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21 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione nelle costruzioni è tornata a crescere dopo quattro cali consecutivi ma il rimbalzo di 2,7% m/m non è sufficiente a recuperare la contrazione cumulata di oltre il 6% registrata tra aprile e luglio.

FRANCIA – Ieri l’indice INSEE di fiducia manifatturiera di agosto è salito a sorpresa di un punto a 103, interrompendo una striscia negativa di tre cali consecutivi.
Il morale è invece calato nei servizi mentre è rimasto stabile a 102 l’indice composito di fiducia delle imprese.

AREA EURO – In saldo di partite correnti ha registrato un deficit di 26 miliardi di euro ad agosto da 20 miliardi il mese precedente appesantito dal disavanzo commerciale nel commercio di beni energetici.

STATI UNITI
– Ieri, le vendite di case esistenti di settembre hanno mostrato un calo di -1,5% m/m, a 4,71 mln, confermando il trend verso il basso ma segnalando per il terzo mese consecutivo un ritmo di flessione più contenuto rispetto a quello della prima parte dell’anno.
Le scorte si sono stabilizzate intorno a 3 mesi di vendite.
Il continuo aumento dei tassi sui mutui, ora vicini al 7%, mantiene pressioni verso il basso sulle vendite, ma con un impatto decrescente.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 15 ottobre sono calate a 214 mila, dopo due settimane di rialzi in parte attribuibili agli effetti dell’uragano Ian.
– L’indice della Philadelphia Fed a ottobre è rimasto circa stabile, a -8,7 da – 9,9 di settembre, con indicazioni di persistente debolezza.
I nuovi ordini e il fatturato sono poco variati, a -15,9 e 8,6, rispettivamente, mentre per l’occupazione si segnala una crescita moderata.
Gli indici dei prezzi di sono stabilizzati intorno a 30, su livelli vicini al periodo pre-pandemia.
Tutti gli indici a 6 mesi danno segnali pessimistici, con peggioramenti diffusi in area recessiva.

GIAPPONE – Il CPI a settembre ha registrato un aumento di 3% a/a sia per l’indice headline sia per quello al netto degli alimentari freschi (core), che ha toccato il massimo dal 1991 (escludendo i periodi di rialzi dell’imposta sui consumi).
La variazione mensile dell’indice core è di 0,4% m/m, come ad agosto, con indicazioni di trasmissione ai prezzi dei beni (in particolare durevoli) del deprezzamento dello yen.
L’inflazione core dovrebbe continuare ad aumentare nei prossimi mesi, toccando 3,5% a/a a ottobre e mantenendosi al di sopra di tale livello fino a fine 2022.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Nella notte, il Consiglio Europeo ha faticosamente raggiunto un’intesa sul pacchetto di emergenza in tema di energia proposto martedì dalla Commissione Europea, incluso il corridoio dinamico sui prezzi delle transazioni in gas naturale, a cui si aggiunge “un quadro temporaneo dell’UE per fissare un tetto al prezzo del gas utilizzato per la produzione dell’energia elettrica” (v. le conclusioni).
Tuttavia, la “proposta concreta” richiesta urgentemente a Commissione e Consiglio sul limite al prezzo del gas usato nella generazione elettrica deve fornire anche un’analisi costi-benefici (perché non tutti sono convinti che il bilancio sia positivo), non modificare l’ordine di merito delle fonti di generazione, tener conto degli impatti in termini di finanziamento, distribuzione e flussi oltre confine.

STATI UNITI – Dalla Fed, Harker (Philadelphia Fed) ha ribadito che l’inflazione è troppo alta e diffusa e deve essere riportata sotto controllo.
A suo avviso i tassi saranno ben sopra 4% a fine 2022 e “a un certo punto l’anno prossimo” i rialzi si fermeranno, mantenendo la politica monetaria restrittiva per un “certo tempo”.
Secondo Harker, l’inflazione scenderà al 4% nel 2023 e al 2,5% nel 2024, con un picco del tasso di disoccupazione al 4,5%.
Bullard (St Louis Fed) ha detto che nelle prossime riunioni il tasso sui fed funds dovrà essere portato a un livello che eserciti un’effettiva pressione verso il basso sull’inflazione, che stima fra 4,5 e 4,75%.
Bullard è ottimista sullo scenario dell’inflazione nel 2023, che dovrebbe calare e permettere alla Fed di mantenere i tassi fermi mentre la dinamica dei prezzi si muove verso il 2%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è stabilizzato ieri, scendendo temporaneamente sul rafforzamento della sterlina e sui dati USA (con il Philly Fed in particolare risultato peggiore delle attese, a ulteriore evidenza delle prospettive di decelerazione della crescita), ma recuperando facilmente poco dopo e aprendo al rialzo oggi.
A favorire il biglietto verde è l’ulteriore salita verso nuovi massimi dei rendimenti USA, al consolidarsi di attese di mercato, soprattutto sui discorsi Fed, che i rialzi dei tassi possano essere più ampi del previsto.
Nel breve questo rimane un fattore favorevole al dollaro, ma poco dopo, quando i tassi attesi e i rendimenti smetteranno di salire, con l’avvicinarsi della fine del ciclo di rialzi Fed, anche il trend rialzista del dollaro dovrebbe interrompersi, a meno di un nuovo significativo aumento della risk aversion.

EURL’euro è rimasto in range a 0,97-0,98 EUR/USD ieri, salendo a livello intraday ieri quando saliva la sterlina nonché di riflesso al calo del dollaro, ma con upside limitato.
Questa mattina sta scendendo in correlazione positiva con la sterlina.
Comunque, la prospettiva di deterioramento del quadro di crescita e inflazione dell’area, che prossimamente dovrebbe diventare più evidente nei dati, resta un fattore sfavorevole per l’euro e, unitamente alle attuali attese sui tassi Fed, lo espone a nuova debolezza prossimamente.
Oggi un primo test sul fronte dei dati si avrà con la fiducia dei consumatori dell’area, attesa appunto in peggioramento.
Supporti chiave in area 0,96 EUR/USD.

GBPLa sterlina è risalita ieri contro dollaro da 1,11 a 1,13 GBP/USD sulla notizia delle dimissioni della premier Liz Truss, ma è di nuovo in calo questa mattina complici sia la nuova incertezza politica sia i dati sulle vendite al dettaglio che hanno mostrato un’altra contrazione peggiore del previsto confermando lo scenario di recessione imminente.
Si apre ora la corsa per il nuovo premier, il cui nome verrà annunciato venerdì prossimo 28 ottobre.
Tra i candidati secondo la stampa inglese il favorito è l’ex Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak (del governo Johnson) ma tra i concorrenti principali vi è anche lo stesso ex premier Boris Johnson.
Nell’attesa la sterlina rimane esposta a nuova debolezza.
I rischi verso il basso vengono anche dai dati: lunedì le attese per i PMI sono di ulteriore peggioramento.
Anche contro euro infatti la sterlina è salita solo temporaneamente ieri da 0,87 a 0,86 EUR/GBP ma è di nuovo in calo oggi.

JPYProsegue invece il deprezzamento dello yen contro dollaro, con superamento della soglia critica di 150 USD/JPY (minimo dal 1990) e raggiungimento di quota 151 USD/JPY, movimento guidato dall’ulteriore salita verso nuovi massimi dei rendimenti a lunga USA.
La BoJ contemporaneamente ha condotto altri acquisti d’emergenza di titoli governativi per contrastare le pressioni rialziste sui rendimenti domestici trascinati da quelli statunitensi, il che rafforza la divergenza di policy BoJ-Fed amplificando le pressioni ribassiste sullo yen.
Il ministro delle finanze Suzuki ha ribadito lo stretto monitoraggio delle dinamiche di mercato, la non tollerabilità di movimenti speculativi eccessivi e la disponibilità a intervenire ancora se necessario, aggiungendo anche esplicitamente che le autorità stanno “fronteggiando” gli speculatori.
La dinamica del cambio USD/JPY è comunque coerente con i fondamentali macro, riflettendo semplicemente la divergenza BoJ-Fed.
Pertanto, se anche dovesse esserci un altro intervento valutario – ipotesi la cui probabilità va aumentando al superamento di quota 150 USD/JPY soprattutto se il deprezzamento dovesse accelerare troppo – questo dovrebbe contribuire a ridimensionare e rallentare la discesa dello yen ma difficilmente riuscirebbe a invertirne la rotta (trattandosi di intervento unilaterale) finché i rendimenti a lunga USA continuano a salire e la BoJ mantiene invariato il controllo della curva.
Abbiamo pertanto rivisto al ribasso il profilo atteso dello yen a 152-148-140-134 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 145-142-136-128 USD/JPY.
Ne risulta quindi rivisto al ribasso anche il profilo atteso contro euro a 140-138-140-140 EUR/JPY dal precedente 134-132-136-134 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi la stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea di ottobre è attesa registrare il secondo calo consecutivo a -29,4 da un precedente -28,8 che rappresenterebbe un nuovo minimo storico dopo quello già raggiunto a settembre.