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22 Luglio 2020 – nota economica giornaliera

BCE – La crescita degli attivi finanziari BCE è rallentata a 13,4 miliardi la scorsa settimana. L’incremento di 19 miliardi dei titoli in portafoglio (tutto dovuto al PEPP, a fronte di un contributo negativo dell’APP) è stato parzialmente compensato dal calo di altri attivi di bilancio.
Dal lato del passivo, si è osservato un forte spostamento dai conti correnti degli intermediari di credito (-41,7 miliardi) a quelli degli Stati (+49,9 miliardi), oltre a un incremento delle passività in euro verso non residenti (+8 miliardi).

GIAPPONE – Il PMI manifatturiero (flash) a luglio aumenta da 40,1 a 42,6 (e dal minimo di 38,4 di maggio).
Lo spaccato dell’indagine è misto, con un calo dell’indice occupazione a 46,7 (da 47,7 di giugno), e miglioramenti per l’output (a 41,2 da 32,3), gli ordini (a 35,8 da 33,3), gli ordini all’export (a 39,3 da 37,5) e i tempi di consegna (a 48,6 da 46,7).
I livelli degli indici sono ancora su livelli lontani da 50, con indicazioni di correzione netta dell’attività, se pure a ritmi più contenuti rispetto al minimo recente di maggio. La recessione iniziata in autunno 2019 dovrebbe durare fino al 2° trimestre 2020, con la previsione di ritorno a una crescita positiva nel 3° trimestre.

 

COMMENTI:

ITALIA – Secondo fonti di stampa, oggi pomeriggio dovrebbe svolgersi una riunione del Consiglio dei ministri che darà l’ok a un nuovo scostamento di bilancio da 20 miliardi (oltre i 75 già approvati sinora). Circa metà delle risorse sarebbe necessaria a rifinanziare l’estensione della cassa-integrazione guadagni, la restante parte andrebbe a aumentare i fondi previsti per gli enti locali, per la scuola e per i settori più colpiti; dovrebbe essere esteso, ma solo per casi specifici, il blocco ai licenziamenti (attualmente in vigore sino al 17 agosto).
Intanto il ministro Gualtieri ha dichiarato che l’Italia presenterà già a ottobre a Bruxelles il suo piano di rilancio nazionale per l’utilizzo dei fondi dal Recovery Fund, che per l’Italia dovrebbero valere in tutto 208,8 miliardi (81,4 a fondo perduto e 127,4 sotto forma di prestiti); il pacchetto è valido sull’orizzonte 2021-28, ma il 70% dei trasferimenti a fondo perduto dovrà essere utilizzato entro il 2022 (per l’Italia, quasi 57 miliardi).
Il prefinanziamento in termini di cassa sul 2021potrebbe valere il 10% dell’intero programma(circa 20 miliardi, di cui 8 di trasferimenti e 12 di prestiti), con la possibilità di finanziare anche spese avviate dal febbraio scorso(a patto che siano coerenti con le linee d’azione a cui si dovranno conformare i Recovery Plan nazionali).

BCE – In un’intervista del 16/7 pubblicata ieri, Schnabel (membro del comitato esecutivo) ha consigliato di non dare troppo peso ai dati settimanali sugli acquisti, che risentono anche di fattori stagionali.
Schnabel ha poi dichiarato che se lo scenario si svilupperà secondo le previsioni, il PEPP raggiungerà il plafond previsto, ma che sono possibili sorprese al rialzo o al ribasso.
Riguardo alla possibilità di nuovi aumenti del programma, Schnabel ritiene cruciale “evitare una situazione in cui i mercati finiscono con il dettare le decisioni”, che devono essere basate invece sui “dati”.
La durata del programma dipende dallo scenario di inflazione, perché la BCE si muove entro un vincolo legale che proibisce il finanziamento monetario dei governi.
In merito alla possibilità di allentare i criteri di rating sul debito corporate, “non c’è alcuna urgenza per noi di discuterne”, sebbene non sia una possibilità da escludere categoricamente.

STATI UNITI
Trump ha modificato la sua linea ottimista riguardo alla pandemia, affermando che “probabilmente, purtroppo, la pandemia peggiorerà prima di migliorare” e invitando a indossare le mascherine dato che “hanno un impatto”. La svolta del presidente è probabilmente generata dal crollo della valutazione della sua gestione della crisi sanitaria, scesa a 38% da 51% di marzo in un’indagine del Washington Post, così come in altri sondaggi.
– La Commissione bancaria del Senato ha votato a favore della nomina dei due candidati proposti dall’amministrazione per il Board of Governors della Fed, J. Shelton e C. Waller.
Il voto in aula a questo punto è scontato, con la probabile approvazione dei due candidati sostenuta dalla maggioranza repubblicana.
La candidatura di Waller, approvata a larga maggioranza, non era controversa, con un curriculum di vice-presidente e direttore della ricerca alla St Louis Fed da più di 10 anni e una formazione da economista.
Per quanto riguarda Shelton, invece, la nomina è assai più controversa ed è passata lungo linee di partito. Shelton è stata US Executive Director della European Bank for Reconstruction and Development e ha lavorato per organizzazioni gestite da leader repubblicani, oltre a essere stata consulente economica per la campagna di Trump nel 2016.
In passato Shelton aveva sostenuto l’opportunità di ritornare al gold standard, criticato la Fed per avere aperto i programmi di acquisto titoli e per aver mantenuto i tassi troppo bassi durante l’amministrazione Obama e successivamente criticato la Fed per aver tenuto i tassi troppo alti durante l’amministrazione Trump, supportando esplicitamente le richieste dell’attuale presidente di ridurre i tassi.
La Commissione bancaria del Senato aveva già tenuto un’audizione per la nomina dei due candidati approvati ieri, con pareri contrari da parte di tre senatori repubblicani, ora invece favorevoli.
Durante la precedente audizione, alla domanda se sarebbe stata favorevole ad acquisti di titoli in caso di rialzo del tasso di disoccupazione da 3,5% a 6,5%, Shelton aveva risposto che, a fronte di tale evento “difficile da immaginare”, avrebbe potuto supportare “con grande riluttanza” gli acquisti.
Le posizioni non ortodosse in termini di teoria economica e politicamente schierate rendono potenzialmente problematica la presenza di Shelton nel Board of Governors, anche se non modificheranno le decisioni del FOMC.
Una questione più rilevante potrebbe aprirsi se, in caso di vittoria in autunno, Trump intendesse considerare per la posizione di presidente della Fed alla scadenza di Powell (nel 2022) un membro del Board non chiaramente indipendente, come potrebbe essere Shelton.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ampiamente, principalmente a causa del miglioramento di sentiment dovuto all’accordo UE sul “recovery fund ma anche per via dell’incertezza dovuta alla difficoltà di trovare un accordo tra repubblicani e democratici sulle prossime misure di stimolo. Il biglietto verde si trova ora molto vicino ai minimi di marzo, raggiunti durante la fase iniziale della crisi provocata dalla pandemia.
Se la risk aversion dovesse scendere ulteriormente, il dollaro potrebbe anche provare a rompere al ribasso tali livelli.
Questo tuttavia non esclude un successivo parziale recupero a meno che la ripresa USA non si riveli più debole rispetto all’area euro e alle altre principali economie.

EURL’euro si è apprezzato significativamente da 1,14 a 1,15 EUR/USD (massimo a 1,1547), superando i massimi di marzo per rivedere massimi abbandonati a gennaio 2019, grazie al raggiungimento dell’accordo UE sul “recovery fund.
A questi livelli il cambio va monitorato perché uno sfondamento in senso proprio della fascia chiave di resistenze 1,1450-1,1500 EUR/USD può portare a un’accelerazione al rialzo verso il corridoio 1,17-1,18 EUR/USD che riaprirebbe tecnicamente il fronte rialzista.
La reazione dell’euro può essere considerata coerente e nel breve la moneta unica può mantenersi supportata. Successivamente tuttavia sarà l’effettiva performance dell’economia dell’area, in particolare rispetto agli Stati Uniti, a determinare la dinamica del cambio.
A meno di una ripresa post-pandemia dell’area più robusta che negli USA, dovrebbe esservi ancora spazio per un ritracciamento, almeno parziale, dell’euro.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata contro dollaro da 1,26 a 1,27 GBP/USD sul generalizzato indebolimento di quest’ultimo e si è indebolita contro euro da 0,89 a 0,90 EUR/GBP, per via del rialzo dell’EUR/USD. Nel breve il sentiment generale di mercato rimane un driver significativo anche per la valuta britannica, ma il rischio di una correzione è più ampio in caso di sviluppi negativi sul fronte dei negoziati con l’UE.

JPYLo yen si è rafforzato contro dollaro da 107 a 106 USD/JPY per il generalizzato indebolimento di quest’ultimo, mantenendosi tuttavia ancora in range, mentre si è indebolito contro euro da 122 a 123 EUR/JPY per il rialzo dell’EUR/USD. Nel breve termine la divergenza di comportamento rispetto a dollaro ed euro potrebbe permanere, in funzione della dinamica dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a giugno sono previste in rialzo a 4,3 mln da 3,91 mln a maggio, quando le vendite erano calate di -9,7% m/m. I contratti di compravendita hanno svoltato a maggio e puntano a un rimbalzo oltre i 5 mln per le vendite. Tuttavia, la scarsità di offerta e il perdurare di alcune restrizioni in diversi Stati fanno prevedere un recupero solido, ma più contenuto a giugno.