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19 Settembre 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA
– A luglio, le esportazioni sono tornate a calare (-2,3% m/m, minimo da un anno), in presenza di una correzione di entità più modesta per le importazioni (-0,5% m/m).
Di conseguenza, il saldo in termini destagionalizzati è sceso a 4,4 mld (dai 5,2 di giugno, che peraltro rappresentava un massimo storico).
Su base annua, l’export è però tornato in territorio positivo (a +6,2% da -3,5% precedente); viceversa l’import è passato da +1% a -2,3%.
Nel mese, la flessione delle esportazioni è dovuta soprattutto ai mercati extra-Ue, quella delle importazioni ai Paesi Ue; si nota un deciso calo di entrambi flussi commerciali per i beni strumentali (mentre i beni di consumo fanno segnare un calo delle vendite all’estero ma un aumento degli acquisti).
Su base annua, l’export cresce soprattutto verso la Svizzera (+32,8%, trainato dai metalli di base e prodotti in metallo), il Giappone (+27,3%) e gli Stati Uniti (+18%, grazie ai farmaceutici), mentre cali a due cifre si registrano verso i Paesi OPEC e la Cina, soprattutto nel settore della meccanica.
Tengono le vendite verso il Regno Unito (+5,9%), grazie soprattutto a farmaceutici, mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli, abbigliamento e chimici (e nonostante la flessione di: alimentari; metalli; legno, carta e stampa).
Il dato conferma che il commercio estero, dopo la moderata ripresa dei mesi scorsi, sta tornando a decelerare, spinto al ribasso soprattutto dalla domanda proveniente da alcuni Paesi emergenti (Cina e OPEC in primis).
– Sia il fatturato che gli ordini industriali sono calati per il secondo mese a luglio, sia su base congiunturale che tendenziale (fatturato -0,5% m/m e -0,6% a/a corretto per gli effetti di calendario, ordinativi -2,9% m/m e -1% a/a).
La flessione del fatturato è determinata nel mese soprattutto dai beni strumentali (-2,4%), e sull’anno dai beni intermedi (-2,7%). Sul calo degli ordini, ha pesato nel mese soprattutto il mercato interno (-4,2%), sull’anno, le commesse dall’estero (-2,9%). Nel dato tendenziale, spicca la correzione dei settori più ciclici e più esposti al commercio mondiale come il farmaceutico (-11% sia il fatturato che gli ordini), i mezzi di trasporto (-12% gli ordinativi), i macchinari e i chimici. Viceversa, tengono comparti anti-ciclici come gli alimentari, la raffinazione e le altre industrie manifatturiere.
In sintesi, la nuova flessione di fatturato e ordini, analoga a quella registrata nello stesso mese da produzione industriale ed export, conferma che il settore industriale, particolarmente esposto al commercio internazionale, resta in una fase moderatamente recessiva.

STATI UNITI – I nuovi cantieri residenziali ad agosto sorprendono verso l’alto, salendo a 1,364 mln (massimo da giugno 2007), da 1,215 mln di luglio. L’aumento è particolarmente marcato nel comparto delle unità multifamiliari, ma anche le unità monofamiliari risalgono sui livelli di gennaio.
Un trend verso l’alto dei cantieri è coerente con le indicazioni dell’indagine dei costruttori di case e con il significativo calo dei tassi sui mutui, tuttavia la variazione di agosto potrebbe essere rivista verso il basso, vista la volatilità della serie. Le licenze danno una sorpresa altrettanto ampia, toccando 1,419 mln (massimo da maggio 2007), da 1,317 mln di luglio, con indicazioni di ulteriore rialzo dell’attività nei prossimi mesi.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Il vicepresidente della BCE, de Guindos, ha dichiarato che “è importante poter contare su uno strumento fiscale comunitario, con dimensione e capacità anticiclica”. Inoltre, la politica fiscale dovrebbe essere più coordinata con quella monetaria; in particolare, i Paesi con spazio di bilancio dovrebbero aumentare la spesa pubblica. Al contrario, gli altri Paesi dovrebbero adottare politiche prudenti e conservatrici. Guindos ha anche avvisato del rischio di una Brexit senza accordo, che non è scontata dai mercati e potrebbe essere accompagnata da un picco di volatilità sui mercati.

BREXIT – Da segnalare aperture degli unionisti del DUP all’ipotesi di un backstop che riguardi la sola Irlanda, purché non metta in discussione l’unità costituzionale con il Regno Unito. Sullo stesso tema, il primo ministro finlandese Rinne, al termine di colloqui con il Presidente francese ha detto che le controproposte britanniche devono arrivare “entro la fine di settembre, altrimenti è finita”.

STATI UNITI – La riunione del FOMC si è conclusa con un taglio dei tassi di 25 pb, che porta l’intervallo obiettivo dei fed funds a 1,75%-2%. Il voto non è stato unanime, come atteso, e registra tre dissensi (Bullard avrebbe voluto un taglio di 50 pb, mentre George e Rosengren avrebbero voluto tassi fermi) in direzioni opposte, a testimonianza di una crescente spaccatura nel Comitato.
Il testo del comunicato è praticamente invariato rispetto a fine luglio, con l’impegno ad agire come appropriato per sostenere l’espansione. Le uniche modifiche riguardano un giudizio più positivo sui consumi e uno più negativo sulle esportazioni.
Per quanto riguarda il tasso sulle riserve in eccesso (IOER), il Comitato ha deciso, come a maggio, di attuare un intervento modulato, con un taglio più ampio di quello sui fed funds (-30 pb, a 1,8%), con l’obiettivo di controllare meglio il tasso effettivo sui fed funds. Anche il tasso sui reverse repo viene ridotto di 30 pb.
A parte qualche marginale modifica alle proiezioni macro, il punto centrale da rilevare è la crescente dispersione delle opinioni sui tassi: Per quanto riguarda il 2019, il Comitato è diviso quasi equamente in tre gruppi che vedono rispettivamente, tassi fermi (5), tassi in calo (7) e tassi in rialzo (5).
Per il 2020, la mediana indica tassi fermi, ma con una spaccatura anche più massiccia: 8 per un taglio rispetto a settembre, 2 per tassi fermi, 7 per un rialzo. Il quadro non è più compatto sul 2021-22, dove la mediana vede un rialzo nel primo anno e un altro nel secondo, con uno spettro di opinioni diffuso su cinque livelli diversi di tassi.
Il FOMC continua a ritenere che il quadro dell’economia resti positivo, ma che un taglio dei tassi sia giustificato, come a luglio, dalle implicazioni degli sviluppi globali per lo scenario economico debolezza della crescita mondiale e incertezza della politica commerciale, oltre che dall’inflazione contenuta.
Powell ha sottolineato che l’evoluzione della politica commerciale, con ricadute negative sugli investimenti, è difficile da affrontare ed è “una situazione inusuale”.
Il taglio deciso a settembre è mirato a “mantenere l’economia forte (…e) a offrire assicurazione contro i rischi in corso”. Powell ha anche citato effetti della guerra dei dazi già realizzati, affermando che l’incertezza sulla politica commerciale ha scoraggiato gli investimenti. Il Presidente della Fed ha aggiunto che la banca centrale non ha voce in capitolo sulla politica commerciale, ma che tiene conto di qualsiasi fattore che influenzi l’economia.
Nella conferenza stampa, l’accento è sugli effetti degli sviluppi globali sull’economia USA più che sull’evoluzione dei dati macro in atto, a conferma del fatto che le decisioni sui tassi saranno prese anche nel prossimo futuro sulla base dei rischi, più che dei dati. Nella conferenza stampa, Powell non ha fatto riferimento all’“aggiustamento di metà ciclo” citato a luglio e non ha voluto usare questa valutazione in risposta a una domanda precisa, sottolineando però che il sentiero dei tassi indicato dal grafico a punti è molto moderato per via delle prospettive positive dell’economia. Powell ha anche evitato di dire se la stance attuale del FOMC ha un easing bias, ma ha semplicemente affermato che il sentiero dei tassi sarà dipendente dai dati.
Per quanto riguarda le recenti tensioni sulla liquidità, Powell ha sottolineato che non sono motivo di preoccupazione e che sono questioni operative. Nel breve termine, la Fed le affronterà ancora attraverso operazioni di repo e forse già alla prossima riunione potrebbero essere annunciate modifiche alla politica del bilancio. È possibile che alla riunione di ottobre il FOMC riapra il programma di acquisto titoli.
La nostra lettura della comunicazione del FOMC è che il Comitato, pur spaccato sulla direzione dei tassi, mantiene un consenso centrale di apertura per ulteriore stimolo mirato a fornire un’assicurazione contro i rischi in corso.
A nostro avviso, la domanda centrale per formulare le previsioni dei tassi riguarda la direzione della politica commerciale più che gli sviluppi di brevissimo termine dei dati. Se si ritiene, come riteniamo noi, che il trend della politica commerciale non si inverta nel prossimo anno, e che l’incertezza politica si mantenga elevata, allora è probabile che la Fed sia “costretta” dagli eventi a tagliare ancora, fornendo un allentamento delle condizioni finanziarie che contrasti gli effetti negativi della guerra dei dazi e dell’incertezza sulla sua evoluzione. Questo è l’argomento alla base della nostra previsione di un altro taglio dei tassi a dicembre.

GIAPPONELa riunione della BoJ si è conclusa senza cambiamenti di policy, ma con un’apertura per ulteriore stimolo da discutere alla prossima riunione di ottobre. Il testo del comunicato stampa è poco variato rispetto a quello precedente, a parte il paragrafo finale, determinante per le aspettative di una possibile riduzione dei tassi a ottobre.
La valutazione del quadro economico cita il “moderato trend espansivo” domestico, soggetto agli effetti della domanda globale debole, ma sostenuto da condizioni monetarie accomodanti. I rischi per lo scenario sono verso il basso (e in aumento) e, a parte il rialzo dell’imposta sui consumi prevista per il 1° ottobre, sono collegati alla congiuntura internazionale, alle politiche commerciali USA e a Brexit.
Per la BoJ, proprio l’aggravarsi dei rischi globali rende “necessario prestare maggiore attenzione alla possibilità che la spinta verso il raggiungimento dell’obiettivo della stabilità dei prezzi sia persa”. In questa prospettiva, la banca centrale indica che “esaminerà gli sviluppi di prezzi e attività alla prossima riunione”, quando verranno aggiornate le previsioni.
Nelle ultime settimane, Kuroda aveva già dato aperto alla possibilità di nuovo stimolo, segnalando che tagli dei tassi in territorio più negativo restano un’opzione. Anche un aumento di stimolo “qualitativo” attraverso modifiche della guidance è un’opzione. L’impegno a mantenere l’attuale livello “estremamente basso dei tassi” arriva fino a “intorno alla primavera 2020” potrebbe essere esteso su un orizzonte più lungo. Lo yen si è rafforzato contro dollaro (da 108,50 pre-riunione a 107,96): da fine agosto, dopo i commenti dovish di Kuroda, il cambio aveva gradualmente ridotto l’apprezzamento (yen in area 105,50) seguito al taglio dei tassi della Fed di fine luglio.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– L’indice della Philadelphia Fed a settembre è previsto in calo a 10 (da 16,8 di agosto). L’ISM manifatturiero ha dato indicazioni deboli con una correzione a 49,1 ad agosto, mentre il Philly Fed era salito su livelli non in linea con i segnali di stagnazione/marginale correzione degli altri indicatori del settore.
– Le vendite di case esistenti ad agosto dovrebbero essere in marginale calo a 5,38 mln di unità ann., da 5,42 mln di luglio, alla luce della debolezza dei contratti di compravendita di luglio. Il trend dovrebbe restare positivo, grazie al calo dei tassi sui mutui, ma frenato sempre dalla scarsità di offerta.