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20 Dicembre 2021 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Venerdì, l’indice IFO è calato da 96,6 a 94,7, con peggioramento sia del giudizio sulla situazione corrente (96,9), sia delle aspettative (92,6).
Il miglioramento della fiducia nel comparto manifatturiero è stato sovrastato dal peggioramento di commercio e servizi.
Il risultato è coerente con una marcata decelerazione della crescita a cavallo d’anno.

 

COMMENTI:

PAESI BASSIIl governo ha annunciato un confinamento nazionale con decorrenza dal 19 dicembre e fino al 14 gennaio, che inciderà negativamente sulla crescita a cavallo d’anno.

BCEIl governatore di Banque de France, Villeroy de Galhau, ha dichiarato ieri che la “discrezionalità”, cioè la possibilità di adeguare in ogni momento la politica monetaria in base ai dati reali osservati, è ora una caratteristica centrale delle regole decisionali BCE.
Secondo Holzmann (OeNB), “tutti noi del consiglio direttivo della BCE siamo pronti ad agire nel caso in cui le previsioni d’inflazione salgano. Le misure ancora in vigore possono essere ridotte o fermate”.
Per Kazaks (Lettonia), la BCE deve attendere gli aggiornamenti di marzo e giugno 2022 prima di valutare eventuali cambiamenti al percorso annunciato.

STATI UNITISul fronte politico è arrivata la conferma che J. Manchin, senatore democratico centrista, non darà il suo voto a favore del Build Back Better Act, bloccando di fatto l’attuazione dell’agenda politica di Biden.
Manchin ha citato la volontà di non accrescere ulteriormente il debito federale e di non alimentare l’inflazione.
Fino a pochi giorni fa Manchin aveva delineato modifiche al disegno di legge che avrebbe considerato accettabili: ora, con un “no” all’intero progetto, non è chiaro se la leadership democratica avrà altre possibilità per proseguire i negoziati.

CINALa banca centrale della Cina ha tagliato il loan prime rate a un anno da 3,85% a 3,80%, lasciando invece invariato a 4,65% il LPR a 5 anni.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, più che recuperando venerdì il calo del giorno precedente grazie sia all’eventualità che la Fed possa iniziare ad alzare i tassi già a marzo (Waller ha prospettato espressamente tale possibilità venerdì) sia al nuovo deterioramento di sentiment di mercato in merito ad Omicron (secondo nuove ricerche il rischio di re-infezione sarebbe 5 volte superiore a quello di Delta), che ha favorito il dollaro nel suo ruolo di safe haven.
Oggi apre in leggero calo, ma al di là delle oscillazioni giornaliere nel breve, o comunque nei primi mesi dell’anno, le premesse dovrebbero restare favorevoli per il biglietto verde, grazie sia al ritmo abbastanza sostenuto dei rialzi che la Fed ha già indicato sia alla possibilità che se ne aggiunga un altro già quest’anno.
I dati saranno cruciali per definire l’opportunità o meno di un intervento aggiuntivo.
Quelli in uscita questa settimana (fiducia dei consumatori mercoledì, deflatori e ordini di beni durevoli giovedì) dovrebbero confermare un quadro macro favorevole, ma ancora più rilevanti saranno gli indici ISM in uscita il 3 e 5 gennaio e l’employment report del 7 gennaio.
Se non deluderanno potranno infatti iniziare a formarsi aspettative di un primo rialzo Fed già a marzo: il FOMC del 26 gennaio sarà importante per fornire già eventuali indicazioni in merito.
Da seguire comunque in questa fase resta anche l’evoluzione del quadro pandemico, a maggior ragione per eventuali effetti amplificati che le notizie potrebbero avere sui mercati dati gli scambi tipicamente ridotti in questo periodo dell’anno.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in arretramento da 1,13 a 1,12 EUR/USD, un movimento moderato che lo ha mantenuto comunque in range, ma che riflette sia una generalizzata forza del dollaro, sia una certa debolezza propria dell’euro, coerente anche con il calo dell’IFO tedesco di venerdì, e in linea con il ri-allargarsi dei differenziali di rendimento sia a breve sia a lunga.
Oggi apre in leggero rialzo, ma al di là dei movimenti giornaliere il breve termine dovrebbe essere la fase in cui è maggiore il rischio di nuova debolezza, perché dalla BCE, la cui prossima riunione sarà il 3 febbraio, contrariamente a quanto potrebbe accadere per la Fed, non dovrebbero per ora giungere segnali di accelerazione del processo di riduzione degli acquisti, a meno di sorprese favorevoli eclatanti dai dati dell’area o di un netto miglioramento del quadro pandemico.
Dai dati in uscita questa settimana (fiducia dei consumatori dell’area domani e indici di fiducia italiani giovedì) si attende infatti un calo e anche l’inflazione dell’area in uscita il 7 gennaio dovrebbe mostrare una discesa rispetto al picco del mese precedente.
Il downside dovrebbe comunque collocarsi entro la fascia 1,12-1,10 EUR/USD.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura contro dollaro in area 1,32 GBP/USD, vedendo erosa venerdì la precedente salita post-riunione BoE per via del generalizzato rafforzamento del biglietto verde.
Contro euro la settimana si è chiusa invece in lieve rafforzamento da 0,85 a 0,84 EUR/GBP.
Oggi apre in calo sia conto dollaro sia contro euro a causa delle preoccupazioni per la diffusione di Omicron.
Questa settimana e le prossime due non vedranno la pubblicazione di dati di rilievo, per cui la sterlina dovrebbe seguire soprattutto i driver di dollaro, restando sulla difensiva se questi non deluderanno, ma con downside limitato entro i minimi recenti e tendenzialmente inferiore a quello dell’euro, in quanto dovrebbe beneficare della prospettiva di altri rialzi BoE nel 2022, a partire già dalla prossima riunione del 3 febbraio.
Da seguire sono comunque anche l’evoluzione del quadro pandemico, le vicende politiche domestiche (data l’opposizione interna che Johnson sta incontrando) e le trattative con l’UE sul protocollo nordirlandese: eventuali notizie negative potrebbero infatti avere un maggiore impatto negativo sulla sterlina dati i volumi sottili tipici di questo periodo.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in calo solo marginale contro dollaro rispetto ai livelli di apertura mantenendosi in area 113 USD/JPY.
Il modesto calo post-FOMC a 114 USD/JPY non è proseguito sia per la non-ulteriore salita dei rendimenti USA sia per il rinnovato aumento della risk aversion dovuto ad Omicron.
Oggi infatti lo yen apre al rialzo contro dollaro.
Nel breve, fino a che il quadro pandemico non si chiarisce in meglio, lo yen può trarre ancora vantaggio dal permanere di un certo grado di avversione al rischio.
Il driver di fondo del cambio saranno comunque i rendimenti USA: quando questi riprenderanno a salire stabilmente, portandosi al di sopra dei massimi recenti (soprattutto quelli a lunga), lo yen potrà indebolirsi in misura più significativa contro dollaro oltre 115 USD/JPY.
Il calo contro euro dovrebbe essere leggermente posticipato, per via del contestuale calo atteso, o comunque debolezza, dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La settimana si presenta piuttosto povera di dati.
L’indagine flash della Commissione Europea dovrebbe evidenziare una correzione della fiducia dei consumatori nell’Eurozona.
– In Spagna e Olanda, la seconda stima del PIL del 3° trimestre dovrebbe confermare i ritmi di crescita già riportati dalle letture preliminari.

ITALIA – Gli indici di fiducia di dicembre potrebbero riportare un calo del morale di imprese e famiglie.

STATI UNITI
 – Questa settimana i dati in uscita dovrebbero confermare il quadro di crescita solida della domanda finale e dei prezzi a novembre.
La spesa e il reddito personale dovrebbero continuare a espandersi, con il deflatore core in rialzo di 0,4% m/m.
– Anche gli ordini di beni durevoli e le vendite di case esistenti dovrebbero essere in rialzo, completando lo scenario positivo per l’attività.
– La fiducia dei consumatori a dicembre dovrebbe proseguire sul trend in calo legato ai timori per l’inflazione.