Seguci su twitter

Categorie

19 Aprile 2024 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USD – Dopo i nuovi massimi registrati a inizio settimana grazie ai dati positivi su vendite al dettaglio e produzione industriale, il dollaro ha ritracciato, recuperando in parte ieri sul Philly Fed che ha sorpreso verso l’alto salendo ampiamente contro attese di lieve calo.
Si è rafforzato di nuovo questa notte per l’aumento della risk aversion sulla notizia dell’attacco israeliano contro l’Iran, ma poi, rientrata la tensione iniziale, è tornato a scendere.
Rispetto a venerdì scorso la probabilità di un primo taglio dei tassi Fed a giugno-luglio è scesa ancora da 24-60% a 20-52% e quella su settembre non è più 100% ma è scesa a 92%.
La prospettiva che la Fed attui la svolta di policy non prima di settembre dovrebbe favorire un consolidamento o almeno una stabilizzazione del dollaro intorno ai livelli correnti.
Da tenere monitorata l’evoluzione della situazione mediorientale, dove un’eventuale escalation tenderebbe a fornire beneficio al biglietto verde nel suo ruolo di safe haven.

EUR – L’euro si è mosso in settimana perlopiù di riflesso al dollaro, mantenendosi comunque in area 1,06 EUR/USD, a parte una rapida incursione a 1,0599 EUR/USD martedì.
Ritocchiamo leggermente al ribasso il profilo atteso del cambio nel breve a 1,05-1,08 EUR/USD a 1m-3m dal precedente 1,06-1,09 EUR/USD, perché la prospettiva che la Fed rinvii la svolta ribassista sui tassi da giugno a settembre mentre la BCE avvii il ciclo di tagli a giugno in una fase dove i dati sono attesi essere ancora deboli nell’area e più forti negli USA dovrebbe indebolire l’euro.
Questo dovrebbe tuttavia riprendere a salire all’avvicinarsi della svolta Fed, quando anche dai dati USA inizieranno a emergere segnali di rallentamento dell’economia, mentre nell’area si dovrebbe avere un seppur lento miglioramento.
Lasciamo invariato il profilo atteso successivo a 1,10-1,12 EUR/USD a 6m-12m perché mentre quest’anno la Fed potrebbe tagliare i tassi di soli 50 pb contro i 75 pb attesi per la BCE, l’anno prossimo entrambe taglierebbero di 75pb, e l’anno successivo la BCE lascerebbe i tassi fermi mentre la Fed continuerebbe a tagliare.
Inoltre, il recupero atteso della crescita dell’area l’anno prossimo (da 0,5% quest’anno a 1,3%) a fronte del rallentamento atteso negli USA (da 2,3% a 1,8%) implicherebbe un aumento del differenziale di crescita tra area euro e USA, a favore della moneta unica.
I rischi sono comunque verso il basso per l’euro su tutto l’orizzonte previsivo, sia in caso di miglior performance dell’economia USA che porti la Fed a rinviare ulteriormente la svolta sui tassi e/o a tagliarli di meno, sia per via dei rischi geopolitici (rinnovate tensioni in Medio Oriente ed effetti di coda del conflitto russo-ucraino) sia in caso di vittoria di Trump alle presidenziali USA di novembre.

GBP – La sterlina ha vissuto una settimana contrastata contro dollaro tendenzialmente in calo da 1,24 a 1,23 GBP/USD dove ha raggiunto un minimo questa notte sull’escalation in Medio Oriente, ma a penalizzarla contribuiscono anche i dati contrastanti sul fronte domestico: inflazione in calo ma meno delle attese, dinamica occupazionale debole ma retributiva ancora sostenuta, e vendite al dettaglio deboli.
L’incertezza sull’avvio della svolta ribassista sui tassi BoE non favorisce la valuta britannica.
Il mercato oramai non sconta più pienamente un primo taglio ad agosto: le probabilità implicite su giugno-agosto-settembre sono 36-68-100%.
Dovrebbe comunque muoversi dopo la BCE, il che dovrebbe offrire almeno parziale sostegno alla sterlina contro euro rispetto al quale infatti è stabile in area 0,85 EUR/GBP da quasi un mese.

JPYLo yen si è indebolito questa settimana contro dollaro da 152 a 154 USD/JPY in linea perlopiù con la salita dei rendimenti a lunga USA, salvo recuperare questa notte fino a 153 USD/JPY – ma solo temporaneamente – sull’aumento della risk aversion per la notizia dell’attacco israeliano contro l’Iran.
Ieri il governatore della BoJ Ueda ha dichiarato che la banca centrale potrebbe alzare ancora i tassi se l’indebolimento dello yen facesse salire l’inflazione.
Intanto però i dati di questa notte hanno mostrato un’inflazione in calo e l’esito della riunione BoJ della prossima settimana (26 aprile) rimane incerto.
Il rinvio della svolta Fed pone rischi verso il basso sulla valuta nipponica, ma dovrebbero essere circoscritti al breve termine.
Un eventuale ritocco verso l’alto dei tassi ufficiali BoJ e/o un annuncio di possibile riduzione futura dei programmi di acquisto di JGB favorirebbero lo yen.