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19 Febbraio 2020 – nota economica giornaliera

GERMANIA – L’indice ZEW delle aspettative ha cancellato gran parte della forte crescita accumulata nei tre mesi precedenti, scendendo a 8,7 a febbraio, dal 26,7 di gennaio. L’indice è calato anche oltre le nostre aspettative, che erano già molto più pessimistiche del consenso (14,3 contro un consenso di 21,5). Detto questo, l’indice è solo leggermente al di sotto del livello di dicembre.
Anche la valutazione dell’attuale situazione economica è peggiorata a -15,7 da – 10,3, ma resta ancora al di sopra del livello di dicembre. La flessione è principalmente legata alle preoccupazioni sull’impatto negativo di COVID-19 sul commercio globale, ma anche a dati economici recenti molto più deboli del previsto. L’inchiesta congiunturale ZEW è di solito molto volatile: i PMI e gli indici Ifo sono indicatori del PIL più affidabili e prevediamo che entrambi diminuiranno in modo meno aggressivo dello ZEW a febbraio.

STATI UNITI
– L’indagine Empire della NY Fed sorprende verso l’alto, con un aumento a 12,9 a febbraio da 4,8 di gennaio (consenso Bloomberg: 5), sui massimi da maggio 2019. Il miglioramento delle condizioni correnti è sostenuto dalla ripresa di ordini (22,1 da 6,6, massimo da settembre 2017) e fatturato (18,9 da 8,6), mentre le variabili relative al mercato del lavoro sono più deboli (occupati a 6,6 da 9, settimana lavorativa a -1 da 1,3).
Invece gli indicatori delle aspettative a 6 mesi si mantengono su un trend in calo: le condizioni attese scendono a 22,9, con correzioni di ordini, consegne, spesa in conto capitale, a fronte di un incremento degli occupati a 15 da 12,1. Nel complesso l’indagine dà informazioni moderatamente positive, che però vanno prese con cautela perché locali e non ancora in grado di riportare gli effetti a livello nazionale del blocco produttivo di Boeing e dell’epidemia di SARS-Cov-2.
– L’indagine della spesa dei consumatori condotta dalla NY Fed a dicembre mostra un aumento dei consumi di 2,5% a/a, sui massimi dal 2015. Le aspettative però sono di moderazione verso ritmi più contenuti, con una variazione attesa di 2,3% nel prossimo anno, contro aspettative di +2,8% espresse a fine 2018. Queste indicazioni sono in linea con l’andamento effettivo dei consumi che da fine 2019 ha registrato un rallentamento della crescita, in concomitanza con un sentiero elevato del risparmio.

GIAPPONE
– La bilancia commerciale a gennaio registra un ampliamento del deficit e includono in parte i primi effetti dell’epidemia di coronavirus. Il deficit non destagionalizzato aumenta a -1.312 mld di yen da -154,6 mld di dicembre. Il deficit destagionalizzato più che raddoppia rispetto a dicembre, salendo a -224,1 mld da -107,2 mld del mese precedente. In termini reali, le esportazioni calano di -3,6% m/m e sono inferiori di circa il 3,5% rispetto alla media del 4° trimestre, con un ampio calo verso la Cina (-12,8% a/a), stagnazione verso gli USA (0,3% a/a) e marginale crescita verso l’UE (2% a/a). Le importazioni reali calano di -2,9% m/m, probabilmente in seguito alla debolezza della domanda interna causata dal rialzo dell’imposta sui consumi di ottobre. La correzione dei flussi verso la Cina è dominata dal capodanno cinese, ma probabilmente include una prima parte di conseguenze del coronavirus. I prossimi mesi saranno influenzati in modo determinante dal blocco dell’attività in Cina conseguente all’epidemia, con probabile ulteriore debolezza delle esportazioni. In previsione di una modesta ripresa della domanda domestica e delle importazioni, il canale estero dovrebbe dare un contributo negativo alla crescita dei prossimi trimestri.
– Gli ordini di macchinari “core(al netto di impianti energetici e navi) a gennaio sono in calo di -12,5% m/m, dopo +18% m/m a dicembre. Secondo le proiezioni del Cabinet Office, gli ordini dovrebbero essere in contrazione di -5,2% t/t nel 1° trimestre, con indicazioni negative per la dinamica degli investimenti. I dati disponibili finora insieme all’aspettativa di ricadute negative dall’epidemia di coronavirus puntano a una probabile modesta contrazione del PIL nel 1° trimestre, dopo l’ampio calo registrato a fine 2019, che dovrebbe determinare una nuova recessione tecnica per l’economia giapponese.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – I verbali della riunione del FOMC di gennaio dovrebbero confermare la fase di pausa dei tassi e di dibattito sulla revisione della strategia e degli strumenti di politica monetaria.
I verbali non dovrebbero contenere significative novità, dato che la pubblicazione segue quella del Monetqry Policy Report e le audizioni di Powell in Congresso.
I verbali dovrebbero segnalare cauto ottimismo sullo scenario macroeconomico, con una valutazione di rischi più contenuti su politica commerciale e crescita globale, ma anche il riconoscimento della nuova incertezza collegata agli effetti dell’epidemia di COVID-19.
La discussione sulla politica monetaria dovrebbe mostrare consenso generalizzato per l’attuale pausa, ma ancora opinioni diverse riguardo alla prevalenza dei rischi (alcuni preoccupati per l’inflazione sempre bassa, altri per i rischi di instabilità finanziaria legati a tassi molto bassi).
Nella discussione sulla strategia di politica monetaria dovrebbe emergere qualche indicazione riguardo al regime di “riserve ampie” desiderato nel medio termine e alla futura politica del bilancio.
Il messaggio complessivo dovrebbe essere fra neutrale e dovish, con la conferma di rischi prevalentemente orientati verso il basso, anche se in parte diversi da quelli prevalenti a fine 2019.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
– I nuovi cantieri a gennaio dovrebbero calare a 1,410 mln da 1,608 mln di dicembre. Il balzo di dicembre, in parte spiegato dal clima mite, dovrebbe essere corretto solo parzialmente a gennaio, un altro mese straordinariamente caldo.
Le licenze sono previste in aumento a 1,450 mln da 1,420 mln. L’edilizia residenziale continua a essere sostenuta dal calo dei tassi sui mutui e dal mercato del lavoro solido.
– Il PPI a gennaio è atteso in aumento di 0,1% m/m, con un contributo negativo dei prezzi dell’energia, in calo in seguito alla flessione della domanda cinese frenata dall’epidemia di coronavirus. L’indice core dovrebbe aumentare di 0,2% m/m, in linea con il trend recente, confermando l’assenza di pressioni inflazionistiche.