dovuto in larga misura ad un effetto base: si prevede, infatti, che la variazione tendenziale torni a rallentare da febbraio, restando lontana dagli obiettivi della BCE.

BELGIO – L’indice di fiducia economica elaborato dalla Banca del Belgio peggiora a febbraio in linea con la nostra stima, calando a -2,7 da -2,0. L’indice per il comparto manifatturiero peggiora, così come quello delle vendite al dettaglio, mentre il morale nelle costruzioni migliora dopo il calo di gennaio.
Il dato del manifatturiero segnala che nei Paesi core potrebbe aversi ancora una debolezza diffusa fino all’inizio della primavera.
L’indice BNB rimane tuttavia ancora al di sopra della media storica e il livello per il trimestre in corso è migliore di fine 2019, segnalando che la fase di recupero, seppur lenta, è in corso.

STATI UNITI – La stima flash degli indici PMI Markit a febbraio sorprende verso il basso sia nel manifatturiero sia nei servizi.
L’indice manifatturiero cala da 51,9 di gennaio a 50,8 (consenso: 51,5), con uno spaccato diffusamente debole: la produzione da 52,4 a 50,4, gli ordini da 52,4 a 50,4, gli ordini dall’estero da 49,5 a 49,1, i tempi di consegna a 47,4 da 47,7 e l’occupazione da 51,1 a 50,6.
La vera sorpresa però riguarda l’indice dei servizi, che tocca il minimo da quando esiste la serie e scende su livelli recessivi, da 53,4 a 49,4, con l’occupazione da 52,3 a 50,7 e la nuova attività da 52,3 a 49,7.
Più incoraggiante invece è l’indice di aspettative di attività, in miglioramento da 56,2 a 58,2.
L’indice composito corregge da 53,3 a 49,6, toccando il minimo dall’inizio della serie (2009).
I dati deboli del manifatturiero non sorprendono, in una fase di quasi-stagnazione del settore, colpito a gennaio dal blocco produttivo di Boeing.
Invece, le indicazioni degli indici dei servizi sono un segnale più sorprendente e potenzialmente preoccupante, dato che la tenuta del ciclo è in mano proprio al settore dei servizi.
La correzione nel settore potrebbe essere il riflesso degli effetti dell’epidemia del COVID-19 e il fatto che le aspettative delle imprese siano di rimbalzo successivo limita in parte la negatività dei dati coincidenti. Dopo le informazioni dei PMI, il focus si sposterà sui prossimi dati di febbraio, in uscita fra due settimane.

 

COMMENTI:

ITALIA – I 10 comuni in quarantena a causa dei casi di COVID-19 contano per lo 0,07% dell’occupazione totale italiana, e quindi l’impatto diretto delle misure precauzionali sarà limitato. Tuttavia, la segnalazione dei primi casi ha causato l’adozione di misure di contenimento su più larga scala in Lombardia e in Veneto, con impatti negativi per ora soprattutto sul fatturato di ristorazione, commercio al dettaglio (esclusi i rivenditori di generi alimentari e i supermercati), trasporti e strutture culturali e di intrattenimento. Inoltre, è troppo presto per valutare la diffusione del fenomeno, sia in Italia, sia negli altri Paesi europei. In generale, è probabile un impatto a “V” sull’economia, con minimo e profondità, però, ancora impossibili da valutare.

STATI UNITI
– Sanders
ha vinto in modo netto (47%) il caucus del Nevada, consolidando la propria leadership fra i candidati alla nomination democratica.
In un discorso dopo l’esito del voto, Sanders ha spostato l’accento del proprio messaggio verso un messaggio di unificazione del partito, sottolineando che la vittoria in Nevada rappresenta il voto di un elettorato più variegato rispetto a quello degli stati del New England, con un sostegno multigenerazionale e multirazziale.
Al momento, Sanders ha 34 delegati, contro i 23 di Buttigieg e gli 8 di Biden e Warren.
Negli ultimi sondaggi a livello nazionale, la media RealclearpoliticsSanders in testa con il 29,3%, seguito da Biden con il 17,2% e Bloomberg con il 15,3%.
Il prossimo appuntamento elettorale prima di Super Tuesday (3 marzo) sarà il 29 febbraio in South Carolina, dove per ora i sondaggi danno Biden in testa con il 28% e un margine di 5 pp su Sanders.
Le informazioni disponibili finora segnalano che c’è una probabilità crescente di arrivare alla convention democratica senza un candidato con la maggioranza dei delegati eletti nelle primarie e nei caucus, con il rischio di una campagna elettorale ancora spaccata fino alla fine del 2° trimestre.
Brainard (Board Fed) ha proposto modifiche alla definizione dell’obiettivo di inflazione, in modo da tenere conto di periodi di undershooting.
Secondo Brainard è opportuno riformare la determinazione della politica monetaria in modo da ottenere effettivamente un livello di inflazione in media pari al 2%.
Brainard ha definito una strategia di “flexible inflation averaging” che indurrebbe la Fed a spostare temporaneamente l’obiettivo di inflazione a 2-2,5% se l’inflazione effettiva si è mantenuta fra l’1,5 e il 2%. Secondo Brainard i tassi USA dovrebbero restare accomodantiper molto tempo” per rispondere al periodo prolungato di inflazione al di sotto del 2%.
Brainard ritiene anche essenziale che la Fed segnali esplicitamente la disponibilità ad agire in modo “proattivo” con un insieme allargato di strumenti per sostenere la crescita a fronte di shock che probabilmente porterebbero il tasso di policy a zero.
Il dibattito sugli strumenti e sulla strategia di politica monetaria all’interno del FOMC proseguirà ancora per diversi mesi: per ora non è emerso un consenso chiaro sulle riforme da attuare.

GIAPPONEKuroda (BoJ) alla riunione dei G-20 ha affermato che la BoJ sta seguendo attentamente gli sviluppi dell’economia giapponese e che per ora non ci sono cambiamenti significativi allo scenario di ripresa moderata.
Tuttavia, il governatore ha affermato che la banca centrale non esiterà ad agire se necessario, a fronte dell’elevata incertezza a livello globale.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ampiamente venerdì, erodendo buona parte dei progressi messi a segno nel corso della settimana, penalizzato dai PMI manifatturiero e servizi che hanno entrambi deluso, mostrando un calo più ampio del previsto. La delusione maggiore è giunta dall’indice dei servizi, e poiché questi sono stati finora il settore trainante, è proprio tale indicatore che desta potenzialmente le preoccupazioni maggiori, anche se in questo caso il dato potrebbe riflettere soprattutto l’effetto del coronavirus.
La settimana entrante propone dati (fiducia dei consumatori, ordini di beni durevoli, PMI di Chicago) che potrebbero fornire indicazioni di tenore misto.
Si potrebbe quindi osservare una pausa nell’accentuato trend rialzista del dollaro, in atto da inizio anno.

EUR – L’euro è rimbalzato venerdì sui dati USA, da 1,07 a 1,08 EUR/USD, recuperando integralmente il calo subìto nel corso dell’ultima settimana. I PMI dell’area hanno sorpreso positivamente mostrando un incremento contro attese di calo, ma è sui dati USA che è avvenuta buona parte della reazione rialzista. Questa settimana saranno pubblicate le indagini di fiducia nazionali e dell’area, a partire oggi dall’IFO tedesco.
Le attese sono per un calo così come per la stima flash dell’inflazione tedesca, francese e italiana. A meno di sorprese eclatanti dai dati dell’area e/o di delusioni significative da quelli USA, l’euro dovrebbe mantenersi nel range 1,07-1,08 EUR/USD.
Dalla BCE in programma oggi un intervento di Lagarde.

GBP – La sterlina è parzialmente risalita venerdì contro dollaro da 1,28 a 1,29 GBP/USD, favorita sia dai dati USA sia da quelli domestici che a fronte di un calo del PMI servizi hanno mostrato un aumento del PMI manifatturiero, che era previsto in calo.
Contro euro il cambio si è invece mantenuto in area 0,83 EUR/GBP. Questa settimana vi saranno alcuni discorsi BoE, da seguire per verificare l’evolversi dello scenario sui tassi. Maggiore impatto sul cambio potrebbero però avere gli sviluppi sul fronte dei negoziati con l’UE.
Domani infatti si terrà un incontro di governo per definire il mandato negoziale che sarà reso noto giovedì.
I negoziati ufficiali con l’UE dovrebbero partire il 2 marzo
e al momento le posizioni delle parti rimangono distanti, il che resta un fattore penalizzante per la sterlina.

JPY – Anche lo yen si è parzialmente ripreso venerdì sul dollaro, ma il recupero è stato di entità limitata, da 112 a 111 USD/JPY, per cui contro euro si è mantenuto nel range 120-121 EUR/JPY. Le indicazioni di debolezza giunte contemporaneamente dall’economia giapponese limitano infatti lo spazio di recupero della valuta nipponica, che continuerà a rispondere anche agli sviluppi sul fronte del coronavirus.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – L’indice Ifo di fiducia delle imprese manifatturiere è previsto in calo di un punto a 94,9 a febbraio, a seguito di un peggioramento delle aspettative (a 91,5 da 92,9) e delle opinioni sulla situazione corrente (a 98,4 da 99,1). L’allentamento delle tensioni commerciali a livello mondiale è stato compensato dal rischio di ricadute sul commercio globale dell’epidemia di COVID-19.
Peraltro, la correzione dell’Ifo nel mese potrebbe essere meno pronunciata di quella registrata dall’indagine ZEW condotta presso gli operatori dei mercati finanziari.

EUROZONA – Entra nel vivo la tornata di indagini di fiducia relative al mese di febbraio (Ifo tedesco, INSEE francese, indici Istat in Italia e indagine Commissione UE per l’Eurozona): ci aspettiamo che i primi effetti del COVID-19 possano pesare in particolare sul morale delle imprese manifatturiere.
Il PIL tedesco dovrebbe confermare la stagnazione vista a fine 2019. Le stime flash di febbraio dovrebbero indicare che l’inflazione è calata di un decimo a 1,5% in Germania, a 1,6% in Francia e a 0,3% in Italia.

STATI UNITI – I principali dati in uscita riguardano il mese di gennaio e non daranno quindi informazioni sugli effetti dell’epidemia di COVID-19. L’unico dato di febbraio è la fiducia dei consumatori, che dovrebbe confermarsi su livelli elevati e restare impermeabile all’incertezza collegata al coronavirus e alla fase pre-elettorale. Fra i dati di gennaio, gli ordini di beni durevoli dovrebbero mantenersi deboli e risentire dei problemi di Boeing; la spesa e il reddito personale dovrebbero essere in aumento moderato, mentre l’inflazione dovrebbe restare contenuta; la bilancia commerciale dei beni a gennaio dovrebbe registrare un ampliamento del deficit, con flussi ancora negativi; le vendite di case nuove dovrebbero essere in netto rialzo sulla scia del clima mite e dei livelli sempre bassi dei tassi sui mutui.