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19 Dicembre 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – La seconda lettura ha confermato che l’inflazione calcolata sull’indice nazionale è risultata stabile all’11,8%, mentre ha rivisto al rialzo di un decimo l’inflazione armonizzata, al 12,6%, anch’essa stabile rispetto ad ottobre.
Nel mese i prezzi sono cresciuti di 0,5% m/m sul NIC e di 0,7% m/m (un decimo in più rispetto alla stima flash) sull’IPCA.

AREA EURO – Venerdì, la stima finale ha rivisto al rialzo di un decimo l’inflazione di novembre, a 10,1%; si tratta comunque del primo calo da giugno 2021, dato che ad ottobre la crescita tendenziale dei prezzi aveva toccato un massimo a 10,6%.
Di contro, continua l’aumento dell’inflazione core, confermata al 6,6% dal 6,4% di ottobre, un segnale che il raffreddamento dell’indice sottostante avverrà con ritardo.

 

COMMENTI:

BCE – Tutte le dichiarazioni post-meeting BCE sono orientate ad alimentare le attese di rialzo scontate dai mercati.
Se Centeno ha rimarcato che la probabilità di rialzi di 75pb è ora molto bassa, secondo Knot la BCE è più lontana della Fed dal completare la fase di restrizione, anche se il rialzo dei tassi non arriverà allo stesso livello degli Stati Uniti.
Rehn si è detto poco convinto che i mercati stiano adeguatamente prezzando il possibile rialzo futuro dei tassi e ha affermato che lo scenario più probabile sono mosse di 50pb sia in febbraio, sia in marzo.
Il mercato degli OIS sconta attualmente 84pb di rialzi alle prossime due riunioni.

REGNO UNITO – Nell’ambito del processo di riduzione del suo portafoglio di Gilts, la Bank of England intende vendere titoli di stato per GBP 9,75 miliardi nel primo trimestre 2023, ripartiti su 15 aste.
L’obiettivo della banca centrale è ridurre il portafoglio di 80 miliardi nel giro di un anno, in parte attraverso il mancato rinnovo delle scadenze e in parte attraverso vendite attive.

STATI UNITI – Venerdì, Daly (San Francisco Fed) ha confermato che, nonostante i recenti dati incoraggianti, con inflazione e crescita in rallentamento, la Fed ha “ancora molta strada da fareper riportare l’inflazione all’obiettivo di stabilità dei prezzi.
Daly ha ribadito l’analisi di Powell sullo scenario di inflazione, sottolineando i rischi collegati ai prezzi dei servizi core (ex-abitazione), determinati dal costo del lavoro e lenti ad aggiustarsi.
Daly ha aggiunto che la parte difficile per la convergenza dell’inflazione verso il 2% dipende da questo settore e richiederà un riequilibrio del mercato del lavoro.
Secondo Daly la politica monetaria è entrata ora in una nuova fase, più difficile, in cui la restrizione monetaria dovrà essere decisa riunione per riunione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo solo marginale, recuperando tra giovedì e venerdì buona parte del calo dei giorni precedenti, grazie sia al messaggio trasmesso dalla Fed, che ha rivisto verso l’alto il punto di arrivo del ciclo di rialzi dei tassi e intende comunque tenere alta la guardia sull’inflazione, sia a una parziale risalita dalla risk aversion.
I dati della settimana entrante (in primis mercato immobiliare, ordini di beni durevoli, deflatore) dovrebbero tuttavia confermare un’economia in decelerazione.
Oggi infatti il dollaro apre di nuovo in calo.
Comunque, il tightening bias della Fed può temporaneamente aiutarlo a stabilizzarsi evitandogli di accelerare subito al ribasso, soprattutto se la risk aversion torna a salire.
Al di là del breve il trend di fondo del biglietto verde dovrebbe invece essere più chiaramente in calo.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata in solo marginale salita, in area 1,05 EUR/USD, subendo la generalizzata resilienza post-FOMC del dollaro, ma dopo aver comunque aggiornato i massimi in area 1,07 EUR/USD sull’esito della riunione BCE.
Venerdì, tuttavia, non è riuscito a trarre beneficiodal restringimento dei differenziali di rendimento né dai PMI dell’area che pure sono risultati migliori delle attese.
Lo si può spiegare sia con il fatto che temporaneamente, finché la Fed non abbassa la guarda, il suo approccio “molto deciso” rimane dominante, sia tecnicamente, in quanto il recupero recente è stato significativo e ha raggiunto resistenze chiave (all’interno del canale importante di 1,07-1,08 EUR/USD) per cui un’almeno breve stabilizzazione prima di proseguire la salita può essere considerata fisiologica.
La settimana entrante offre pochi spunti: domani la fiducia di consumatori dell’area dovrebbe mostrare, come l’IFO tedesco oggi, un recupero, ma restando sempre su livelli di debolezza coerenti con un quadro recessivo.
Oggi l’euro apre comunque di nuovo al rialzo e al di là del breve, la tendenza di fondo l’anno prossimo dovrebbe essere rialzista.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana in calo, da 1,22 a 1,21 GBP/USD sia contro dollaro (dopo esser comunque passata per nuovi massimi a 1,24 GBP/USD), sia contro euro da 0,85 a 0,87 EUR/GBP, penalizzata dall’esito della riunione BoE che ha trasmesso incertezza sul sentiero di policy futuro, sollevando il dubbio che il ciclo di rialzi possa chiudersi prima del previsto.
Oggi tuttavia apre di nuovo al rialzo sull’arretramento generalizzato del dollaro.
L’entità complessiva dei prossimi rialzi BoE dovrebbe infatti essere superiore a quella dei prossimi rialzi Fed, per cui il downside della valuta britannica dovrebbe essere limitato e circoscritto al breve nei confronti del dollaro.
Questa settimana, in assenza di spunti di rilievo sul fronte domestico, la sterlina tenderà a muoversi principalmente di riflesso ai driver di dollaro.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata ritornando sui livelli di apertura contro dollaro in area 136 USD/JPY, ma dopo essere passato per un temporaneo rafforzamento sul calo dei rendimenti a lunga USA.
Contro euro invece ha chiuso in leggero calo da 143 a 144 EUR/JPY, dopo essere comunque passato per minimi più bassi (146 EUR/JPY).
Oggi ha comunque aperto al rialzo sulla notizia che il governo giapponese potrebbe rivedere il comunicato congiunto che aveva siglato con la BoJ nel 2013 sul perseguimento dell’obiettivo di inflazione.
L’eventuale revisione – ad es. nella forma id rivedere in senso più flessibile l’inflation targeting che attualmente richiede che l’obiettivo del 2% venga raggiunto il prima possibile – sarebbe finalizzata a consentire di modificare (non subito ma magari alla scadenza del mandato di Kuroda in aprile) l’attuale strategia massimamente espansiva di politica monetaria, avviando un processo di normalizzazione.
Questa notte sarà quindi da seguire la riunione della BoJ, non tanto per la decisione immediata, in quanto le attese unanimi sono che vengano ancora mantenuti invariati i parametri di policy massimamente espansivi, quanto per eventuali segnali di un possibile futuro avvio del processo di normalizzazione (che favorirebbe un rafforzamento dello yen).
In ogni caso nel 2023 la prospettiva che i rendimenti USA siano in calo dovrebbe già di per sé essere sufficiente a favorire un rafforzamento dello yen.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La settimana pre-natalizia è piuttosto povera di indicatori congiunturali.
Il dato più importante in calendario è l’IFO tedesco di questa mattina, atteso in recupero per il terzo mese consecutivo a dicembre, così come la stima flash della fiducia dei consumatori diffusa dalla Commissione Europea, in calendario pomeriggio (entrambi gli indicatori resterebbero comunque su livelli ben inferiori alla media di lungo periodo).
– Sempre oggi, nell’Eurozona la crescita dei salari è attesa in accelerazione nel 3° trimestre mentre il dato sulla produzione nelle costruzioni in ottobre potrebbe beneficiare di temperature superiori alla media.
– In calendario nei prossimi giorni anche le stime finali sulla crescita del PIL nel 3° trimestre in Spagna e Paesi Bassi.

STATI UNITI
 – Oggi sarà pubblicato l’indice di fiducia dei costruttori di case che dovrebbe stabilizzarsi a dicembre a 33, dopo un anno di cadute ininterrotte e vicino ai minimi storici della pandemia (30).
Durante la settimana sono in uscita le principali informazioni di novembre relative al settore immobiliare residenziale dovrebbero restare deboli, con vendite di case e cantieri sempre in ampio calo.
– Gli ordini di beni durevoli a novembre dovrebbero essere sostenuti dall’aeronautica civile, ma essere deboli negli altri comparti.
– La spesa e il reddito personale a novembre dovrebbero aumentare a ritmi più contenuti rispetto a ottobre, mentre il deflatore dovrebbe confermare il rallentamento della dinamica mensile dell’indice core.