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19 Agosto 2019 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI: Commenti e indicazioni

USD Il dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, recuperando così circa metà del calo d’inizio mese. Il movimento è partito sulla notizia del rinvio dei dazi USA per alcuni prodotti cinesi ed è proseguito nei giorni successivi grazie all’indebolimento di altre valute (euro in primis) e ad alcuni dati USA positivi e migliori delle attese (indice Empire e vendite al dettaglio).
La settimana entrante propone due appuntamenti importanti per gli sviluppi della politica
monetaria: la pubblicazione dei verbali della riunione Fed di fine luglio mercoledì e il Simposio della Fed a Jackson Hole a partire da venerdì. Il messaggio che ne uscirà dovrebbe essere così articolato: (i) valutazione complessivamente positiva dello stato di salute dell’economia USA, (ii) presa d’atto che però alcuni rischi, quello delle tensioni commerciali USA-Cina in primis, stanno aumentando, (iii) impegno della Fed a intervenire tempestivamente con ulteriore allentamento della politica monetaria qualora tali rischi dovessero materializzarsi. In tal caso il dollaro dovrebbe beneficiarne, consolidando almeno parte del recupero recente. Restano comunque ancora da monitorare gli sviluppi sul fronte delle relazioni con la Cina.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al ribasso scendendo da un massimo di 1,1230 a un minimo di 1,1065 EUR/USD. Il calo è partito sulla notizia del rinvio dei dazi USA ed è proseguito prima sui dati europei (che hanno mostrato una contrazione del Pil tedesco nel 2° trimestre e un rallentamento del Pil aggregato dell’area) poi sulle dichiarazioni di Olli Rehn, della BCE. Rehn ha detto infatti che a settembre la BCE potrebbe adottare delle misure di stimolo significative e di ampio impatto, spiegando che nell’allentamento monetario è meglio fare overshooting piuttosto che undershooting.
Questa correzione dell’euro riflette una debolezza propria della moneta unica e lascia il cambio esposto a un ulteriore calo con possibilità di andare a testare la tenuta dei supporti chiave a 1,1000 EUR/USD in caso di delusioni dai dati dell’area e/o di un flusso di notizie favorevoli negli Stati Uniti.
Sul fronte dei dati domestici oggi verrà pubblicata la stima finale dell’inflazione di luglio, attesa confermare la lettura preliminare, e giovedì i PMI, attesi invece in lieve calo.

JPYAnche lo yen ha chiuso la settimana in calo contro dollaro da 105 a 106 USD/JPY in funzione del ridimensionarsi della risk aversion dopo la notizia del rinvio dei dazi USA e la pubblicazione di alcuni dati statunitensi positivi. Contro euro invece la valuta nipponica è scesa solo temporaneamente da 117 a 119 EUR/JPY, chiudendo poi la settimana a un soffio da 118,00 EUR/JPY, non distante da dove l’aveva aperta, per via della maggior correzione subìta dall’euro nei confronti del dollaro.
Anche questa settimana gli sviluppi sul fronte USA dovrebbero rimanere il driver principale, per cui lo yen dovrebbe restare cedevole rispetto al biglietto verde, a meno di sviluppi negativi negli USA: supporti chiave a 106,00 e 105,60 USD/JPY e resistenze a 106,80-107,00 USD/JPY.

GBPLa sterlina si è ripresa e ha chiuso la settimana passata al rialzo sia contro dollaro (da un minimo a 1,2013 a un massimo a 1,2175 GBP/USD) sia contro euro (da un minimo di 0,9324 a un massimo di 0,9088 EUR/GBP) favorita da una combinazione propizia di dati domestici positivi e di un flusso favorevole di notizie su Brexit.
Sul fronte dati sia l’inflazione mercoledì sia le vendite al dettaglio giovedì hanno sorpreso positivamente, mostrando un leggero incremento contro attese di calo, il che ha contribuito ad
attenuare le preoccupazioni circa le ricadute negative di Brexit sull’economia britannica, che si erano acuite dopo il pessimo dato di PIL del 9 agosto.
BREXIT I partiti di opposizione stanno provando a trovare un compromesso per impedire un’uscita “senza accordo”. Contemporaneamente, venerdì, un portavoce del governo tedesco ha fatto sapere che presto la Cancelliera Angela Merkel e il premier Boris Johnson dovrebbero incontrarsi per discutere di Brexit, aggiungendo che un’uscita senza accordo non è nell’interesse di nessuno. Anche se tali sviluppi aprono almeno in parte degli spiragli, è ancora troppo presto per capire se possano effettivamente tradursi in fatti concreti. Sono infatti principalmente due gli ostacoli che ancora si frappongono: (i) la difficoltà dei partiti di opposizione a trovare un’intesa piena (il leader laburista Jeremy Corbyn propone di sfiduciare il premier Boris Johnson alla riapertura dei lavori parlamentari in settembre per formare un governo di unità nazionale che vorrebbe presiedere egli stesso, ma al momento la maggior parte degli altri partiti non è disposta ad accettare che sia Corbyn a guidare il nuovo governo), e (ii) la scarsa disponibilità all’interno dell’UE a negoziare un altro accordo dopo quello proposto sotto il precedente governo di Theresa May, nonostante la Germania stia esplorando la possibilità che possa riaprirsi un dialogo.
Di conseguenza sarebbe improprio concludere che, solo alla luce delle ultimissime novità, i rischi verso il basso sulla sterlina siano venuti meno. Infatti stamani la valuta britannica apre in calo, sia in funzione della crescente tensione politica interna sia a causa di un articolo pubblicato dal Sunday Times sulle conseguenze di un’uscita senza accordo riportate in documenti riservati del governo.
Limitatamente al brevissimo termine comunque, fintantoché il flusso di notizie su Brexit mantiene degli spiragli, la sterlina potrebbe riuscire a consolidare almeno parte dei recenti guadagni. Anche i dati continueranno a giocare un ruolo in tal senso: questa settimana usciranno, le indagini sul settore industriale e distributivo, rispettivamente martedì e giovedì: eventuali delusioni comprometterebbero la tenuta della valuta britannica, ma non dovrebbero essere sufficienti da sole (ovvero a meno di sviluppi negativi sul fronte Brexit) ad annullare i progressi della scorsa settimana.