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20 Dicembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA La produzione nelle costruzioni è aumentata di 0,4% m/m a ottobre, in accelerazione dallo 0,1% m/m di settembre. Si tratta del maggior incremento congiunturale dallo scorso febbraio. Su base annua, l’output è salito a 2,7% (da 0,8% precedente corretto per gli effetti di calendario): in pratica, in ottobre, le costruzioni risultano in espansione per il nono mese consecutivo, mentre l’industria è in territorio recessivo da otto mesi. Nel 4° trimestre, le costruzioni sono in rotta per un incremento di 0,4% t/t dopo lo 0,3% t/t. Tuttavia, ci aspettiamo una correzione a novembre, per via di condizioni metereologiche avverse, il che suggerisce che il contributo delle costruzioni al PIL a fine anno possa essere minore di quello visto nei mesi estivi ovvero circa nullo.

ITALIA – I prezzi delle abitazioni sono diminuiti di -0,3% t/t nel 3° trimestre, per via delle abitazioni esistenti (-0,5% t/t), mentre le abitazioni nuove registrano un aumento di +0,8% t/t. Su base annua, i prezzi sono tornati in territorio positivo per la prima volta dal 2016, a +0,4%; anche in questo caso, sono trainanti le abitazioni nuove (+1,3%), ma anche le abitazioni esistenti fanno segnare un lieve aumento (+0,1%) dopo dieci trimestri consecutivi di calo. Rispetto alla media del 2010, primo anno per il quale è disponibile la serie storica, i prezzi restano più bassi del -16,3%, a causa esclusivamente alle abitazioni esistenti (-22,9%), mentre per quelli delle abitazioni nuove si registra un lieve incremento (+1,7%). Nel frattempo, nel 3° trimestre è continuato il trend di crescita dei volumi di compravendita (+5%).

FRANCIA – L’indice INSEE di fiducia delle imprese è salito a 101,8 in dicembre. Il dato di novembre è stato rivisto nettamente al rialzo da 100 a 101,5. Il miglioramento del clima di fiducia nell’industria riflette valutazioni più positive di produzione recente e prospettive dell’impresa, mentre la valutazione degli ordinativi è peggiorata rispetto a novembre e resta prevalentemente negativa. Le indicazioni dell’indagine Insee contrastano con quelle dell’indagine PMI, che in dicembre è peggiorata nettamente. La fiducia è migliorata anche nei servizi (indicazione in questo caso coerente con quella fornita dai PMI), mentre è calata per il secondo mese di fila nell’edilizia, pur restando su livelli positivi.

BELGIO – Come Insee ed Ifo, anche lindice di fiducia NBB è migliorato, in questo caso da -3,9 a -3,4. Si tratta di un livello ancora indicativo di un andamento economico debole, ma comunque è il migliore mai osservato da aprile. Il miglioramento ha interessato manifatturiero e costruzioni, mentre il clima di fiducia è peggiorato nei servizi produttivi, pur restando positivo (3,7), e nel commercio, in particolare di beni durevoli.

STATI UNITI – L’indice della Philadelphia Fed a dicembre cala di 10 punti, scendendo a 0,3 da 10,4 di novembre, toccando il minimo da 6 mesi e segnalando attività stagnante nel manifatturiero. Il resto dell’indagine dà indicazioni modestamente positive, con ordini e consegne in aumento di 1 e 6 punti, rispettivamente, a 9,4 e 15,9. La componente occupazione segnala un aumento moderato dei posti di lavoro, pur calando a 17,8 da 21,5. Gli indicatori a sei mesi sono su livelli espansivi, con l’indice di attività a 35,2, vicino alla media degli ultimi due trimestri, indicazioni positive per consegne, ordini e occupazione e una ripresa delle componenti prezzi. Le domande speciali del mese riguardano le previsioni relative ai costi nel prossimo anno: le imprese prevedono moderata accelerazione della dinamica contributiva e aumenti dei costi nel complesso maggiori rispetto al 2019. L’indagine conferma i segnali già noti di attività circa stagnante nel manifatturiero e di aspettative da parte delle imprese di moderata espansione nei prossimi sei mesi. Nei prossimi mesi il settore sarà colpito dal blocco della produzione del 737 Max da parte di Boeing, con ricadute sull’indotto e probabile effetti di freno alla crescita del 1° trimestre.

 

COMMENTI:

SVEZIALa Sveriges Riksbank è la prima delle banche centrali europee ad abbandonare i tassi negativi. Il tasso repo ufficiale è stato innalzato da -0,25% a zero, come atteso. La motivazione ufficiale è che le condizioni sono ora ideali perché l’inflazione resti vicina all’obiettivo del 2%. La banca centrale segnala che il tasso ufficiale resterà probabilmente a zero per i prossimi anni. Ciò suggerisce che la scelta riflette forse un ripensamento sul bilancio costi-benefici dei tassi negativi

STATI UNITI
– Il Senato ha approvato un pacchetto di leggi di spesa per finanziare il Tesoro fino alla fine dell’a.f. in corso (30 settembre 2020), con un’estensione dei finanziamenti vigenti e l’aggiunta di alcune misure di riduzione delle imposte fra cui alcune tasse previste da Obamacare (per es., la tassa sulle polizze assicurative di fascia alta, cosiddetta “Cadillac Tax”), oltre a estendere alcune riduzioni di imposte vicine alla scadenza. Il costo stimato delle misure dal Joint Committee on Taxation è di circa 500 mld sull’orizzonte di dieci anni, con un effetto sul budget dell’a.f. in corso intorno a 50 mld. L’effetto sull’economia del pacchetto dovrebbe essere marginalmente positivo, con benefici in prevalenza concentrati sulle classi alte di reddito con minore propensione al consumo.
– Il Congresso ha ratificato l’USMCA con un’ampia maggioranza sostenuta da repubblicani e democratici. La ratifica del nuovo trattato è un fattore positivo per il breve termine, dato che rimuove l’incertezza riguardo ai rapporti commerciali con Canada e Messico, i due principali partner degli USA. Tuttavia, per il medio termine molte modifiche apportate al NAFTA non sono altrettanto incoraggianti: prima di tutto si introduce una scadenza naturale per l’accordo (16 anni), mentre il NAFTA era a tempo indeterminato; in secondo luogo si introducono ulteriori vincoli relativi al contenuto nord-americano delle auto perché possano essere scambiate con dazi nulli (rendendo più inefficiente la produzione), si impongono costi salariali minimi (in linea con la media USA, molto superiore a quella del Messico) di fatto limitando l’interscambio con il Messico. Infine, il ridimensionamento del sistema di regolamento delle dispute in vigore con il NAFTA e basato su un apparato di giudici concordati fra i tre paesi renderà più imprevedibile e arbitraria la risoluzione delle dispute, aumentando l’incertezza operativa delle imprese. Anche l’USMCA, come il probabile accordo di fase 1 con la Cina, quindi va letto in due modi diversi a seconda dell’orizzonte temporale e conferma lo spostamento delle politiche commerciali americane verso un sistema meno prevedibile e in contrasto con i trend visti negli ultimi decenni.
– La leadership democratica della Camera ha annunciato che ci sarà una dilazione nell’invio al Senato degli articoli di impeachment del presidente Trump. Pelosi ha dichiarato che non trasmetterà gli atti fino a quando non saranno chiarite le regole che i repubblicani intendono instaurare nel processo e che dovrà determinare se il presidente, attualmente “impeached” dovrà essere rimosso dal suo incarico. Pertanto, il processo potrebbe iniziare più tardi del previsto ed estendersi per tutto il 1° trimestre.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro si è sostanzialmente stabilizzato, risentendo poco del calo più ampio del previsto del Philly Fed e beneficiando dell’annuncio dato dal segretario del tesoro Mnuchin secondo cui l’accordo della fase 1 tra USA e Cina è pronto e sarà firmato a inizio gennaio. I dati odierni non dovrebbero produrre autonomamente movimenti significativi. Il biglietto verde dovrebbe quindi riuscire a chiudere la settimana in parziale recupero.
Il calendario delle prossime due settimane propone gli ordini di beni durevoli il 23 dicembre, la fiducia dei consumatori il 31 (dati attesi entrambi in miglioramento) e l’ISM manifatturiero il 3 gennaio, mentre il 27 dicembre verranno pubblicati i verbali del FOMC. A meno di delusioni dai dati il dollaro dovrebbe perlomeno stabilizzarsi, ma non si escludono movimenti amplificati, trattandosi di un mercato di fine/inizio anno.

EUR – Anche l’euro si è di fatto stabilizzato mantenendosi in area 1,11 EUR/USD. Tra i dati oggi la fiducia dei consumatori dell’area dovrebbe mostrare un marginale miglioramento, ma è poco probabile che questo dato possa da solo rinvigorire l’euro. Per un rafforzamento più significativo del cambio si dovrebbe assistere a una ri-accelerazione dell’economia dell’area, non a una semplice stabilizzazione, oppure si dovrebbero ricevere delusioni importanti dai dati USA. Tra i dati delle prossime due settimane rileva soprattutto l’inflazione tedesca, il 3 gennaio, attesa in visibile aumento, ma anche in questo caso il dato da solo non dovrebbe essere in grado di imprimere nuovo slancio all’euro, che dovrebbe pertanto tendenzialmente stabilizzarsi nel range osservato questo mese tra 1,10 e 1,11 EUR/USD. L’area chiave da monitorare rimane la fascia 1,1070-1,1170 EUR/USD, che delimita il fronte ribassista.

GBP – La sterlina ha proseguito la correzione in atto sia contro dollaro da 1,31 a 1,29 GBP/USD sia contro euro da 0,84 a 0,85 EUR/GBP, penalizzata questa volta anche dai dati, con le vendite al dettaglio che hanno deluso mostrando una contrazione contro attese di recupero e l’indagine CBI sul settore distributivo che è migliorata meno del previsto.
La riunione BoE si è conclusa con tassi invariati come da attese e i due dissenzienti di novembre (Saunders e Haskel) hanno ancora votato in controtendenza per un taglio immediato dei tassi. Anche questo, unitamente alla valutazione cauta dello scenario post-elezioni, ha contribuito a indebolire la sterlina. La BoE infatti ha indicato che è ancora presto per valutare gli effetti economici del risultato elettorale, che si potranno iniziare a vedere solo con i dati di inizio anno. Ha inoltre ripetuto che lo scenario 2020 sarà significativamente influenzato dagli sviluppi dei negoziati per il nuovo accordo commerciale con l’UE.
Oggi si terrà il primo voto in parlamento sull’accordo per Brexit siglato da Johnson, che punta a chiudere il processo di ratifica entro il 9 gennaio, e sulla mozione per evitare un’estensione del periodo di transizione. I tempi per cercare di raggiungere un accordo commerciale con l’UE sono ristretti e questo rimane un fattore di debolezza per la sterlina, ma non è escluso che si possa trovare una soluzione di compromesso, come nel caso in cui si optasse per un accordo parziale – opzione che mitigherebbe gli effetti negativi sul cambio. Nelle prossime due settimane, in assenza di altri spunti significativi, la sterlina dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, ma i rischi sono leggermente verso il basso alla luce della nuova incertezza sulle tempistiche dei negoziati, soprattutto in un contesto di mercato di fine anno.

JPY – Lo yen si è leggermente rafforzato, mantenendosi comunque in area 109 USD/JPY contro dollaro e portandosi da 122 a 121 EUR/JPY contro euro. Si tratta comunque di movimenti poco rilevanti, che non danno ancora segnali direzionali, coerentemente con una fase di mercato dove le banche centrali sono in modalità “wait and see” e gli operatori si mantengono cauti alla luce delle incertezze che ancora permangono, per quanto diminuite, sullo scenario globale. A meno di un riacutizzarsi della risk aversion la valuta nipponica dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi nel range recente contro dollaro a 108-109 USD/JPY (con possibilità di tentare una prima rottura in area 110 USD/JPY in caso di sviluppi particolarmente favorevoli negli USA) e 120-122 EUR/JPY contro euro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’indice di fiducia dei consumatori potrebbe restare invariato a dicembre dopo il parziale recupero a -7,2 registrato a novembre. La tendenza di fondo dovrebbe restare di lieve flessione, legata al peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro e, in Francia, anche al primo impatto degli scioperi nei trasporti. La correzione di novembre era stata diffusa a livello geografico, ma più marcata in Germania. Spagna e Italia, per lo stesso mese, hanno segnato un netto peggioramento dovuto all’instabilità politica.

ITALIA – La fiducia di famiglie e imprese manifatturiere potrebbe aumentare lievemente a dicembre. Il morale dei consumatori è visto in parziale recupero a 109 dopo il netto calo a 108,5 di novembre. L’indice composito di fiducia delle imprese è atteso poco variato a 99 da 99,1 precedente. Si potrebbe vedere un rimbalzo nel manifatturiero (a 99,3 da 98,9) e nelle costruzioni e viceversa una flessione nei servizi e nel commercio al dettaglio. Il livello delle indagini di fiducia resta coerente con una sostanziale stagnazione dell’attività economica nei trimestri a cavallo d’anno.

FRANCIA – La spesa per consumi è vista in lieve aumento anche a novembre, stimiamo di 0,2% m/m da 0,1% m/m di ottobre. Sulla base dei dati sulle immatricolazioni, le vendite di auto dovrebbero essere cresciute leggermente. La variazione annua è vista tornare in territorio positivo, a +0,1% da -0,2% precedente. Se confermato, il dato lascerebbe i consumi in rotta per una quasi stagnazione nel trimestre finale dell’anno (dopo il +0,4% t/t dei mesi estivi).

STATI UNITI
– La terza stima del PIL del 3° trimestre dovrebbe essere invariata, con una variazione stabile a a 2,1% t/t ann.
– La spesa personale a novembre è prevista in aumento di 0,5% m/m, dopo 0,3% m/m a ottobre. I consumi dovrebbero essere spinti dai beni durevoli, in rialzo dopo il -0,7% m/m a ottobre grazie al recupero nel comparto auto. Anche i servizi dovrebbero segnare un solido aumento determinato dalle utility, dopo il +0,3% m/m di ottobre. Il reddito personale dovrebbe riaccelerare dopo un dato stabile a ottobre, e segnare una crescita di 0,3% m/m, con un ampio contributo del reddito da lavoro e relativa debolezza del reddito delle proprietà agricole, con la fine dei sussidi che erano stati accreditati ad agosto. Il deflatore dei consumi è previsto in rialzo di 0,2% m/m; il deflatore core dovrebbe aumentare di 0,1% m/m, come a ottobre, mantenendo la variazione tendenziale a 1,6% a/a, con rischi per una correzione a 1,5% a/a.