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23 Novembre 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea di novembre è calato più delle attese (anche rispetto alle nostre previsioni meno ottimistiche del consenso), da -4,8 a -6,8, ritornando al di sotto dei livelli pre-Covid per la prima volta dallo scorso aprile.
L’indagine dovrebbe aver risentito del rincaro dei prezzi al consumo e della risalita dei contagi.
Dopo il robusto dato estivo, vediamo una decelerazione della crescita dei consumi privati sotto il punto percentuale su base congiunturale nel 4° trimestre; i rischi sono rivolti prevalentemente verso il basso.

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a ottobre sono aumentate a 6,34 mln, contro aspettative di consenso per un calo, con prezzi ancora in rialzo solido (13,1% a/a) e scorte estremamente limitate (equivalenti a 2,4 mesi di vendite).
Il mercato immobiliare è di nuovo in fase di boom, con il tempo medio di un immobile sul mercato pari a una settimana.

 

COMMENTI:

ITALIA – Alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sono previste le audizioni di CNEL, Banca d’Italia, Corte dei Conti e UPB sulla Legge di Bilancio; in serata interviene anche il Ministro dell’Economia Daniele Franco.

BCEVilleroy de Galhau (Banque de France) ha dichiarato che “una stretta prematura sarebbe un errore”, ma allo stesso tempo la BCE deve essere “vigile” e “se le spinte inflattive dovessero divenire più persistenti, non esiteremmo ad agire”.
Secondo Villeroy, la ripresa della pandemia non cambia le prospettive e “dovremmo chiudere gli acquisti netti PEPP nel marzo 2022”.
Il consiglio è concorde sulla direzione della politica monetaria, anche se ci sono divergenze su “tempi e ritmo” della correzione.
Secondo Knot (Olanda), l’attuale picco di inflazione non è un motivo sufficiente per agire sulla politica monetaria, perché è previsto rientrare nel corso del 2022.
Anche Kazimir (Slovacchia) e Kazaks (Lettonia) ritengono che la BCE debba guardare oltre l’attuale picco di inflazione, agendo soltanto a fronte di segnali negativi sul fronte di salari e aspettative.

STATI UNITIBiden ha annunciato la nomina di Powell a un secondo mandato come presidente della Fed, con una scelta di continuità nella gestione della Banca centrale e l’obiettivo di evitare rischi politici in fase di conferma in Senato.
Sia la leadership democratica sia quella repubblicana hanno reagito positivamente all’annuncio.
Contestualmente alla nomina di Powell, Brainard (considerata come una possibile alternativa per la presidenza) è stata nominata per la carica di vice-presidente, al posto di Clarida, il cui mandato scade a gennaio, e la cui posizione è stata compromessa da operazioni finanziarie personali attuate con una tempistica quanto meno discutibile.
A dicembre saranno operative le dimissioni di Quarles (vice-presidente per la regolamentazione).
Entro breve l’amministrazione avrà quindi tre posizioni da coprire nel Board (su un totale di sette), essendocene già una vacante, oltre a quelle di Quarles e Clarida, con implicazioni rilevanti per l’equilibrio nel FOMC.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ulteriormente aggiornando di nuovo i massimi dell’anno dopo che Biden ieri ha annunciato la nomina di Powell a un secondo mandato come Presidente della Fed.
La reazione si spiega con il fatto che Powell sostiene un approccio di policy più favorevole ad anticipare i rialzi dei tassi rispetto all’altro candidato Brainard incline invece a un atteggiamento più cauto.
Le attese di mercato di rialzo dei tassi Fed l’anno prossimo sono infatti aumentate ulteriormente, prezzando ora poco più di due rialzi di 25 pb ciascuno.
Poiché appare poco probabile che la Fed, pur segnalando un avvio del ciclo di rialzi l’anno prossimo, indichi già a dicembre più di due rialzi nel 2022, l’upside del dollaro dovrebbe cominciare a ridursi, fermo restando che rimangono ancora margini di rafforzamento nel breve.
Oggi intanto un nuovo test in tal senso si avrà con i PMI, attesi positivi.

EURL’euro è sceso ulteriormente sul generalizzato rafforzamento del dollaro dopo la notizia della rinnovata nomina di Powell, aggiornando i minimi dell’anno a 1,1224 EUR/USD, ma questa mattina sta risalendo dopo che i PMI dell’area hanno sorpreso positivamente mostrando un aumento contro attese di calo.
Anche se tali dati non modificano lo scenario di rallentamento della crescita nel 4° trimestre, è però significativo che il cambio abbia reagito prontamente al rialzo.
Questo non riduce il rischio che l’euro scenda ancora – in particolare al di sotto di 1,1200 EUR/USD – ma suggerisce di verificare i dati USA del pomeriggio (attesi positivi) e l’IFO tedesco di domattina (atteso invece negativo) e la conseguente reazione di mercato per valutare l’opportunità di rivedere al ribasso la previsione di breve del cambio.
Ciò che potrebbe prevenire un’ulteriore discesa dell’euro sarebbe un cambiamento di toni da parte della BCE, dove – pur senza modificare lo scenario di tassi fermi l’anno prossimo – venisse comunque veicolato il messaggio che la BCE sta monitorando attentamente il rischio inflazione e che gestirà il processo di normalizzazione (almeno in termini di QE) in relazione all’evoluzione di questo rischio.
Un segnale in tale direzione è giunto ieri da Villeroy, che ha dichiarato che se le pressioni sull’inflazione dovessero aumentare, la BCE non esiterebbe a intervenire.
Per sostenere l’euro, è comunque necessario che la nuova retorica venga condivisa almeno da una significativa maggioranza.

GBPAnche la sterlina è scesa sul generalizzato rafforzamento del dollaro, da 1,34 a 1,33 GBP/USD, ma il calo sta proseguendo oggi, e il cambio è a un soffio dai minimi recenti (che sono anche i minimi dell’anno a 1,3352 GBP/USD) nonostante i PMI siano risultati leggermente migliori delle attese.
Contro euro dopo aver aggiornato ieri i massimi dell’anno a 0,8378 EUR/GBP, oggi è in calo in area 0,84 EUR/GBP.
A pesare sulla valuta britannica è il deterioramento di sentiment collegato all’evoluzione del quadro pandemico in Europa.
Intanto dalla BoE Haskel ha indicato che l’avvio a breve del ciclo di rialzi dei tassi è coerente con il miglioramento del quadro macro domestico sottolineando la necessità di monitorare attentamente l’evoluzione del rischio inflazionistico in base soprattutto agli sviluppi del mercato del lavoro, le cui condizioni appaiono piuttosto tirate.

JPYAnche lo yen si è indebolito sul generalizzato rafforzamento del dollaro post-nomina di Powell, rompendo il range in atto contro dollaro e aggiornando i minimi dell’anno a 115,15 USD/JPY e scendendo anche contro euro da 128 a 129 EUR/JPY.
Il calo potrà proseguire, ma seguendo ancora la dinamica dei rendimenti USA, per cui farebbe di nuovo una pausa se la facessero anche i rendimenti.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi l’indice PMI manifatturiero di novembre è visto correggere a 57,8 da 58,3 di ottobre; più ampia potrebbe essere la decelerazione nei servizi, a 53,6 da 54,6 precedente; tra le principali economie dovrebbe essere ancora la Germania a mostrare la maggiore debolezza, a fronte di una maggiore tenuta dell’economia francese.

STATI UNITI – Sono in uscita i PMI Markit flash di novembre, che dovrebbero dare segnali espansivi sia per il manifatturiero sia per i servizi.
Il PMI manifatturiero dovrebbe aumentare a 59,5 da 58,4, mentre il PMI servizi è atteso in rialzo a 59,1 da 58,7.
Entrambe le indagini dovrebbero continuare a segnalare prezzi in rapido rialzo e strozzature all’offerta.