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20 Dicembre 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA
 – Questa mattina, i prezzi alla produzione hanno registrato a novembre una seconda ampia flessione mensile consecutiva (-3,9% m/m da -4,2% di ottobre), per via del calo dei prezzi energetici (-9,6% m/m).
Di conseguenza la variazione tendenziale è scesa al 28,2% a/a da 34,5% di ottobre, ai minimi dallo scoppio della guerra in Ucraina (dal febbraio scorso).
– Ieri l’indice IFO è salito per il secondo mese a dicembre, a 88,6 da un precedente 86,4.
L’aumento è trainato da aspettative meno negative per i prossimi sei mesi (+3 punti, a 83,2).
Sono migliorati, anche se in minor misura, anche i giudizi sulla situazione corrente (+1,2 punti, a 94,4), dopo 6 mesi di cali consecutivi.
Sia l’indice sintetico che gli indicatori su situazione corrente e attese restano ben al di sotto della media di lungo termine e continuano a segnalare una recessione dell’economia tedesca, che potrebbe però rivelarsi meno severa del previsto.

AREA EURO
– La crescita dei salari orari ha rallentato inaspettatamente al 2,1% a/a nel 3° trimestre da un precedente 3,2% (rivisto da 4,1%).
I dati BCE sul costo del lavoro per occupato hanno invece registrato un’accelerazione al 3,3% a/a da 3%.
I problemi di carenza di manodopera iniziano ad attenuarsi, tuttavia il mercato del lavoro resta teso e destinato ad esercitare pressioni al rialzo sulle retribuzioni anche nei prossimi mesi.
– Ad ottobre la produzione nelle costruzioni è cresciuta di 1,3% m/m dopo una sostanziale stagnazione il mese precedente: l’attività dovrebbe aver beneficiato di condizioni climatiche migliori della media stagionale.
Il dato lascia l’output in rotta per un’espansione nel 4° trimestre; tuttavia, le indagini congiunturali sono coerenti con una contrazione del settore nei prossimi mesi, per via dell’effetto congiunto dei rincari dei costi di costruzione e degli effetti della restrizione monetaria.

STATI UNITI
– Ieri, la fiducia dei costruttori di case a novembre è calata ancora, scendendo a 31 da 33 di ottobre, a ridosso del minimo toccato durante la pandemia, con indicazioni sempre negative per le costruzioni residenziali.
– L’indagine delle aspettative dei consumatori condotta dalla NY Fed a dicembre ha rilevato un aumento della dinamica salariale attesa dalle famiglie nel prossimo anno.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Ieri i ministri dell’Energia dei Paesi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo su un tetto massimo ai prezzi del gas naturale, fissato a 180 euro per megawattora (ben più basso dei 275 euro proposti a novembre dalla Commissione europea).
Affinché lo strumento venga attivato, i prezzi del gas devono essere superiori al tetto per tre giorni.
La misura scatterà a partire dal 15 febbraio prossimo.

GIAPPONE – La BoJ alla riunione appena conclusa ha modificato la politica di controllo della curva, annunciando un aumento del limite superiore dell’intervallo di fluttuazione dei rendimenti a 10 anni, da circa più e meno 0,25% a circa più e meno 0,50%.
L’obiettivo sul tasso overnight è invariato a -0,1%.
Il cambiamento è mirato “a migliorare il funzionamento del mercato e a incoraggiare una formazione più uniforme dell’intera curva dei rendimenti, pur mantenendo condizioni finanziarie accomodanti”.
Il comunicato afferma che la volatilità dei mercati obbligazionari internazionali ha generato un deterioramento del mercato giapponese, soprattutto per quanto riguarda la relazione fra i rendimenti su diverse scadenze e quella fra mercati spot e future, con impatti negativi sulle condizioni finanziarie che influenzano le emissioni corporate.
Pertanto, le indicazioni sono di mantenimento del QE con controllo della curva, modificato solo per esigenze di mercato e non in seguito a un cambiamento della stance della politica monetaria.
La banca centrale mantiene una previsione di rientro dell’inflazione, dall’intervallo recente intorno al 3,5% sotto il 2% nel prossimo anno fiscale e sottolinea la volontà di mantenere la politica monetaria accomodante.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è stabilizzato nel range in cui si è assestato all’indomani del FOMC, anche se questa notte è sceso sull’annuncio della BoJ che ha ampliato il range di oscillazione dei rendimenti a lunga giapponesi, consentendo di fatto a questi di mantenersi su livelli più elevati.
All’avvicinarsi dello scavalco dell’anno importante sarà l’evoluzione della risk aversion, in particolare in funzione dell’evoluzione del quadro pandemico in Cina dopo l’allentamento di alcune misure di contenimento che sta però facendo risalire i contagi.
Un eventuale deterioramento del sentiment di mercato favorirebbe infatti un parziale rafforzamento del dollaro, soprattutto alla luce della volontà della Fed di tenere ancora alta la guardia sull’inflazione mantenendo quindi una sorta di tightening bias.
Tuttavia, la tendenza di fondo del biglietto verde dovrebbe essere al ribasso in vista della chiusura del ciclo di rialzi Fed e successiva inversione di policy nel corso del prossimo anno.
Importanti saranno i dati USA d’inizio gennaio, in particolare quelli sul mercato del lavoro (JOLTS, occupati ADP ed employment report rispettivamente il 4-5- 6 gennaio) ma anche gli indici ISM (4 e 6 gennaio), che dovrebbero complessivamente fornire conferme di rallentamento dell’attività economica e di graduale allentamento delle condizioni del mercato del lavoro.
A meno di sorprese questo dovrebbe pertanto riportare il dollaro sulla difensiva.

EURL’euro ha aperto la settimana in leggero rialzo da 1,05 a 1,06 EUR/USD, sostenuto dal restringimento dei differenziali di rendimento all’avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi Fed a fronte invece di un contestuale potenziamento atteso del ciclo di rialzi BCE.
Anche i dati dell’area (IFO tedesco ieri in aumento e fiducia dei consumatori dell’area attesa oggi anch’essa in recupero), che stanno mostrando un modesto miglioramento – rimanendo però sempre su livelli recessivi – contribuiscono a mantenere supportata la moneta unica.
Nel breve l’euro resta ancora esposto alla possibilità di un modesto (temporaneo) ritracciamento verso il basso in caso di sorprese positive dai dati USA, di aumento della risk aversion e/o di fronte ai prossimi dati dell’area che mostreranno con maggiore chiarezza che l’economia è in recessione.
Importanti in proposito saranno i dati di fiducia in uscita il 6 gennaio, stesso giorno in cui verrà pubblicata anche l’inflazione, prevista in calo.
Tuttavia, la tendenza di fondo dell’euro dovrebbe essere al rialzo in vista della chiusura del ciclo di rialzi Fed tra 1° e 2° trimestre 2023 al più tardi, della contestuale prosecuzione invece dei rialzi BCE verso livelli di tasso più elevati e della successiva inversione di policy della Fed tra 3° e 4° trimestre.

GBPLa sterlina fatica a trovare una direzione mantenendosi volatile ma comunque ancora in prossimità dei minimi raggiunti dopo la riunione BoE di giovedì scorso, a 1,20-1,22 GBP/USD contro dollaro e a 0,86-0,87 EUR/GBP contro euro.
La maggiore incertezza (rispetto a Fed e BCE) sulla dimensione del sentiero dei rialzi dei tassi BoE nei prossimi mesi, che potrebbe comunque chiudersi su un livello dei tassi leggermente più basso di quanto atteso in precedenza, mantiene la sterlina ancora esposta a seppur contenuti cedimenti nel breve.
Nelle prossime due settimane, in assenza di dati domestici di rilievo, la valuta britannica si muoverà ancora perlopiù di riflesso ai driver di dollaro.
Anche la sterlina dovrebbe comunque andare rafforzandosi nel corso dell’anno prossimo rispetto al dollaro, in vista dell’attesa inversione di policy della Fed, ma probabilmente un po’ meno dell’euro, rispetto al quale dovrebbe pertanto marginalmente indebolirsi, per via della possibilità che nella seconda metà del 2023 il mercato cominci a incorporare attese di successivi tagli dei tassi BoE, avendo la BoE previsioni di una discesa dell’inflazione molto più rapida rispetto alla BCE.

JPYLo yen si è apprezzato ampiamente questa notte sia contro dollaro da 137 a 131 USD/JPY sia contro euro da 145 a 140 EUR/JPY sull’esito della riunione BoJ.
La banca centrale ha lasciato invariata la stance massimamente espansiva di policy (tasso a breve a -0,10%, QE e controllo della curva con tasso a 10 anni centrato sullo zero) ribadendo che l’obiettivo è quello di riportare l’inflazione a target (2%) e sopra, per cui resta pronta ad allentare ulteriormente la politica monetaria nel caso in cui le condizioni economiche dovessero far deviare ulteriormente l’inflazione dal sentiero di aggiustamento.
Tuttavia, la BoJ ha annunciato un’importante modifica nell’ambito dell’YCC, ampliando l’intervallo di oscillazione del rendimento a 10 anni da ±25 pb a ±50 pb, un intervento – ha spiegato la BoJ – mirato a ripristinare il corretto funzionamento del mercato – che era stato compromesso dalle turbolenze che hanno interessato i mercati obbligazionari internazionali negli ultimi mesi – e che lascia pertanto inalterata la stance massimamente accomodante della politica monetaria.
Ciononostante, l’ampliamento del range di oscillazione consente di fatto ai rendimenti a lunga giapponesi di assestarsi su livelli più elevati, restringendo di conseguenza i differenziali rispetto agli USA (e non solo), il che dovrebbe favorire l’assestamento dello yen su livelli di maggior forza.
Abbiamo pertanto rivisto al rialzo i livelli attesi dello yen contro dollaro a 134-128-124-120 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dai precedenti 138-132-128-122 USD/JPY.
Ne risultano di conseguenza rivisti al rialzo anche i livelli attesi dello yen rispetto all’euro a 141-138-136-134 EUR/JPY a 1m-3m-6m-12m dai precedenti 145-143-140-137 EUR/JPY.
Resta invariata la dinamica attesa della valuta nipponica, che nel breve potrebbe ancora indebolirsi leggermente in funzione della divergenza BoJ-Fed, ma dovrebbe andare apprezzandosi ulteriormente nel corso dell’anno prossimo in vista della svolta di policy della Fed.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi pomeriggio è in calendario il dato preliminare sulla fiducia dei consumatori nell’Eurozona diffuso dalla Commissione Ue: dopo il minimo storico toccato a settembre, il morale delle famiglie è atteso in recupero per il terzo mese consecutivo a dicembre, grazie al parziale rientro dell’inflazione attesa, a un mercato del lavoro ancora resiliente e all’estensione delle misure di protezione dal caro-energia decise dai governi nazionali.
L’indice è visto a -22,7 da -23,9 di novembre (su livelli ancora ben inferiori alla media di lungo termine e coerenti con una contrazione dei consumi a inizio 2023).

STATI UNITI – Oggi verranno pubblicati i cantieri residenziali e le licenze edilizie di novembre, che dovrebbero mostrare ulteriori correzioni, a 1,41 mln e 1,45 mln, rispettivamente.