Seguci su twitter

Categorie

23 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indice di fiducia dei consumatori è salito di 0,6 punti a -6,5, secondo la stima flash pubblicata venerdì. L’indice è su un trend di lieve e incerta ripresa dopo il calo del 2018, e resta comunque sopra la media di lungo periodo.

PAESI BASSI – La crescita del PIL nel 2019(T2) è stata rivista da 0,5% a 0,4% t/t. La variazione tendenziale rallenta a 1,8% a/a. Anche i dati del primo trimestre sono stati rivisti al ribasso di un decimo. La revisione è conseguenza di un netto cambiamento della stima per le importazioni, da 2,5% a 2,9% t/t. La stima per i consumi è stata rivista marginalmente al rialzo.

 

COMMENTI:

ITALIAIstat diffonde la revisione dei conti economici nazionali relativa al triennio 2016-2018, effettuata per tenere conto delle informazioni acquisite dopo la stima pubblicata ad aprile (in particolare le stime dell’anno 2018 dovrebbero incorporare i dati definitivi sui risultati economici delle imprese e quelli completi relativi all’occupazione). È possibile una revisione al rialzo del livello del PIL.

GERMANIA – Il governo tedesco ha approvato un ampio programma orientato a rallentare il cambiamento climatico. Le misure includono l’obbligo per le industrie che producono e vendono carburanti di acquistare permessi di emissione, con un costo iniziale fissato in €10/tonnellata, ma destinato a salire fino a €35 nel 2025. Fra le altre misure, una riduzione dell’IVA sui biglietti ferroviari, maggiori imposte sui biglietti aerei, divieto di utilizzare impianti di riscaldamento a gasolio nei nuovi edifici dal 2026, modulazione delle tasse di circolazione in base al livello di inquinamento dei veicoli e una serie di incentivi per accelerare la transizione. Il ministro dell’economia ha dichiarato che il programma si autofinanzierà grazie all’estensione della carbon tax.

STATI UNITI – La settimana fitta di discorsi dalla Fed si è aperta con un’esposizione dell’ampio spettro di opinioni presenti nel comitato. Due dei tre dissenzienti alla riunione del 17-18 settembre, Bullard e Rosengren, hanno motivato le loro opinioni opposte riguardo al sentiero dei tassi.
Bullard (St Louis Fed) avrebbe voluto un taglio di 50 pb, sulla base di due argomenti: da un lato, la previsione è di rallentamento della crescita, con ampia incertezza sulla politica commerciale, manifatturiero in contrazione, aumento della probabilità di recessione e curva invertita; dall’altro, l’inflazione core resta sotto l’obiettivo. Bullard ritiene che un taglio ampio avrebbe contribuito a ridurre i rischi di rallentamento e di debolezza dell’inflazione.
Invece Rosengren (Boston Fed) avrebbe voluto tassi fermi. A suo avviso, in un contesto di politica monetaria già accomodante e di mercato del lavoro al pieno impiego, ulteriori tagli dei tassi gonfiano i prezzi degli asset e inducono imprese e famiglie a eccessi di indebitamento, con rischi per la stabilità finanziaria.
Clarida (Board Fed) ha invece difeso la decisione di ridurre i tassi di 25 pb, alla luce della debolezza della domanda globale e dei rischi geopolitici, in un contesto di rischi limitati per la stabilità finanziaria. Clarida non si è sbilanciato riguardo al sentiero futuro dei tassi, affermando solo che la Fed agirà “come appropriato”.
I discorsi di Bullard, Rosengren non sorprendono, dato che le loro opinioni erano già note e il posizionamento di Clarida nel consenso era prevedibile. Sarà più informativa la prossima sequenza di interventi per valutare l’apertura di altri partecipanti al FOMC verso ulteriori interventi espansivi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro venerdì ha recuperato il calo del giorno precedente chiudendo la settimana in marginale rialzo. Probabilmente sui mercati ha prevalso l’interpretazione che la spaccatura interna alla Fed sul sentiero futuro dei tassi non è di per sé un elemento negativo e che anzi conferma che la visione della maggioranza sull’economia USA rimane di fatto positiva.
Dalla Fed, Rosengren, che mercoledì aveva votato per tassi fermi, ha aggiunto che inizierà a preoccuparsi dello stato di salute dell’economia domestica solo quando anche i consumatori lo faranno. Kaplan, che invece ha votato a favore di un taglio, ha detto che la guerra dei dazi USA-Cina sta producendo ripercussioni negative più sulle altre economie che su quella USA, aggiungendo che comunque è meglio agire a piccole dosi preventivamente piuttosto che aspettare di vedere un peggioramento dei consumi perché in quel caso la Fed si muoverebbe troppo tardi.
Il primo colloquio tecnico USA-Cina si è concluso positivamente secondo le dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti di entrambe le parti, anche se la delegazione cinese ha cancellato alcune visite programmate presso aziende agricole statunitensi anticipando il rientro, il che potrebbe significare che su alcuni punti non si è riusciti a trovare un’intesa. In realtà a questo stadio è possibile che alcuni temi debbano essere rinviati perché i delegati non sono autorizzati a prendere determinate decisioni. Più significativi saranno gli incontri negoziali di più alto livello in programma da inizio ottobre.
La settimana entrante propone vari discorsi Fed, a partire da oggi, utili per cercare di trarre indicazioni più chiare sulle intenzioni di voto entro fine anno, e molti dati USA (fiducia dei consumatori domani, vendite di case mercoledì, l’ultima stima del Pil del 2° trimestre giovedì e gli ordini di beni durevoli venerdì). I dati dovrebbero complessivamente dipingere un quadro moderatamente positivo dell’economia USA, ma allo stesso tempo confermare la decelerazione in atto. A meno di delusioni il dollaro dovrebbe quindi consolidare o perlomeno stabilizzarsi.

EURL’euro invece ha corretto venerdì facendo una temporanea incursione sotto quota 1,1000 EUR/USD (minimo a 1,0994), per nulla aiutato dai dati sulla fiducia dei consumatori dell’area, che pure è migliorata più delle attese. A pesare sulla moneta unica ha contribuito la notizia che il governo tedesco intende attenersi al vincolo del pareggio di bilancio, disattendendo così le speranze di uno stimolo fiscale per sostenere la crescita, tema caldo in questa fase dove la scarsa efficacia marginale dell’azione di policy BCE richiederebbe un maggiore intervento della politica fiscale.
Il cambio apre in calo anche oggi scendendo fino a 1,0968 EUR/USD sui PMI francese e tedesco che hanno significativamente deluso mostrando un nuovo calo.
La settimana entrante propone diversi discorsi BCE, a partire da oggi, e le principali indagini congiunturali di settembre (tra cui l’IFO tedesco domani e la fiducia dell’area venerdì), che potrebbero mostrare qualche segnale di miglioramento. Se non deluderanno l’euro dovrebbe riuscire a ripristinare quota 1,10 EUR/USD, ma in caso di delusioni il calo in area 1,09 EUR/USD si approfondirebbe.

GBPLa sterlina ha corretto venerdì sia contro dollaro ritornando in area 1,24 da un massimo di 1,2581 GBP/USD sia contro euro da 0,87 a 0,88 EUR/GBP, ma ha chiuso comunque la settimana in marginale rialzo. A indebolirla hanno contribuito le dichiarazioni del ministro degli esteri irlandese secondo il quale il governo britannico non avrebbe ancora avanzato proposte concrete per trovare un’alternativa al “backstop” e una notizia riportata dal Financial Times secondo la quale Johnson avrebbe detto di non essere sicuro di riuscire a proporre una soluzione valida sulla questione irlandese al vertice UE del 17-18 ottobre.
Il movimento del cambio è comunque da leggersi come un ritracciamento rispetto all’ampio rafforzamento del giorno precedente scattato sulle dichiarazioni ottimistiche del capo-negoziatore UE Barnier e non come reazione a nuove accresciute incertezze su Brexit.
Il flusso di notizie su Brexit e sulla politica interna resterà il driver principale della sterlina, con reattività simmetrica, soprattutto in una settimana priva di dati. L’altro tema importante di questi giorni sarà la sentenza della Corte Suprema sulla legittimità o meno della sospensione del parlamento voluta da Johnson. La Corte ha infatti reso noto che la sentenza non verrà formulata oggi ma che oggi verrà comunicata la data in cui sarà emessa.
Oggi il partito laburista dovrebbe votare sulla linea da seguire su Brexit, date le divergenze interne: la scelta sarà tra fare una campagna elettorale per restare nell’Unione proponendo un nuovo referendum su Brexit oppure rinviare la posizione da prendere su Brexit al dopo-elezioni.
In programma questa settimana alcun discorsi BoE, a partire da oggi, con un intervento del governatore Carney giovedì.
Abbiamo intanto rivisto leggermente al rialzo il profilo atteso della sterlina optando, nell’impossibilità di prevedere se si avrà un’uscita con o senza accordo, per un’assunzione simile a quella adottata dalla BoE per formulare le sue previsioni, ovvero di transizione ordinata e graduale verso il nuovo regime post-Brexit, per cui la valuta britannica dovrebbe nel breve, dove ancora vi è incertezza sulle modalità dell’uscita dall’UE, stabilizzarsi approssimativamente nel range 1,22-1,25 GBP/USD a 1m-3m, e più avanti, quando l’incertezza sulle modalità di uscita si sarà dissipata, rafforzarsi verso 1,28-1,32 GBP/USD a 6m-12m.
Contro euro questo si tradurrebbe in una stabilizzazione a 0,90-0,89 EUR/GBP a 1m-3m e 0,89-0,88 EUR/GBP a 6m-12m, per via del simultaneo atteso rafforzamento dell’EUR/USD.
Sottolineiamo che i rischi dello scenario sono verso il basso, sia nel breve sia successivamente, soprattutto nel caso in cui si realizzasse un’hard Brexit.

JPYLo yen si è rafforzato ancora venerdì sia contro dollaro da 108 a 107 USD/JPY, aiutato dal calo dei rendimenti USA e dalla risalita della risk aversion, sia contro euro da 119 a 118 EUR/JPY.
Fintantoché il clima di incertezza a livello globale rimane la valuta nipponica può restare supportata ma al di là del breve la prospettiva di nuovo allentamento monetario BoJ dovrebbe indebolirla.
Domani in programma un discorso del governatore della BoJ Kuroda, interessante per capire se la banca centrale possa fornire ulteriore stimolo già alla prossima riunione di ottobre.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima preliminare dovrebbe indicare che il PMI composito a settembre è salito a 52,2 da 51,9 grazie al recupero del PMI manifatturiero, a 47,5 da 47,1. La componente servizi è vista in lieve rallentamento a 53,3 da 53,5. Il livello del PMI composito è stabile nel trimestre in corso in confronto ai due precedenti (51,7). Le indagini congiunturali potrebbero quindi mostrare qualche segnale di miglioramento, in particolare legato alle aspettative, ma con dinamiche forse contrastanti fra paesi e settori. La crescita di M3 resterà sostenuta, pur rallentando rispetto a luglio.

STATI UNITI – I dati in uscita dovrebbero confermare il quadro congiunturale moderatamente positivo. Fra i dati di agosto, le vendite di case nuove, gli ordini di beni durevoli, i consumi e il reddito personale sono previsti in aumento, con segnali di crescita diffusa della spesa delle famiglie e di stabilizzazione nel manifatturiero.
Il deficit della bilancia commerciale dei beni dovrebbe ridursi ad agosto, con importazioni ed esportazioni frenate sia dai prezzi sia dai volumi.
Il deflatore core è previsto in aumento di 0,2% m/m per il terzo mese consecutivo, con l’inflazione annua in rialzo a 1,8%.
La fiducia dei consumatori a settembre dovrebbe stabilizzarsi su livelli elevati, ma inferiori a quelli del 2° trimestre. La terza stima del PIL del 2° trimestre dovrebbe essere invariata a +2% t/t ann.