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20 Aprile 2022 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Ieri, i nuovi cantieri residenziali di marzo hanno registrato un rialzo inatteso, a 1,793 mln da 1,788 mln di febbraio (rivisto verso l’alto) sulla scia di andamenti contrastanti per le unità monofamiliari (in calo) e per quelle multifamiliari (in aumento).
Le licenze sono cresciute a 1,873 mln da 1,865 mln, grazie al segmento multifamiliare.
Nonostante i freni al settore immobiliare causati dall’impennata dei tassi sui mutui, l’attività di costruzione rimarrà sostenuta dall’apertura dei cantieri collegati a contratti di vendita già conclusi nei mesi scorsi.

 

COMMENTI:

BCE – La Survey of Monetary Analysts condotta dalla BCE prima della riunione del 14/4 mostra che la maggioranza degli analisti continuava a non attendersi rialzi dei tassi ufficiali prima di dicembre, ma che quasi tutti pensavano che il DFR tornerà a zero entro marzo 2023.
Il punto di arrivo di questo ciclo di rialzi era visto a circa 1,0%, meno di quanto scontato dai mercati e da noi.
La fine dei reinvestimenti APP era prevista a fine 2024.
I rimborsi TLTRO del secondo trimestre erano stimati in 327-801 miliardi (mediana: 517).

STATI UNITI – Dalla Fed, Evans (Chicago Fed) ha detto che prevede i tassi intorno a 2,25-2,5% a fine anno, con un paio di rialzi di 50 pb.
A suo avviso, non dovrebbe essere necessario attuare rialzi di entità maggiore.
Bostic (Atlanta Fed) ha detto che i tassi dovranno muoversi “speditamenteverso la neutralità, cioè fra 2 e 2,5%, sottolineando che a suo avviso i fed funds dovrebbero essere intorno a 1,75% a fine 2022.
I commenti dei partecipanti al FOMC mostrano previsioni molto diverse per il sentiero dei tassi nel 2022: il consenso si formerà più avanti, nel corso dell’estate, quando ci saranno maggiori informazioni su inflazione e salari.

FMI – Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto la previsione per la crescita mondiale a 3,6% quest’anno (dopo 6,3% del 2021), con una riduzione di -0,8pp rispetto a gennaio e di -1,3 pp rispetto a ottobre, sulla scia delle conseguenze della guerra in Ucraina.
La crescita prevista per il 2023, a 3,6%, è rivista di -0,2pp rispetto a gennaio.
Il Fondo prevede contrazioni di -35% e -8,5% per l’Ucraina e la Russia rispettivamente, nel 2022.
Le limature delle previsioni sono più modeste, ma comunque diffuse alle altre aree dell’economia mondiale: per l’area euro, gli USA e la Cina, lo scenario vede una crescita di 2,8%, 3,7% e 4,4%, rispettivamente, nel 2022; per l’Italia il Fondo ha tagliato la stima a 2,3% da un precedente 3,8%.
Il World Economic Outlook sottolinea i rischi di ulteriore aumento dell’inflazione e di restrizione monetaria che potrebbero determinare un ulteriore rallentamento della crescita.
Oggi il FMI diffonde anche il Fiscal Monitor.
Si terrà a Washington la riunione dei ministri finanziari e governatori delle banche centrali del G7 e G20.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ulteriormente aggiornando di nuovo i massimi per andare a rivedere livelli abbandonati a marzo 2020, favorito ancora dalla salita dei rendimenti, sia a breve sia a lunga, verso nuovi massimi, al consolidarsi di attese di una restrizione Fed robusta, generalmente più che altrove.
Anche dai dati recenti (fiducia delle famiglie, indice Empire, produzione industriale) sono giunte sorprese positive.
Più miste dovrebbero essere invece le indicazioni attese dai dati di questi giorni, il che potrebbe contribuire a rallentare leggermente la salita del dollaro dopo l’accelerazione degli ultimi giorni, ma senza compromettere il quadro di breve che rimane generalmente favorevole per il biglietto verde con possibilità di aggiornare ancora i massimi.

EURL’euro invece si è indebolito ulteriormente da 1,09 a 1,07 EUR/USD aggiornando qui i minimi (1,0756) dopo la riunione BCE di giovedì scorso, per andare a rivedere livelli abbandonati ad aprile 2020.
La BCE infatti non ha accelerato ulteriormente il sentiero di normalizzazione della politica monetaria, pur indicando l’aumento dei rischi verso l’alto sull’inflazione.
Il mantenimento, per ora, di un atteggiamento cauto si spiega con il contestale aumento dei rischi verso il basso sulla crescita, anche questo per via del conflitto russo-ucraino, come esplicitamente riportato dalla BCE.
L’accentuarsi della distanza, nel breve, tra BCE e Fed può contribuire a indebolire ancora l’euro: i target ribassisti centrali si collocano in area 1,06 EUR/USD con downside in area 1,05 EUR/USD.
La prospettiva di avvio del ciclo di rialzi dei tassi BCE quest’anno (le nostre attese sono per due rialzi, il primo dei quali a settembre) dovrebbe contribuire a contenere il downside dell’euro, ma i rischi sono ancora verso il basso.
Un tema importante da tenere monitorato è quello del timing effettivo del primo rialzo BCE.
Il mercato infatti non esclude possa avvenire già a luglio, anche se la riunione di giovedì non ha fornito indicazioni in questa direzione, complici probabili divergenze di opinioni interne giustificate dall’elevata incertezza a causa del conflitto.

GBPLa sterlina si mantiene sulla difensiva contro dollaro, rispetto al quale ha aggiornato i minimi recenti seppure ancora in area 1,29 EUR/USD, subendo la maggior forza del biglietto verde, sorretto da aspettative di una restrizione Fed robusta a fronte di attese invece di un sentiero di aggiustamento più moderato da parte della BoE.
La sterlina, che si era rafforzata contro euro portandosi in area 0,82 EUR/GBP giovedì scorso sul calo dell’EUR/USD post-riunione BCE, ha così ritrattato, seppur leggermente, anche rispetto alla moneta unica, rientrando in area 0,83 EUR/GBP.
Nel breve il confronto BoE/Fed rischia di mantenere ancora la valuta britannica sulla difensiva, a meno di segnali da parte della BoE che puntino a un sentiero di rialzi dei tassi più robusto.
Da seguire pertanto il discorso di Bailey in programma domani, per eventuali dettagli sulle possibili decisioni di policy della BoE non tanto nell’immediato (a maggio alzeranno ancora i tassi), quanto fra 3° e 4° trimestre.

JPYLo yen si è deprezzato ulteriormente aggiornando i minimi, sia contro dollaro, da 125 a 129 USD/JPY in una settimana (minimi dal 2002), sia contro euro, da 135 a 139 EUR/JPY (minimi dal 2015), penalizzato dall’ulteriore allargamento dei differenziali di rendimento a lunga rispetto agli Stati Uniti.
La BoJ infatti è intervenuta ancora per frenare la salita dei rendimenti giapponesi, su cui aumentano le pressioni rialziste dovute all’ulteriore ascesa di quelli USA.
Il ministro delle finanze Suzuki ha ribadito la preoccupazione per il rapido indebolimento dello yen, spiegando che in questa fase un deprezzamento rischia di produrre più danni che benefici.
Lunedì anche il governatore della BoJ Kuroda aveva dichiarato che la rapidità del calo dello yen potrebbe presentare delle criticità, ribadendo comunque la propria visione che per l’economia giapponese uno yen più debole dovrebbe generalmente essere favorevole, e confermando la necessità di mantenere l’attuale politica monetaria massimamente accomodante.
Nel breve lo yen può indebolirsi ancora se i rendimenti a lunga USA continueranno a salire (resistenze chiave da monitorare in area 130 USD/JPY).

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi le indagini congiunturali e i dati nazionali già rilasciati suggeriscono che la produzione industriale sia tornata a crescere a febbraio.
Stimiamo un aumento di 0,7% m/m (1,5% a/a) dopo la stagnazione registrata a inizio anno (è però probabile che il dato relativo a gennaio venga rivisto verso il basso a -0,5%).
A partire da marzo gli effetti della crisi internazionale dovrebbero frenare in misura significativa l’attività manifatturiera.

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti di marzo dovrebbero mostrare oggi una correzione a 5,85 mln da 6,02 mln di febbraio, alla luce del trend negativo dei contratti di compravendita.