Seguci su twitter

Categorie

19 Giugno 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – La stima finale dell’inflazione di maggio è stata rivista al ribasso di un decimo, all’8% (+0,3% m/m), sull’indice armonizzato e confermata al 7,6% (+0,3% m/m) sulla misura nazionale; ad aprile l’inflazione era all’8,2% sul NIC e all’8,7% sull’IPCA.
L’indice al netto di energetici e alimentari freschi è calato lievemente, al 6% (rivisto al ribasso di un decimo rispetto alla stima preliminare), dal 6,2% a/a di aprile.

AREA EURO
– Venerdì la seconda lettura ha confermato il calo dell’inflazione a maggio, a 6,1% dopo la risalita al 7% di aprile (con prezzi stabili nel mese).
Anche l’indice “core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) non ha subito revisioni, attestandosi al 6,9% da 7,3% di aprile.
– La crescita del costo del lavoro in area euro ha decelerato a sorpresa nel primo trimestre, al 5% da 5,6% a/a. Il rallentamento risulta diffuso ai salari orari (4,6% a/a da 5%) e alla componente non salariale (6,2% a/a da 7,4%).
I dati sulle retribuzioni in Eurozona sono tipicamente volatili e risentono dell’ampio aumento delle ore lavorate, mentre le rilevazioni sulle paghe per occupato (l’indicatore monitorato dalle BCE) e sul costo del lavoro per unità di prodotto (rispettivamente in accelerazione a 5,2% a/a da 4,8% e a 5,8% a/a da 4,5%) confermano la presenza di pressioni al rialzo sui salari.

STATI UNITI – Venerdì, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno è salita a 63,9, da 59,2 di maggio, con miglioramenti sia delle condizioni correnti (a 68 da 64,9) sia delle aspettative (a 61,3 da 55,4).
In parte la risalita della fiducia è legata alla fine della crisi sul limite del debito, che aveva influenzato negativamente il morale delle famiglie.
Le aspettative di inflazione a 1 anno sono scese per il secondo mese consecutivo, portandosi a 3,3% da 4,2% di maggio e toccando il minimo da marzo 2021.
Sull’orizzonte a 5 anni, le aspettative, a 3%, restano all’interno dell’intervallo di fluttuazione fra 2,9% e 3,1% in vigore da quasi 2 anni.

 

COMMENTI:                                  

BCE – Le dichiarazioni dei governatori dell’Eurosistema successive alla riunione di politica monetaria BCE non evidenziano una chiara propensione ad alzare ancora i tassi dopo luglio: in generale, tutti si attengono al principio che le decisioni dipenderanno dall’evoluzione dei dati, sebbene con sfumature diverse.
A un estremo, Centeno non ha fatto alcun cenno a ulteriori rialzi, limitandosi ad avvisare che i tassi resteranno restrittivi per un po’ dopo l’estate; anche Villeroy de Galhau si è sbilanciato a considerare ‘eccessive’ le aspettative del mercato sul picco dei tassi, affermando che la persistenza conterà più del livello.
Cauto Rehn (che si è attenuto all’indirizzo ufficiale BCE), così come Holzmann e Nagel (che però non ha escluso rialzi dei tassi dopo luglio).
All’altro estremo dello spettro, Wunsch ha avvisato che la BCE potrebbe alzare i tassi ancora a settembre se l’inflazione core non calerà significativamente.
Attualmente i mercati scontano un picco di 4,0% per il DFR, conseguito a novembre.
Oggi sono attesi interventi da parte di Lane, Schnabel e De Guindos.
– Venerdì la BCE ha comunicato che il 28/6 le banche europee rimborseranno anticipatamente €29,4mld di fondi TLTRO III, che si aggiungono ai 447mld in scadenza lo stesso 28/6.

STATI UNITI – Dalla Fed, è iniziato il flusso di discorsi post-riunione del FOMC.
Barkin (Richmond Fed) ha detto che non è ancora convinto della discesa dell’inflazione verso il 2%.
A suo avviso, “se si abbandona la lotta contro l’inflazione troppo presto, l’inflazione torna ancora più forte costringendo la Fed ad agire ancora di più, con un aumento dei danni”.
Barkin non intende correre questo rischio e segnala il suo bias a favore di altri rialzi dei tassi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in ampio calo post-FOMC e post-BCE, risalendo comunque leggermente venerdì.
Oggi i mercati USA sono chiusi ma nei prossimi giorni vi saranno alcuni discorsi Fed (audizioni di Powell mercoledì e giovedì), e tra i dati i sussidi di disoccupazione giovedì e i PMI venerdì, che dovrebbero dare indicazioni di leggero indebolimento supportando uno scenario di frenata della crescita nel prossimo trimestre.
I discorsi Fed dovrebbero però ribadire il messaggio veicolato al FOMC di mercoledì scorso, dove la Fed ha indicato di aspettarsi altri 50 pb di rialzi nel breve.
Tendenzialmente il dollaro dovrebbe pertanto stabilizzarsi, a meno di sorprese positive dai dati che lo aiutino a rafforzarsi almeno in parte.
I rischi, tuttavia, sono leggermente verso il basso fintantoché il mercato continua a scontare nei prossimi mesi un solo rialzo Fed di 25 pb senza minimamente contemplarne un secondo.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in ampio rafforzamento post-BCE da 1,0731 a 1,0970 EUR/USD, pur ritrattando leggermente nella giornata di venerdì e aprendo in marginale calo anche oggi.
Questa settimana si avranno vari discorsi BCE (finora quelli post-riunione hanno mostrato apertura a un ulteriore rialzo dei tassi dopo quello atteso a luglio) e, tra i dati, la fiducia dei consumatori dell’area giovedì, attesa in marginale aumento, e i PMI venerdì, attesi invece in marginale calo.
L’euro dovrebbe quindi tendenzialmente stabilizzarsi, soprattutto dopo l’ampia salita dei giorni scorsi, nonché alla luce delle dinamiche attese di dollaro.
Tuttavia, i rischi sembrano leggermente verso l’alto fintantoché il mercato continua a scontare un sentiero di rialzi BCE nel breve superiore a quello della Fed.

GBPLa sterlina ha chiuso la settimana passata in ampio rafforzamento contro dollaro aggiornando i massimi da 1,24 a 1,28 GBP/USD complice l’indebolimento del dollaro e le attese di ampi rialzi dei tassi BoE e in salita, comunque più contenuta, anche contro euro da 0,86 a 0,85 EUR/GBP.
Questa settimana cruciale sarà la riunione BoE di giovedì, dove ci attendiamo un rialzo dei tassi di 25 pb. Analoga è la previsione di consenso, ma a nostro avviso i rischi sono verso l’alto, ovvero di un rialzo di 50 pb.
La sterlina potrebbe pertanto, temporaneamente, rafforzarsi ancora.
La sua dinamica dipenderà però più dal sentiero dei rialzi dei prossimi mesi: se dovessero essere vicini a quanto sconta il mercato (i.e. 125 pb in totale entro fine anno) la sterlina potrebbe beneficiarne solo nel breve perché successivamente risentirebbe delle ricadute negative sulla crescita, già compromessa, di una restrizione monetaria così ampia.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in indebolimento verso nuovi minimi sia contro dollaro da 139 a 141 USD/JPY sia contro euro da 149 a 155 EUR/JPY, penalizzato dall’esito della riunione BoJ, che per ora mantiene invariato l’assetto massimamente espansivo di policy.
In questi giorni può mantenersi ancora sulla difensiva, data la divergenza di breve BoJ-Fed.
La velocità di discesa potrebbe tuttavia ridursi se i rendimenti a lunga USA tenderanno a stabilizzarsi invece di tornare a salire.
Per lo yen una possibilità di recupero autonomo potrebbe aversi alla prossima riunione BoJ del 28 luglio, dove la banca centrale potrebbe allentare di ancor il controllo della curva, con ampliamento del range di oscillazione per i rendimenti target a dieci anni.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi non ci sono dati di rilievo in calendario. Il focus della settimana sarà sulle indagini di fiducia di giugno.
Gli indici PMI e le rilevazioni dell’INSEE in Francia sono attese confermare la divergenza in atto tra la contrazione manifatturiera e la tenuta dei servizi, mentre il morale dei consumatori nell’Eurozona potrebbe beneficiare del calo delle aspettative d’inflazione.
La produzione nelle costruzioni è vista in ripresa ad aprile.

STATI UNITI
 – Oggi i mercati sono chiusi per la festività di Juneteenth e non ci sono rilevazioni in calendario. Questa settimana, i dati non dovrebbero modificare il quadro macro.
Sul fronte del mercato immobiliare residenziale a maggio, le vendite di case esistenti dovrebbero essere poco variate e i nuovi cantieri sono attesi in modesto rialzo.
– Gli indici PMI flash di giugno dovrebbero confermare i segnali di marginale recessione nel manifatturiero e di espansione moderata nei servizi.